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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in un caso che vedeva contrapposti un istituto bancario e una società immobiliare. La decisione è seguita alla presentazione di atti di rinuncia reciproca al ricorso principale e a quello incidentale, notificati e accettati da tutte le parti coinvolte prima della camera di consiglio. Questo provvedimento conferma che l’accordo tra le parti può porre fine al contenzioso in qualsiasi fase, anche davanti alla Suprema Corte, senza una pronuncia nel merito.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia Reciproca al Ricorso Chiude il Contenzioso

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una sentenza che decida nel merito della questione. Si verifica quando subentrano eventi, come la rinuncia agli atti, che fanno venir meno la necessità di una pronuncia del giudice. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come questo istituto processuale funzioni nella pratica, anche nel massimo grado di giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tra un noto istituto bancario e, dall’altra parte, una cliente e una società immobiliare. A seguito di una sentenza della Corte d’Appello di Napoli ritenuta sfavorevole, l’istituto bancario aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione.

In risposta, le controparti non solo si erano difese presentando un controricorso, ma avevano anche proposto un ricorso incidentale condizionato, ovvero un’impugnazione autonoma subordinata all’accoglimento del ricorso principale. Il quadro processuale era quindi complesso, con impugnazioni incrociate che avrebbero richiesto un’analisi approfondita da parte della Suprema Corte.

Tuttavia, prima che si tenesse la camera di consiglio fissata per la decisione, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: tutte le parti coinvolte nel giudizio hanno formalizzato la rinuncia ai rispettivi ricorsi. Tali atti di rinuncia sono stati regolarmente notificati e accettati dalle controparti, dimostrando un accordo sopravvenuto per porre fine alla lite.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio

Preso atto della situazione, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 23 maggio 2024, non ha potuto fare altro che applicare i principi del codice di procedura civile. La Corte ha rilevato che le rinunce erano state validamente presentate, notificate e accettate da tutte le parti in causa. Di conseguenza, è venuto meno l’oggetto stesso del contendere dinanzi alla Suprema Corte.

La decisione è stata pertanto quella di dichiarare l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo in Cassazione si è concluso definitivamente, senza che i giudici entrassero nel merito delle questioni sollevate nei ricorsi.

Le Motivazioni

La motivazione alla base di questa ordinanza è prettamente procedurale. Il compito della Corte, in questo frangente, non è valutare le ragioni che hanno spinto le parti a rinunciare, ma unicamente verificare la correttezza formale degli atti di rinuncia e delle relative accettazioni. Una volta accertato che tutte le parti hanno concordemente manifestato la volontà di abbandonare le proprie impugnazioni, il processo non ha più ragione di proseguire.

L’istituto della rinuncia agli atti del giudizio è espressione del principio dispositivo, secondo cui le parti sono padrone del processo e possono decidere di porvi fine in qualsiasi momento, a condizione che vi sia l’accordo di tutti i contendenti. La Corte, quindi, agisce come un notaio della volontà delle parti, ratificando la loro decisione di chiudere la disputa legale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, dimostra che la via dell’accordo e della transazione è sempre percorribile, anche quando la controversia ha raggiunto il più alto grado di giudizio. In secondo luogo, evidenzia l’efficienza del meccanismo dell’estinzione del giudizio per deflazionare il carico di lavoro della giustizia, consentendo di chiudere procedimenti che le parti stesse non hanno più interesse a coltivare. Per avvocati e imprese, ciò sottolinea l’importanza di valutare costantemente l’opportunità di una soluzione negoziata, che può portare a un risparmio di tempo e risorse economiche rispetto alla prosecuzione di un lungo e incerto iter giudiziario.

Cosa succede quando tutte le parti in un processo di Cassazione rinunciano ai loro ricorsi?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude immediatamente, senza che venga emessa una decisione sul merito delle questioni sollevate.

Cosa significa in pratica l’estinzione del giudizio?
Significa che la causa è terminata. La sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello) diventa definitiva e non può più essere contestata, poiché le parti hanno rinunciato a proseguire con l’impugnazione.

La Corte di Cassazione deve analizzare il caso prima di dichiarare l’estinzione?
No. Come si evince dall’ordinanza, il ruolo della Corte in questa situazione è puramente formale: deve solo verificare che gli atti di rinuncia siano stati correttamente presentati, notificati e accettati da tutte le parti. Una volta completata questa verifica, la Corte procede a dichiarare l’estinzione senza esaminare il contenuto dei ricorsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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