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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

Una società di telecomunicazioni ha impugnato in Cassazione una sentenza relativa al canone di locazione per l’installazione di antenne su terreni comunali. Prima della decisione, la società ha rinunciato al ricorso con l’accettazione del Comune. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, un esito che interrompe il processo senza una decisione nel merito e, in questo specifico caso, senza una pronuncia sulle spese legali.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del giudizio in Cassazione: cosa accade dopo la rinuncia al ricorso

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento su un esito processuale specifico ma fondamentale: l’estinzione del giudizio davanti alla Corte di Cassazione. Sebbene la controversia originaria riguardasse la determinazione del canone di locazione per infrastrutture di telecomunicazione su suolo pubblico, la decisione finale della Corte si concentra esclusivamente sull’aspetto procedurale della rinuncia al ricorso e sulle sue dirette conseguenze, in particolare per quanto concerne le spese legali.

I fatti del caso: dal canone di locazione al ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un contenzioso tra una nota società di infrastrutture per telecomunicazioni e un Comune. La società, subentrata in due contratti di locazione stipulati nel 2007 per l’installazione di impianti su terreni comunali, aveva chiesto una drastica riduzione del canone pattuito, invocando una normativa sopravvenuta (il Codice delle Comunicazioni Elettroniche) che prevedeva un importo minimo per l’occupazione di suolo pubblico.

Di fronte al mancato riscontro del Comune, che anzi aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento dei canoni non versati, la società aveva dato inizio a un lungo percorso giudiziario. Soccombente sia in primo grado che in appello, la società aveva infine presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni sulla qualificazione giuridica dei terreni (patrimonio disponibile o indisponibile) e sulla corretta applicazione delle normative di settore che prevedono canoni agevolati.

La svolta processuale: rinuncia, accettazione ed estinzione del giudizio

Prima che la Corte potesse pronunciarsi nel merito dei complessi motivi di ricorso, la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia. Tale atto è stato formalmente accettato dal Comune controricorrente. Questo sviluppo ha cambiato radicalmente l’esito del procedimento.

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. Si tratta di una decisione che non entra nel vivo della disputa, ma si limita a certificare la fine del processo per volontà delle parti stesse.

Le motivazioni della Corte

La Corte Suprema fonda la propria decisione su precise norme procedurali. Il punto centrale è l’articolo 391, comma 4, del Codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, in caso di rinuncia al ricorso accettata dalla controparte, la Corte non deve provvedere alla liquidazione delle spese legali. L’accettazione, infatti, implica un accordo tra le parti che si estende anche a questo aspetto, sollevando il giudice dall’obbligo di decidere in merito.

Inoltre, i giudici chiariscono che, in caso di estinzione, non trovano applicazione neanche le disposizioni relative al cosiddetto “doppio contributo unificato”. Tale sanzione processuale è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non quando il processo si conclude per estinzione, come confermato da precedente giurisprudenza (Cass., n. 25485/2018).

Conclusioni

La pronuncia è un chiaro esempio di come un contenzioso, anche complesso e protrattosi per anni, possa concludersi non con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione, ma con una presa d’atto della fine del processo voluta dalle parti. La dichiarazione di estinzione del giudizio per rinuncia accettata comporta due conseguenze pratiche di rilievo:
1. Nessuna decisione sul merito: Le questioni legali sollevate (come la natura del bene pubblico e l’applicabilità dei canoni agevolati) rimangono irrisolte in questa sede.
2. Nessuna pronuncia sulle spese: La Corte non condanna nessuna delle due parti al pagamento delle spese legali del giudizio di Cassazione, presumendo un accordo implicito tra le stesse.

Questo esito sottolinea l’importanza degli atti di disposizione del processo da parte dei contendenti, che possono determinare la chiusura della lite in qualsiasi fase, anche davanti alla Suprema Corte.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Se la parte che ha proposto il ricorso vi rinuncia e la controparte accetta formalmente tale rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude definitivamente senza una decisione nel merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, chi paga le spese legali?
Secondo la pronuncia, l’accettazione della rinuncia da parte del controricorrente esclude il potere della Corte di Cassazione di decidere sulle spese del giudizio di legittimità. Pertanto, la Corte non emette alcuna condanna al pagamento delle spese legali, che si presumono regolate da un accordo tra le parti.

Perché il caso è stato dichiarato estinto e non deciso nel merito?
Il caso è stato dichiarato estinto perché le parti hanno manifestato la volontà concorde di porre fine alla controversia prima che la Corte potesse esaminare i motivi del ricorso. La rinuncia al ricorso, seguita dall’accettazione della controparte, ha interrotto il processo in modo definitivo, portando alla sua estinzione formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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