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Estinzione del giudizio: accordo e rinuncia in Cassazione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio in una controversia di lavoro. A seguito di un ricorso principale del lavoratore e di un ricorso incidentale dell’azienda, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, rinunciando reciprocamente alle proprie pretese. La Corte, applicando l’art. 390 c.p.c., ha formalizzato la fine del processo senza pronunciarsi nel merito e senza disporre sulle spese.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando l’Accordo Mette Fine alla Causa in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un contenzioso complesso, giunto fino alla Corte di Cassazione, possa concludersi non con una sentenza, ma con una dichiarazione di estinzione del giudizio. Questo avviene quando le parti, anziché attendere la decisione del giudice, trovano un’intesa e decidono di porre fine alla disputa attraverso un accordo transattivo. Analizziamo come si è arrivati a questa soluzione e quali sono le implicazioni procedurali.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro. Un ex dipendente aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 50.000 euro a titolo di TFR, ferie e tredicesima. La società datrice di lavoro si era opposta, sostenendo a sua volta di vantare un credito ben più cospicuo, pari a oltre 400.000 euro, per risarcimento danni patrimoniali e non patrimoniali.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni di entrambe le parti: riconosceva il credito del lavoratore, ma anche quello, di gran lunga superiore, della società, disponendo una compensazione tra le somme. La Corte d’Appello, successivamente, aveva confermato la decisione di primo grado, rigettando sia l’appello principale del lavoratore sia quello incidentale proposto dall’azienda.

La Svolta: l’Accordo e la Rinuncia ai Ricorsi

Giunta la causa dinanzi alla Corte di Cassazione, con un ricorso principale del lavoratore e un controricorso con ricorso incidentale dell’azienda, le parti hanno compiuto un passo decisivo. Hanno depositato un atto congiunto, comunicando di aver raggiunto un accordo transattivo presso la competente Commissione Provinciale del Lavoro.

Con questo atto, il lavoratore ha formalmente rinunciato al proprio ricorso principale e la società, accettando tale rinuncia, ha a sua volta rinunciato al proprio ricorso incidentale. Le parti hanno quindi richiesto alla Corte di dichiarare l’estinzione del giudizio, con compensazione delle spese processuali, come pattuito nel loro accordo.

Le Motivazioni della Decisione sulla Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti. La motivazione della sua ordinanza è prettamente procedurale e si fonda su due articoli chiave del Codice di Procedura Civile.

In primo luogo, l’articolo 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza o la discussione. La rinuncia, se accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione, produce l’estinzione del processo.

In secondo luogo, l’articolo 391, ultimo comma, c.p.c. prevede che, in caso di rinuncia, il giudice dichiari l’estinzione del processo. Crucialmente, la norma specifica che non vi è alcun provvedimento sulle spese. Questo perché, avendo le parti raggiunto un accordo, si presume che la regolamentazione delle spese legali sia parte integrante della transazione stessa.

La Corte ha quindi verificato la sussistenza dei requisiti formali (la rinuncia congiunta e l’accettazione) e ha dichiarato estinto il giudizio di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale del nostro ordinamento: la volontà delle parti può prevalere sulla prosecuzione del contenzioso. L’estinzione del giudizio per accordo rappresenta una soluzione efficiente che permette di evitare i tempi e i costi di un’ulteriore fase processuale, garantendo una risoluzione certa e concordata della lite. Un’altra importante conseguenza pratica è stata l’esclusione del cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’. Tale sanzione, prevista per chi perde integralmente l’impugnazione, non si applica nei casi di estinzione del processo, poiché non vi è una decisione di rigetto nel merito.

Cosa succede se le parti di una causa raggiungono un accordo mentre il processo è in corso in Cassazione?
Le parti possono depositare un atto congiunto di rinuncia al ricorso e di accettazione della rinuncia. Questo porta la Corte a dichiarare l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente il processo senza una decisione sul merito.

In caso di estinzione del giudizio per accordo, come vengono regolate le spese legali?
A norma dell’art. 391, ultimo comma, c.p.c., la Corte non emette alcun provvedimento sulle spese. Si presume che la loro ripartizione sia stata definita dalle parti stesse all’interno dell’accordo transattivo raggiunto.

L’estinzione del giudizio per rinuncia comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. L’ordinanza chiarisce che, in caso di estinzione del processo, non ricorrono i presupposti per il raddoppio del contributo unificato previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.p.r. n. 115 del 2002, poiché tale misura si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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