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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Una società di trasporti ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza favorevole ai propri dipendenti in materia di retribuzione feriale. Successivamente, la stessa società ha rinunciato al ricorso. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, condannando la parte rinunciante al pagamento delle spese processuali, dato che la rinuncia non era stata accettata dalla controparte.

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Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia al Ricorso Chiude il Processo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte del soggetto che lo aveva promosso. Questo provvedimento, pur non entrando nel merito della controversia originaria, fornisce importanti chiarimenti sulle conseguenze procedurali ed economiche di tale atto, in particolare per quanto riguarda la ripartizione delle spese legali.

Il Contesto della Controversia: Retribuzione e Ferie

Il caso nasce da una vertenza di diritto del lavoro. Alcuni dipendenti di una grande società di trasporti avevano ottenuto, sia in primo grado che in appello, il riconoscimento del loro diritto a percepire, durante le ferie, un trattamento economico comprensivo di diverse indennità solitamente corrisposte durante l’attività lavorativa ordinaria. Queste includevano l’indennità di assenza dalla residenza, l’indennità di scorta e altre voci retributive accessorie.

La società, ritenendo errata la decisione della Corte d’Appello, aveva proposto ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge. I lavoratori si erano costituiti in giudizio per resistere al ricorso.

La Decisione della Cassazione e l’Estinzione del Giudizio

Il colpo di scena si è verificato prima della discussione finale: la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al proprio ricorso. Di fronte a questo atto, la Corte Suprema non ha potuto fare altro che prenderne atto e dichiarare l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si è concluso senza una decisione sul merito delle questioni sollevate. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello, favorevole ai lavoratori, è diventata definitiva.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore del provvedimento della Cassazione risiede nella gestione delle conseguenze della rinuncia, come previsto dal codice di procedura civile.

La Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze

La Corte ha verificato la ritualità della rinuncia e, in base a questa, ha dichiarato l’estinzione del processo. Questo atto unilaterale del ricorrente pone fine alla pendenza della lite davanti al giudice di legittimità, impedendo qualsiasi ulteriore esame delle censure mosse alla sentenza impugnata.

La Condanna alle Spese Legali

Un punto cruciale è stata la regolamentazione delle spese legali. La legge prevede che il rinunciante debba rimborsare le spese alla controparte, a meno che quest’ultima non accetti la rinuncia senza pretese economiche. Nel caso di specie, i lavoratori non avevano accettato la rinuncia. Pertanto, la Corte ha applicato l’articolo 391 del codice di procedura civile, che impone alla parte ricorrente (e rinunciante) di farsi carico delle spese di lite sostenute dai controricorrenti. La Corte ha liquidato tali spese in complessivi 2.300,00 euro, oltre a un rimborso forfettario del 15%, 200,00 euro per esborsi e accessori di legge.

L’Inapplicabilità del “Doppio Contributo”

Infine, la Corte ha precisato un aspetto fiscale importante. La declaratoria di estinzione del giudizio esclude l’applicazione dell’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, il cosiddetto “doppio contributo”. Citando precedenti giurisprudenziali (Cass. n. 34025/2023 e n. 23175/2015), i giudici hanno ribadito che tale sanzione si applica solo nei casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza, sebbene concisa, delinea chiaramente le conseguenze della rinuncia al ricorso in Cassazione. In primo luogo, essa determina la chiusura irrevocabile del processo, rendendo definitiva la sentenza impugnata. In secondo luogo, fa sorgere in capo al rinunciante l’obbligo di rifondere le spese legali alla controparte, a meno di un accordo diverso. Infine, chiarisce che la rinuncia, portando all’estinzione, non comporta l’aggravio sanzionatorio del doppio contributo unificato. Si tratta di un’importante lezione strategica: la decisione di rinunciare a un ricorso deve essere ponderata attentamente, tenendo conto non solo della fine della lite, ma anche dei suoi inevitabili costi procedurali.

Cosa accade se una parte rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, il che significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito e la sentenza precedentemente impugnata diventa definitiva.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Salvo diverso accordo tra le parti, la parte che rinuncia al ricorso è tenuta a rimborsare le spese legali sostenute dalla controparte. Nel caso specifico, poiché i controricorrenti non hanno accettato la rinuncia, la società ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese.

La dichiarazione di estinzione del giudizio comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito, citando la giurisprudenza consolidata, che la sanzione del pagamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, ma non in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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