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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Una società, dopo aver impugnato in Cassazione la sentenza che dichiarava illegittimo il licenziamento di un dipendente e ne ordinava la reintegra, ha rinunciato al ricorso. A seguito dell’accettazione della rinuncia da parte del lavoratore, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, ponendo fine al contenzioso e rendendo definitiva la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia Chiude il Caso

Nel complesso mondo della procedura legale, non tutte le cause arrivano a una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione. A volte, il percorso si interrompe prima. L’ordinanza in esame ci offre un chiaro esempio di come si arrivi all’estinzione del giudizio in Cassazione a seguito della rinuncia volontaria di una delle parti, un meccanismo che chiude definitivamente il contenzioso. Analizziamo come questo istituto processuale ha trovato applicazione in una controversia di diritto del lavoro.

I Fatti del Caso: dal Licenziamento alla Cassazione

La vicenda ha origine da un licenziamento individuale. Un lavoratore viene licenziato da una società operante nel settore alimentare. Mentre il tribunale di primo grado dà ragione all’azienda, la Corte d’Appello ribalta la decisione: dichiara il licenziamento illegittimo e ordina alla società di reintegrare il dipendente nel suo posto di lavoro, condannandola anche a un risarcimento del danno pari a dodici mensilità dell’ultima retribuzione.

Non accettando questa conclusione, la società decide di portare il caso fino all’ultimo grado di giudizio, presentando ricorso alla Corte di Cassazione. Il lavoratore, a sua volta, si costituisce in giudizio per difendere la sentenza a lui favorevole.

La Svolta Processuale e la Rinuncia al Ricorso

Quando la causa è ormai pendente davanti alla Suprema Corte, accade un fatto decisivo. La società ricorrente deposita una richiesta formale di rinuncia al giudizio, notificandola correttamente alla controparte. A stretto giro, il lavoratore, tramite il suo difensore, deposita una dichiarazione di accettazione di tale rinuncia.

Questo scambio di atti processuali cambia completamente il destino della causa. L’accordo tra le parti sull’abbandono del ricorso innesca il meccanismo previsto dal codice di procedura civile per chiudere il contenzioso.

Le Motivazioni della Corte sulla estinzione del giudizio

La Corte di Cassazione, presa visione della rinuncia e della relativa accettazione, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. I giudici hanno applicato gli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano appunto la rinuncia al ricorso.

La Corte precisa un dettaglio procedurale interessante: la dichiarazione di estinzione è avvenuta tramite un’ordinanza emessa a seguito della discussione in camera di consiglio, e non con un più semplice decreto presidenziale. Questo perché il provvedimento è stato adottato dopo la fissazione dell’udienza di discussione, seguendo quindi l’iter processuale ordinario.

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda le spese legali. In base all’articolo 391, comma 4, del codice di procedura civile, quando il giudizio si estingue per rinuncia accettata, la Corte non si pronuncia sulla condanna alle spese. Questo significa che, salvo accordi diversi tra le parti, chi rinuncia si fa carico delle proprie spese legali.

Conclusioni

La decisione della Cassazione conferma che l’estinzione del giudizio è l’esito inevitabile quando la parte ricorrente ritira formalmente la propria impugnazione e la controparte accetta. Per le parti coinvolte, questo significa la fine immediata del processo in Cassazione. La conseguenza più rilevante è che la sentenza impugnata, in questo caso quella della Corte d’Appello di Catanzaro, diventa definitiva e inappellabile. Il lavoratore, quindi, vede confermato il suo diritto alla reintegrazione e al risarcimento del danno, senza dover attendere un’ulteriore pronuncia di merito da parte della Suprema Corte. Questo caso dimostra l’importanza degli strumenti processuali che consentono alle parti di porre fine a una lite, evitando i tempi e i costi di un intero grado di giudizio.

Cosa succede quando la parte che ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciare?
Se la parte che ha presentato il ricorso (ricorrente) vi rinuncia e la controparte accetta tale rinuncia, il processo si estingue. Questo significa che il giudizio termina senza una decisione nel merito da parte della Corte di Cassazione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Secondo l’articolo 391, comma 4, del codice di procedura civile, citato nel provvedimento, la Corte non emette una pronuncia sulle spese. Di norma, la parte che rinuncia al ricorso sostiene le proprie spese, a meno che non ci siano accordi diversi tra le parti.

Qual è l’effetto pratico dell’estinzione del giudizio in questo caso?
L’estinzione del giudizio di Cassazione rende definitiva la sentenza precedente, ovvero quella della Corte d’Appello. Di conseguenza, la decisione che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento e ordinato la reintegrazione del lavoratore diventa finale e deve essere eseguita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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