LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude la causa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in una causa intentata da un gruppo di professionisti del settore sanitario contro un’azienda sanitaria pubblica per il pagamento di alcune quote retributive. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, i ricorrenti hanno rinunciato al ricorso in Cassazione. Tale rinuncia è stata accettata dalla controparte, portando alla chiusura del processo senza una decisione nel merito e senza statuizioni sulle spese legali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia Pone Fine alla Controversia

L’estinzione del giudizio è un meccanismo processuale che porta alla chiusura di una causa prima che si arrivi a una sentenza finale sul merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente una delle sue applicazioni più comuni: la rinuncia agli atti accettata dalla controparte. Questo strumento, sebbene puramente procedurale, ha conseguenze pratiche significative per le parti coinvolte, soprattutto in materia di spese legali.

Il Contesto della Causa

La vicenda trae origine da una controversia di natura lavoristica. Un nutrito gruppo di professionisti operanti nel settore sanitario aveva citato in giudizio un’Azienda di Tutela della Salute per ottenere il pagamento di specifiche quote economiche, previste da un accordo collettivo regionale, relative ad alcuni mesi del 2010.

La domanda era stata però respinta sia in primo grado dal Tribunale competente sia, successivamente, dalla Corte d’Appello. Non dandosi per vinti, i professionisti avevano deciso di portare la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, proponendo un ricorso basato su sette diversi motivi.

La Svolta Processuale e l’Estinzione del Giudizio

Quando il caso sembrava destinato a un’ulteriore valutazione di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo. I ricorrenti, con un atto depositato a fine marzo 2024, hanno formalmente dichiarato la loro rinuncia agli atti del ricorso. Poche settimane dopo, ad aprile 2024, l’azienda sanitaria ha depositato un proprio atto con cui accettava tale rinuncia.

Questo scambio di atti ha attivato il meccanismo che porta all’estinzione del giudizio. La rinuncia, infatti, è una dichiarazione di volontà della parte che ha promosso l’azione di non voler più proseguire. Quando la controparte la accetta, il processo si conclude immediatamente, senza che il giudice debba pronunciarsi sulla fondatezza o meno delle pretese iniziali.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia e della successiva accettazione, non ha potuto fare altro che dichiarare estinto il giudizio. La motivazione della decisione è interamente procedurale: la volontà concorde delle parti di porre fine alla lite prevale sulla necessità di una pronuncia giurisdizionale.

Di particolare interesse sono le conseguenze che la Corte ha tratto da questa estinzione:

1. Spese Legali: In base all’art. 391 del Codice di Procedura Civile, quando la rinuncia viene accettata, il giudice non emette alcuna statuizione sulle spese. Si presume che le parti abbiano trovato un accordo autonomo in merito o che semplicemente accettino di farsi carico ciascuna delle proprie.
2. Doppio Contributo Unificato: La Corte ha specificato che i ricorrenti non sono tenuti a versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Questa sanzione, prevista dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. 115/2002, scatta solo in caso di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio.

Le Conclusioni

La decisione in commento offre uno spaccato chiaro su come l’istituto dell’estinzione del giudizio funzioni nella pratica. Dimostra come la volontà delle parti possa determinare la fine di una controversia in qualsiasi fase del processo, anche davanti alla Corte di Cassazione. Le implicazioni pratiche sono rilevanti: la rinuncia accettata è uno strumento efficace per chiudere definitivamente una lite, evitando i rischi e i costi di una sentenza finale e neutralizzando la questione delle spese processuali. È una scelta strategica che le parti possono considerare quando un accordo o un cambiamento di circostanze rende non più opportuno proseguire il contenzioso.

Cosa significa ‘estinzione del giudizio’ in questo specifico caso?
Significa che il processo davanti alla Corte di Cassazione è stato chiuso definitivamente senza una decisione nel merito della questione. Questo è avvenuto perché la parte ricorrente ha rinunciato al proprio ricorso e la controparte ha accettato tale rinuncia.

Perché la Corte non ha condannato i ricorrenti a pagare le spese legali alla controparte?
La Corte non ha deciso sulle spese perché, secondo l’articolo 391 del codice di procedura civile, quando la rinuncia agli atti viene accettata dalla controparte, il giudice non deve emettere alcuna statuizione sulle spese. Si presume che le parti abbiano raggiunto un accordo in tal senso.

I ricorrenti sono stati obbligati a versare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Poiché il giudizio si è estinto per rinuncia accettata, e non per una di queste ragioni, tale obbligo non sussiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati