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Estinzione del giudizio: la rinuncia chiude il caso

Una controversia relativa all’indennità per una servitù di passaggio, giunta fino alla Corte di Cassazione dopo una sentenza di Appello, si conclude in via definitiva. A seguito della rinuncia al ricorso da parte degli appellanti, accettata dalla controparte, la Suprema Corte dichiara l’estinzione del giudizio senza pronunciarsi nel merito della questione né sulle spese legali.

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Estinzione del Giudizio in Cassazione: Il Caso della Rinuncia all’Atto

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi, non con una sentenza che decide chi ha torto o ragione, ma per un evento processuale che ne determina la fine anticipata. Questo è esattamente ciò che è accaduto in una recente ordinanza della Corte di Cassazione, dove una lunga controversia in materia di servitù di passaggio si è risolta grazie a un accordo tra le parti, formalizzato attraverso la rinuncia al ricorso. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda e le sue implicazioni pratiche.

La Vicenda Giudiziaria: Dalla Servitù di Passaggio alla Cassazione

La controversia ha origine dalla richiesta, avanzata dai proprietari di un fondo, di condannare un Condominio e alcuni singoli condomini al pagamento di un’indennità per l’esercizio di una servitù di passaggio. Questa servitù era stata originariamente costituita con un atto notarile del 1959 e successivamente ridefinita da una scrittura privata del 1994.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto la domanda, liquidando un importo complessivo di oltre 118.000 euro a favore degli attori. Successivamente, la Corte d’Appello, investita della questione, aveva parzialmente riformato la decisione. Pur confermando il diritto all’indennità, aveva modificato il regime di responsabilità dei condomini, trasformandolo da solidale a parziario. Ciò significava che ogni condomino era tenuto a pagare solo in proporzione alla propria quota millesimale, e non per l’intero.

Insoddisfatti anche di questa decisione, il Condominio e i singoli proprietari avevano presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso (Superati dalla Rinuncia)

I ricorrenti avevano articolato il loro ricorso in quattro motivi principali, lamentando violazioni di diverse norme del codice civile e di procedura civile. Le censure spaziavano da presunti vizi procedurali a questioni relative alla validità degli accordi del 1994, sostenendo che l’amministratore di condominio non avesse il potere di sottoscrivere impegni pecuniari a carico dei condomini.

Tuttavia, nessuno di questi motivi è stato esaminato nel merito dalla Suprema Corte.

La Svolta: Rinuncia al Ricorso e Conseguente Estinzione del Giudizio

L’elemento decisivo che ha posto fine al procedimento è stato un atto esterno al dibattito giuridico. I ricorrenti hanno depositato un atto di rinuncia all’odierno ricorso. A loro volta, le controparti (i controricorrenti) hanno formalmente dichiarato di accettare tale rinuncia, rinunciando a loro volta al controricorso.

Questo scambio di atti ha attivato un meccanismo processuale specifico, disciplinato dall’articolo 391 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, presa visione degli atti, non ha potuto fare altro che constatare l’avvenuto accordo tra le parti per porre fine alla lite. La motivazione dell’ordinanza è, pertanto, estremamente sintetica e si basa su un unico punto: l’applicazione dell’art. 391 c.p.c. Questa norma stabilisce che, a seguito della rinuncia al ricorso principale e al controricorso, il processo si estingue senza che sia necessaria una pronuncia sulle spese.

La Corte, quindi, non entra nel merito dei motivi di ricorso perché la volontà delle parti di chiudere la controversia prevale sulla necessità di una decisione giudiziale. L’estinzione del giudizio è la conseguenza diretta e inevitabile di tale accordo.

Conclusioni: L’Importanza degli Accordi Transattivi

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre un’importante lezione pratica: le controversie legali, anche quelle che raggiungono il più alto grado di giudizio, possono sempre essere risolte attraverso un accordo tra le parti. La rinuncia agli atti processuali è lo strumento tecnico che permette di formalizzare tale accordo, portando all’estinzione del giudizio.

Scegliere questa via consente alle parti di evitare le incertezze e i costi di un’ulteriore fase processuale, raggiungendo una soluzione certa e definitiva in tempi rapidi. La mancanza di una pronuncia sulle spese legali suggerisce che le parti abbiano trovato un’intesa anche su questo aspetto, chiudendo definitivamente ogni pendenza reciproca.

Cosa significa ‘estinzione del giudizio di cassazione’?
Significa che il processo davanti alla Corte di Cassazione si conclude definitivamente senza una decisione sul merito dei motivi del ricorso. In questo caso, è avvenuta perché la parte che aveva fatto ricorso (ricorrente) ha rinunciato e la controparte ha accettato tale rinuncia.

Perché la Corte non ha deciso sulle spese legali?
La Corte non si è pronunciata sulle spese perché la legge (art. 391 c.p.c.) prevede che in caso di rinuncia accettata non vi sia una pronuncia sulle spese, il che implica che le parti abbiano regolato questo aspetto nel loro accordo stragiudiziale.

Qual era l’oggetto originario della causa prima della rinuncia?
La causa riguardava la richiesta di pagamento di un’indennità per l’esercizio di una servitù di passaggio. La Corte d’Appello aveva stabilito che i condomini dovessero pagare in modo parziario (in base alla loro quota) e non in solido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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