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Estinzione del giudizio: la guida completa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in una controversia di lavoro, a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente e della successiva accettazione da parte del controricorrente. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, che disciplinano le modalità e gli effetti della rinuncia agli atti processuali, chiudendo definitivamente la lite senza una pronuncia sul merito.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando e Come un Processo si Conclude con la Rinuncia

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può terminare prima di arrivare a una sentenza che decida nel merito la controversia. Questo accade quando una delle parti, tipicamente chi ha iniziato la causa o l’impugnazione, decide di ‘rinunciare’ e l’altra parte accetta tale rinuncia. L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di questo istituto processuale, applicato a una vertenza di lavoro giunta fino all’ultimo grado di giudizio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro. Una lavoratrice, impiegata come badante, aveva ottenuto dalla Corte d’Appello la condanna del suo datore di lavoro al pagamento di una somma significativa a titolo di differenze retributive per il lavoro notturno svolto per un lungo periodo. Il datore di lavoro, non accettando la decisione, aveva proposto ricorso per Cassazione.

Tuttavia, durante il procedimento davanti alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il datore di lavoro (ricorrente) ha depositato una formale richiesta di rinuncia al giudizio. Tale rinuncia è stata notificata alla lavoratrice (controricorrente), la quale, a sua volta, ha depositato una dichiarazione di accettazione.

La Decisione della Corte: l’Estinzione del Giudizio

Di fronte alla rinuncia del ricorrente e all’accettazione della controparte, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite. Di conseguenza, ha dichiarato l’estinzione del giudizio.

Questa decisione non entra nel merito dei motivi del ricorso originario, ovvero non stabilisce se il datore di lavoro avesse ragione o torto. Semplicemente, certifica che il processo si è concluso per volontà delle parti, rendendo definitiva la sentenza della Corte d’Appello che era stata impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. Queste norme regolamentano la rinuncia al ricorso. Il Collegio ha verificato che la procedura fosse stata seguita correttamente:

1. Validità della Rinuncia: La rinuncia è risultata ritualmente sottoscritta dal difensore del ricorrente, che era munito di una procura speciale. Questo è un requisito fondamentale, poiché la rinuncia è un atto di tale importanza da richiedere un potere specifico conferito dalla parte al proprio avvocato.
2. Accettazione della Controparte: Anche l’accettazione è stata formalizzata per iscritto dal difensore della controricorrente, completando così il percorso previsto dalla legge per rendere efficace la rinuncia.
3. Mancata Pronuncia sulle Spese: Un aspetto interessante della decisione riguarda le spese legali. L’articolo 391, comma 4, c.p.c., prevede che, in caso di estinzione per rinuncia, la Corte non debba pronunciarsi sulla ripartizione delle spese. Questo implica che le parti, con ogni probabilità, hanno raggiunto un accordo privato anche su questo punto, come spesso accade in queste situazioni.

Conclusioni

L’ordinanza in commento illustra un meccanismo fondamentale del nostro sistema processuale. L’estinzione del giudizio per rinuncia e accettazione è uno strumento che consente alle parti di porre fine a una controversia in qualsiasi momento, anche davanti alla Corte di Cassazione. Ciò permette di evitare i tempi e i costi di un’ulteriore fase processuale, raggiungendo una soluzione concordata. La decisione evidenzia l’importanza che la rinuncia sia formalizzata correttamente, attraverso un avvocato con procura speciale, e che l’accettazione della controparte sia altrettanto esplicita. Infine, la gestione delle spese legali, lasciata all’accordo tra le parti, sottolinea la natura dispositiva e consensuale di questa forma di chiusura del processo.

Cosa accade quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il processo si estingue. La Corte di Cassazione, verificata la regolarità della rinuncia e dell’accettazione, dichiara l’estinzione del giudizio senza decidere nel merito della questione. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

Chi deve firmare l’atto di rinuncia al ricorso?
L’atto di rinuncia deve essere sottoscritto dalla parte personalmente o dal suo difensore, a condizione che quest’ultimo sia munito di una procura speciale che lo autorizzi specificamente a compiere tale atto.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Secondo l’articolo 391, comma 4, del Codice di procedura civile, citato nell’ordinanza, il giudice non si pronuncia sulle spese. Solitamente le parti raggiungono un accordo privato per la loro regolamentazione, altrimenti la legge prevede che sia il rinunciante a farsi carico delle spese della controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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