Estinzione del Giudizio in Cassazione: Analisi di un Decreto di Rinuncia
L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di giungere a una sentenza di merito. Questo accade quando le parti, per accordo o per inattività, pongono fine alla controversia. Un recente decreto della Corte di Cassazione illustra perfettamente il meccanismo della rinuncia reciproca agli atti, una procedura che snellisce e velocizza la chiusura del contenzioso nel grado più alto della giustizia civile.
Il Contesto Processuale: Dal Ricorso Principale a Quello Incidentale
La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Una società a responsabilità limitata in liquidazione, insoddisfatta della decisione, aveva presentato ricorso in Cassazione. A sua volta, la controparte, una società cooperativa agricola, non solo si era difesa depositando un controricorso, ma aveva anche proposto un ricorso incidentale, impugnando la stessa sentenza per le parti a lei sfavorevoli.
Si era così delineato un quadro processuale complesso, con entrambe le parti che contestavano la decisione di secondo grado, sebbene per motivi diversi.
La Svolta: La Rinuncia Reciproca e l’Estinzione del Giudizio
Il punto di svolta del procedimento è stato l’accordo raggiunto tra le parti al di fuori delle aule di giustizia. La società ricorrente ha formalizzato la rinuncia al proprio ricorso principale. Contestualmente, la società resistente ha rinunciato al proprio ricorso incidentale. Fondamentale è stato il fatto che ciascuna parte ha accettato la rinuncia dell’altra.
Questa manifestazione di volontà congiunta ha privato il giudizio del suo oggetto, rendendo superflua una pronuncia della Corte sul merito della questione. Di conseguenza, i giudici hanno potuto procedere con la dichiarazione di estinzione del giudizio.
Le Motivazioni della Corte: L’Applicazione dell’Art. 391 c.p.c.
Il decreto della Corte di Cassazione si fonda su precise disposizioni normative. I giudici hanno verificato che le rinunce reciproche possedevano tutti i requisiti richiesti dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile.
In particolare, la Corte ha sottolineato come l’art. 391 c.p.c., a seguito delle modifiche introdotte nel 2016, consenta di dichiarare l’estinzione con un decreto, una forma decisoria più snella e rapida rispetto a una sentenza. Questa semplificazione procedurale è volta a deflazionare il carico di lavoro della Corte Suprema nei casi in cui, come questo, la prosecuzione del giudizio non ha più ragione d’essere.
Un altro aspetto cruciale della decisione riguarda le spese legali. Poiché le rinunce sono state reciprocamente accettate, la Corte ha stabilito che ‘nulla va statuito sulle spese’. Ciò significa che la Corte non ha condannato nessuna delle due parti al pagamento delle spese legali dell’altra, presumendo che le parti abbiano regolato questo aspetto nel loro accordo privato.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia
La decisione della Corte di Cassazione conferma che la volontà delle parti è sovrana nel determinare la sorte del processo. L’estinzione del giudizio per rinuncia è uno strumento efficace per porre fine a lunghe e costose battaglie legali. Per le parti, significa ottenere certezza e chiudere definitivamente una controversia, evitando i rischi e i tempi di una decisione della Corte. Per il sistema giudiziario, rappresenta un alleggerimento del carico processuale. Il decreto in esame ribadisce la validità di questa procedura semplificata, evidenziando come l’accordo tra le parti consenta di bypassare una pronuncia sul merito, con la conseguente stabilizzazione della sentenza impugnata.
Come si conclude un processo in Cassazione se le parti si accordano?
Il processo si conclude con un decreto che dichiara l’estinzione del giudizio, a condizione che la parte ricorrente rinunci al ricorso e la controparte accetti la rinuncia. Se è stato presentato anche un ricorso incidentale, anche questo deve essere oggetto di rinuncia e accettazione.
Cosa succede alle spese legali in caso di estinzione per rinuncia accettata?
In caso di rinuncia accettata dalla controparte, la Corte di Cassazione non emette alcuna statuizione sulle spese legali. Si presume che le parti abbiano trovato un accordo privato anche su questo aspetto.
È necessaria una sentenza per dichiarare l’estinzione del giudizio in Cassazione?
No, non più. Come specificato nel decreto, l’articolo 391 del codice di procedura civile, dopo le modifiche del 2016, permette alla Corte di dichiarare l’estinzione tramite un decreto, una procedura più rapida e semplificata rispetto a una sentenza.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 3 Num. 22513 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 3 Num. 22513 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 04/08/2025
DECRETO
sul ricorso iscritto al n. 18666/2023 R.G. proposto da:
RAGIONE_SOCIALE elettivamente domiciliato in ROMA INDIRIZZO NOME INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliato in MILANO INDIRIZZO DOM DIG, presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende unitamente agli avvocati COGNOME (CODICE_FISCALE
– controricorrente e ricorrente incidentale- avverso la SENTENZA della CORTE D’APPELLO di FIRENZE n.283/2023 depositata il 07/02/2023.
letta la rinuncia al ricorso della ricorrente principale e la rinuncia della resistente al suo ricorso incidentale, nonché le reciproche accettazioni; ritenuto che la rinuncia ha i requisiti richiesti dagli articoli 390 e 391 c.p.c.; che l’estinzione può essere dichiarata con decreto ai sensi dell’art. 391 c.p.c., come modificato dal d.l. n. 68 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge n. 197 del 2016;
che nulla va statuito sulle spese, stante l’accettazione dell e rinunce;
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di Cassazione sia quanto al ricorso principale che al ricorso incidentale. Così deciso in Roma, il 04/08/2025.