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Estinzione del giudizio: la rinuncia in appello

Una società impugnava una sentenza di primo grado in materia di prelazione agraria. La Corte d’Appello ha formulato una proposta conciliativa, che è stata accettata da tutte le parti coinvolte. Tale accettazione è stata equiparata a una rinuncia all’appello, portando la Corte a dichiarare l’estinzione del giudizio ai sensi dell’art. 306 c.p.c. Di conseguenza, la sentenza di primo grado è divenuta definitiva e le spese legali del grado di appello sono state compensate tra le parti.

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Estinzione del Giudizio: Quando l’Accordo in Appello Chiude la Causa

L’accettazione di una proposta conciliativa formulata dal giudice in appello può determinare l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia in modo definitivo. Questo principio, fondamentale per l’economia processuale, è stato ribadito dalla Corte d’Appello di Ancona in una recente sentenza. La decisione evidenzia come l’accordo tra le parti, facilitato dal giudice, si traduca in una rinuncia implicita all’impugnazione, con conseguenze significative sulla sentenza di primo grado e sulla gestione delle spese legali.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un appello promosso da una società contro una sentenza del Tribunale di Macerata in materia di prelazione agraria. La parte appellante, ritenendo ingiusta la decisione di primo grado, aveva avviato il giudizio di secondo grado per ottenerne la riforma. Nel corso del procedimento, la Corte d’Appello, valutati gli atti e le posizioni delle parti, ha esercitato il proprio potere di favorire una soluzione concordata, formulando una proposta conciliativa.

Tale proposta prevedeva, in sostanza, la rinuncia all’appello a fronte della compensazione integrale delle spese legali del grado. Tutte le parti coinvolte nel processo, sia l’appellante che gli appellati, hanno formalmente accettato i termini della proposta depositando apposite note telematiche in atti.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio

Preso atto del consenso unanime, la Corte d’Appello ha equiparato l’accettazione della proposta conciliativa a una vera e propria rinuncia agli atti del giudizio d’appello. Di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio ai sensi dell’articolo 306 del Codice di Procedura Civile.

La Corte ha specificato che questa scelta processuale comporta due effetti principali:
1. La sentenza di primo grado, non più soggetta a impugnazione, passa in giudicato, diventando definitiva e vincolante per le parti.
2. Le spese di lite del grado di appello vengono compensate, come previsto dall’accordo conciliativo accettato.

Il provvedimento è stato emesso in forma di sentenza, in quanto la legge lo impone quando si deve decidere sulle spese e quando la decisione è presa da un organo collegiale come la Corte d’Appello.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione richiamando la normativa processuale applicabile al giudizio di appello. In particolare, ha sottolineato che l’articolo 359 c.p.c. estende al secondo grado, ove compatibili, le norme che regolano il processo di primo grado, inclusa quella sull’estinzione per rinuncia agli atti (art. 306 c.p.c.).

Il fulcro del ragionamento risiede nel fatto che l’accettazione di una proposta conciliativa che prevede la rinuncia al gravame non è un atto neutro, ma una manifestazione di volontà chiara e inequivocabile di porre fine alla lite. Questa volontà, condivisa da tutte le parti, rende superflua la prosecuzione del giudizio e impone alla Corte di prenderne atto dichiarando l’estinzione. La compensazione delle spese è stata considerata un adeguato bilanciamento tra gli interessi in gioco, riflettendo la natura consensuale della chiusura del procedimento. Infine, la Corte ha chiarito che, non trattandosi di un rigetto o di una dichiarazione di inammissibilità dell’appello, non sussistevano i presupposti per l’applicazione del cosiddetto “doppio contributo unificato”.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma il ruolo attivo del giudice d’appello nel promuovere soluzioni conciliative come strumento di efficienza e deflazione del contenzioso. In secondo luogo, chiarisce che l’adesione a una proposta di questo tipo è un atto processuale con conseguenze definitive e non più revocabili. Le parti che accettano un accordo devono essere consapevoli che ciò comporta la cristallizzazione della sentenza di primo grado. L’estinzione del giudizio per via conciliativa si dimostra quindi una valida alternativa alla prosecuzione di un contenzioso lungo e incerto, permettendo alle parti di raggiungere una definizione certa della vicenda con un controllo sui costi legali.

L’accettazione di una proposta conciliativa in appello equivale a una rinuncia all’impugnazione?
Sì, la sentenza chiarisce che l’accettazione da parte di tutte le parti di una proposta conciliativa che prevede la rinuncia all’appello equivale a un’effettiva rinuncia, portando all’estinzione del giudizio.

Cosa succede alla sentenza di primo grado se il giudizio di appello si estingue?
In base all’art. 338 c.p.c., richiamato nella decisione, l’estinzione del procedimento d’appello comporta che la sentenza impugnata passi in giudicato, diventando così definitiva e non più contestabile.

Come vengono gestite le spese legali in caso di estinzione del giudizio per accordo tra le parti?
In questo caso, la proposta conciliativa accettata prevedeva la compensazione delle spese di lite. La Corte ha confermato questa soluzione, ritenendola un adeguato bilanciamento degli interessi in seguito alla rinuncia al gravame e alla definizione della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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