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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione conferma l’estinzione del giudizio per un ricorso in materia di diritto di famiglia. Il ricorrente, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio una causa per la revocazione di una donazione all’ex coniuge, non si è opposto tempestivamente alla proposta di definizione anticipata. La sentenza sottolinea come la mancata opposizione equivalga a una rinuncia, portando all’estinzione del giudizio e alla condanna per responsabilità aggravata a causa della palese infondatezza del ricorso.

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Estinzione del Giudizio: Le Conseguenze della Mancata Opposizione in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura civile: il rispetto dei termini perentori e le gravi conseguenze per chi li ignora. Il caso in esame ha portato alla dichiarazione di estinzione del giudizio a causa della mancata opposizione del ricorrente a una proposta di definizione anticipata. Questa decisione non solo chiarisce il funzionamento dell’art. 380-bis c.p.c., ma funge anche da monito sui rischi della responsabilità processuale aggravata.

I Fatti di Causa: Dalla Donazione alla Richiesta di Revoca

La vicenda trae origine da una causa intentata da un uomo nei confronti della sua ex moglie. L’attore chiedeva la revocazione per ingiuria grave di una serie di donazioni, tra cui il 50% dell’immobile adibito a casa coniugale, le somme per la ristrutturazione e il denaro per l’acquisto di un’auto. A suo dire, l’ex consorte aveva violato i doveri di assistenza e fedeltà, rendendola indegna di beneficiare di tali liberalità.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. I giudici di merito avevano stabilito che la crisi coniugale era precedente ai fatti di infedeltà contestati e che la relazione extraconiugale non era diventata di pubblico dominio né si era svolta con modalità offensive. Pur riconoscendo che l’immobile era stato acquistato con denaro del marito e costituiva una donazione indiretta, la Corte Catanese aveva escluso la prova che anche i costi di ristrutturazione e di altri beni fossero stati sostenuti esclusivamente da lui. Insoddisfatto, il marito proponeva ricorso per Cassazione.

La Procedura in Cassazione e l’Estinzione del Giudizio

Arrivata in Cassazione, la causa ha preso una piega prettamente procedurale. Il Consigliere delegato, ravvisando la manifesta infondatezza del ricorso, ha formulato una proposta di definizione anticipata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c.. Secondo la norma, la parte ricorrente ha un termine per opporsi e chiedere una decisione nel merito; in caso contrario, il ricorso si intende rinunciato.

La Proposta di Definizione e la Mancata Opposizione

Nonostante la comunicazione della proposta, il ricorrente non ha presentato opposizione entro il termine di legge. Di conseguenza, la causa è stata dichiarata estinta. Successivamente, il ricorrente ha tentato di rimediare, formulando un’istanza di decisione e giustificando il ritardo con la difficoltà di contattare il proprio assistito. Tuttavia, questa mossa si è rivelata tardiva e inefficace.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel confermare l’estinzione, ha svolto importanti precisazioni. In primo luogo, ha chiarito che l’assenza di una formale richiesta di decisione entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta conduce inevitabilmente a confermare la dichiarazione di estinzione del giudizio. La mancata opposizione è interpretata dalla legge come una rinuncia al ricorso.

I giudici hanno sottolineato che la procedura prevista dall’art. 380-bis c.p.c. è uno strumento di deflazione del contenzioso, volto a scoraggiare la prosecuzione di liti palesemente infondate. Insistere nel giudizio senza considerare diligentemente la fondatezza delle proprie ragioni, specialmente di fronte a una delibazione negativa da parte della Corte, espone la parte a conseguenze severe.

Infatti, la Corte non si è limitata a dichiarare l’estinzione, ma ha anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, al risarcimento del danno per responsabilità processuale aggravata (art. 96, comma terzo, c.p.c.). Questa condanna deriva dall’aver agito senza la normale diligenza, non valutando la palese infondatezza del ricorso alla luce degli orientamenti consolidati e l’assenza di ragioni valide per non accettare la proposta di definizione anticipata.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria sull’importanza delle regole procedurali nel processo di Cassazione. Dimostra che il meccanismo della proposta di definizione anticipata non è una mera formalità, ma un bivio decisivo per il ricorrente. Ignorare questa fase o non rispettarne i termini perentori porta all’estinzione del giudizio, con la conseguenza non solo di vedere la propria causa chiusa senza una decisione sul merito, ma anche di incorrere in sanzioni economiche significative per aver abusato dello strumento processuale. Per avvocati e parti, la lezione è chiara: ogni fase del giudizio di legittimità richiede la massima diligenza e una valutazione critica e consapevole delle probabilità di successo.

Cosa succede se non ci si oppone alla proposta di definizione anticipata del ricorso in Cassazione?
In mancanza di opposizione entro il termine stabilito dalla legge, il ricorso si intende rinunciato e il giudizio viene dichiarato estinto.

È possibile chiedere una decisione dopo la scadenza del termine per l’opposizione?
No, la sentenza chiarisce che l’assenza di una formale richiesta di decisione nel termine perentorio di quaranta giorni conduce a confermare la dichiarazione di estinzione, senza possibilità di sanare la decadenza.

Cosa si rischia insistendo in un ricorso palesemente infondato?
Si può essere condannati non solo al pagamento delle spese legali, ma anche al risarcimento del danno per responsabilità processuale aggravata, per aver agito con colpa grave e aver intrapreso un’azione legale senza considerarne diligentemente la fondatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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