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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

Una compagnia aerea e una società di gestione aeroportuale, dopo un lungo contenzioso su canoni ritenuti eccessivi e un presunto abuso di posizione dominante, hanno raggiunto un accordo. La Corte di Cassazione, prendendo atto della rinuncia reciproca ai ricorsi, ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo anche perché in questi casi non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Cosa Succede Quando le Parti si Accordano?

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come si conclude un processo quando le parti trovano un accordo. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio in una controversia tra una compagnia aerea e una società di gestione aeroportuale. Questo provvedimento è significativo perché illustra le conseguenze procedurali di una rinuncia al ricorso e chiarisce un importante aspetto fiscale: l’inapplicabilità del cosiddetto ‘doppio contributo’.

I Fatti del Contenzioso

Tutto ha origine da una causa intentata da una compagnia aerea contro la società che gestisce un importante aeroporto del nord Italia. La compagnia lamentava l’applicazione di canoni eccessivi per la concessione di spazi operativi (uffici), sostenendo che tale condotta costituisse sia un inadempimento contrattuale sia un abuso di posizione dominante, in violazione delle norme antitrust europee.

In primo grado, il Tribunale aveva parzialmente accolto le ragioni della compagnia aerea, riconoscendo un inadempimento contrattuale e condannando la società aeroportuale a un risarcimento. Tuttavia, aveva dichiarato prescritta l’azione relativa all’illecito antitrust.

Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, riformando la sentenza di primo grado e rigettando completamente le domande della compagnia aerea, ritenendo prescritta l’intera pretesa.

L’Accordo tra le Parti e l’Estinzione del Giudizio

La vicenda è approdata in Corte di Cassazione, con la compagnia aerea che ha presentato un ricorso principale e la società di gestione che ha risposto con un controricorso e un ricorso incidentale condizionato. Durante il procedimento, però, le parti hanno avviato trattative e sono giunte a una composizione della controversia.

In vista dell’udienza, entrambe le parti hanno depositato un atto congiunto contenente la rinuncia reciproca ai rispettivi ricorsi, principale e incidentale, e un’istanza per dichiarare l’estinzione del giudizio. Hanno inoltre specificato di aver già regolato le spese legali tramite un accordo transattivo, chiedendo quindi la compensazione delle stesse.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti. Basandosi sugli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, che regolamentano la rinuncia al ricorso e i suoi effetti, ha dichiarato formalmente estinto il giudizio. La decisione si fonda sulla constatazione che la volontà delle parti di porre fine alla lite era chiara e formalizzata correttamente.

Un punto cruciale della decisione riguarda il ‘doppio contributo’. Si tratta di una sanzione prevista dall’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. 115/2002, che impone alla parte il cui ricorso viene integralmente respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile di pagare un ulteriore importo pari al contributo unificato già versato. Lo scopo di questa norma è scoraggiare impugnazioni dilatorie o pretestuose.

La Corte ha specificato che, nel caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata, questa sanzione non si applica. La ratio della norma è punire chi insiste in un’impugnazione infondata, non chi decide di porre fine alla controversia tramite un accordo. Citando precedenti orientamenti (Cass. n. 13636/2015; Cass. 25485/2018), i giudici hanno ribadito che il meccanismo sanzionatorio non opera nei casi di inammissibilità sopravvenuta del ricorso dovuta a una transazione tra le parti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: l’ordinamento favorisce la composizione bonaria delle liti, anche quando queste sono giunte al grado più alto di giudizio. La dichiarazione di estinzione del giudizio a seguito di un accordo è la naturale conseguenza procedurale della volontà delle parti di non proseguire il contenzioso.

Dal punto di vista pratico, la decisione è importante perché chiarisce che le parti che scelgono di accordarsi non devono temere l’applicazione della sanzione del doppio contributo. Questo incentiva ulteriormente la ricerca di soluzioni transattive, alleggerendo il carico dei tribunali e permettendo alle parti di definire i loro rapporti in modo autonomo e costruttivo, senza attendere l’esito incerto di una decisione giudiziale.

Cosa succede a un processo in Cassazione se le parti si accordano?
Se le parti raggiungono un accordo e presentano un atto di rinuncia reciproca ai ricorsi, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo formalmente fine al processo.

In caso di estinzione del giudizio per accordo, si deve pagare il doppio contributo?
No. La Corte ha chiarito che la sanzione del ‘doppio contributo’ non si applica quando il processo si estingue per rinuncia concordata, poiché la sua finalità è quella di scoraggiare impugnazioni pretestuose, non di penalizzare chi trova una soluzione transattiva.

Qual è la base normativa per dichiarare l’estinzione del giudizio in questi casi?
La decisione si fonda sugli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, che disciplinano la rinuncia al ricorso e i suoi effetti processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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