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Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude il caso

Un caso di scioglimento della comunione tra coniugi si conclude in Cassazione con una declaratoria di estinzione del giudizio. La controversia riguardava la data di decorrenza dello scioglimento della comunione a seguito delle modifiche legislative. Tuttavia, prima della decisione di merito, il ricorrente ha rinunciato all’impugnazione con l’adesione della controparte, portando la Corte a dichiarare l’estinzione del processo senza pronunciarsi sulle spese.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Cosa Accade Quando le Parti Rinunciano?

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di un processo civile, diversa dalla sentenza di merito. Si verifica quando, per varie ragioni previste dalla legge, il procedimento si interrompe definitivamente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare uno di questi casi: la rinuncia al ricorso accettata dalla controparte. Vediamo come una lunga controversia familiare sullo scioglimento della comunione legale si sia conclusa non con una decisione sul diritto, ma con un atto processuale che ha posto fine alla lite.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Data di Scioglimento della Comunione

La vicenda trae origine da un giudizio di scioglimento della comunione legale tra due ex coniugi. Il punto cruciale del dibattito era l’applicazione di una modifica legislativa (Legge n. 55/2015) che aveva introdotto un nuovo secondo comma all’art. 191 del codice civile, riguardante il momento esatto in cui la comunione dei beni si scioglie durante un procedimento di separazione.

Il Tribunale di primo grado aveva applicato la nuova norma, ritenendola operante anche per i procedimenti già in corso al momento della sua entrata in vigore. La parte soccombente aveva impugnato tale decisione, sostenendo una diversa interpretazione.

Il Percorso Giudiziario e l’Estinzione del Giudizio

La Corte d’Appello aveva confermato la decisione del primo giudice, respingendo il gravame. Secondo i giudici di secondo grado, la nuova legge era applicabile poiché il procedimento di separazione era ancora pendente al momento della sua entrata in vigore, nonostante fosse già passata in giudicato la sola pronuncia sullo status di separati dei coniugi.

Di fronte a questa seconda sconfitta, la parte interessata ha proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, prima che la Suprema Corte potesse esaminare nel merito i motivi del ricorso, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il ricorrente ha depositato un atto di rinuncia, a cui la controparte ha prontamente aderito.

La Decisione della Corte di Cassazione e le sue Motivazioni

La Corte, presa visione della rinuncia e della relativa accettazione, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. Le motivazioni di questa decisione sono puramente procedurali e si fondano sull’articolo 391, ultimo comma, del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, in caso di rinuncia accettata, il processo si estingue senza che il giudice debba pronunciarsi sulle spese legali. Le parti, presumibilmente, hanno trovato un accordo privato per chiudere la controversia.

La Corte ha inoltre specificato che l’estinzione del procedimento esclude l’applicazione dell’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questa norma prevede l’obbligo, per la parte che ha impugnato senza successo, di versare un ulteriore importo pari al contributo unificato già pagato. Poiché il giudizio si è estinto senza una decisione di rigetto o inammissibilità, tale obbligo non sorge.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia

Questa ordinanza evidenzia un importante strumento a disposizione delle parti per porre fine a una lite. La rinuncia al ricorso, specialmente se accettata, chiude definitivamente il contenzioso in quella sede. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Definitività della Sentenza Precedente: Con l’estinzione del giudizio di Cassazione, la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva a tutti gli effetti. La questione legale sollevata non viene decisa dalla Suprema Corte, e rimane valido quanto stabilito nel grado precedente.
2. Gestione delle Spese Legali: Le parti evitano una condanna alle spese da parte della Cassazione, gestendo la questione tramite accordi privati.
3. Nessuna Sanzione: Il ricorrente evita di dover pagare il cosiddetto ‘doppio contributo’, una sanzione prevista per le impugnazioni infondate.

In sintesi, l’estinzione del giudizio per rinuncia rappresenta una via d’uscita strategica che consente alle parti di concludere un processo, cristallizzando la decisione precedente ed evitando ulteriori costi e sanzioni.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Il giudizio di cassazione viene dichiarato estinto. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito da parte della Corte.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
La Corte non si pronuncia sulle spese. Come stabilito dall’art. 391, ultimo comma, c.p.c., la questione delle spese viene generalmente regolata da accordi privati tra le parti o, in assenza di accordo, ciascuna parte sostiene le proprie.

La parte che rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che l’estinzione del giudizio esclude l’applicazione dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, che prevede il pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato in caso di impugnazione respinta o dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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