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Estensione domanda al terzo: quando non è automatica

Una committente cita in giudizio il proprio progettista per inadempimento contrattuale. Il progettista chiama in causa un terzo collaboratore, indicandolo come responsabile. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4204/2024, chiarisce che l’estensione della domanda al terzo non è automatica se il rapporto giuridico tra convenuto e terzo è diverso da quello tra attore e convenuto. In assenza di una specifica domanda dell’attrice contro il terzo, quest’ultimo non può essere condannato. Il ricorso è stato rigettato anche per l’inammissibilità di altri motivi legati alla quantificazione del danno e al principio di autosufficienza.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estensione della Domanda al Terzo: Non Sempre è Automatica

Nel corso di una causa civile, può accadere che il convenuto chiami in giudizio un terzo, ritenendolo il vero responsabile o corresponsabile dei fatti contestati. Una domanda sorge spontanea: la richiesta di risarcimento dell’attore si estende automaticamente a questo nuovo soggetto? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4204 del 15 febbraio 2024, ha fornito un’importante precisazione su questo meccanismo, noto come estensione della domanda al terzo, sottolineando come la diversità dei rapporti giuridici sia un fattore decisivo.

I Fatti del Caso: Un Incarico Professionale e una Chiamata in Causa

Una committente aveva intentato una causa per risarcimento danni contro il professionista (progettista e direttore dei lavori) a cui aveva affidato in via esclusiva un incarico. Il professionista, a sua volta, si era difeso chiamando in causa un altro tecnico, un suo collaboratore, sostenendo che fosse quest’ultimo il responsabile dei danni lamentati.

La Corte d’Appello aveva escluso la responsabilità diretta del collaboratore nei confronti della committente. La motivazione era chiara: la committente non aveva mai esteso espressamente la propria domanda di risarcimento al terzo chiamato. Il rapporto contrattuale, infatti, intercorreva solo tra lei e il professionista originariamente citato. Il legame tra il professionista e il suo collaboratore era di natura diversa, configurandosi come un accordo interno per l’esecuzione della prestazione.

La Decisione della Cassazione e l’Estensione della Domanda al Terzo

La committente ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che l’estensione della domanda dovesse essere automatica, dato che il convenuto aveva indicato il terzo come unico responsabile. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello e delineando i confini dell’istituto processuale.

Le Motivazioni: la Diversità dei Rapporti Giuridici

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra i diversi scenari di chiamata in causa. La Cassazione ha ribadito che l’estensione automatica della domanda non opera sempre. In particolare, è necessario distinguere:

1. Chiamata in garanzia: Se il convenuto chiama un terzo per essere ‘manlevato’ (cioè tenuto indenne) in caso di condanna, l’estensione non è automatica. La posizione del terzo coesiste con quella del convenuto.
2. Chiamata del Corresponsabile: Se il terzo è chiamato come corresponsabile dello stesso evento dannoso, l’estensione è automatica perché l’oggetto del giudizio non cambia.
3. Chiamata del Vero Responsabile: Se il convenuto nega la propria legittimazione passiva e indica il terzo come l’unico vero obbligato, l’estensione è automatica.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che il rapporto tra la committente e il progettista era un contratto d’opera, mentre quello tra il progettista e il suo collaboratore era un rapporto diverso, in cui il secondo agiva come ausiliario del primo (ai sensi dell’art. 1228 c.c.). Questa diversità del ‘titolo’ o ‘rapporto sostanziale’ è l’elemento chiave che impedisce l’estensione automatica. Poiché i due rapporti giuridici erano distinti, la committente avrebbe dovuto formulare una nuova e autonoma domanda nei confronti del terzo per poterlo vedere condannato, cosa che non ha fatto.

L’Inammissibilità degli Altri Motivi: Il Principio di Autosufficienza

La ricorrente aveva sollevato anche altre questioni, relative alla quantificazione del danno e al pagamento delle competenze professionali al convenuto. La Corte ha dichiarato questi motivi inammissibili. In particolare, per quanto riguarda le contestazioni sulla liquidazione dei danni, la Corte ha ritenuto che si trattasse di un tentativo di riesaminare il merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità. Per quanto riguarda la contestazione delle competenze, il ricorso è stato giudicato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. La ricorrente non aveva allegato gli atti processuali (la richiesta di pagamento e il proprio atto di contestazione) necessari a dimostrare l’errore del giudice d’appello, impedendo di fatto alla Cassazione di valutare la fondatezza della censura.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Attori e Convenuti

L’ordinanza n. 4204/2024 offre una lezione fondamentale per chi agisce in giudizio. Per l’attore, è cruciale monitorare attentamente il processo: se il convenuto chiama in causa un terzo, non si può dare per scontato che la propria domanda si estenda automaticamente. Se il rapporto giuridico che lega il convenuto al terzo è diverso da quello su cui si fonda la causa principale, è indispensabile formulare un’esplicita domanda di condanna anche nei confronti del terzo, per non rischiare di vederlo escluso da una possibile sentenza di risarcimento.

La domanda di risarcimento dell’attore si estende automaticamente al terzo chiamato in causa dal convenuto?
Non sempre. L’estensione automatica avviene solo in casi specifici, come quando il convenuto nega la propria responsabilità indicando il terzo come unico colpevole, o quando il terzo è chiamato come corresponsabile per lo stesso titolo giuridico. Non si verifica se il rapporto sostanziale tra convenuto e terzo è diverso da quello tra attore e convenuto.

Qual è il fattore decisivo per escludere l’estensione automatica della domanda?
Il fattore decisivo è la diversità del ‘titolo’ o del rapporto giuridico. Se la pretesa dell’attore verso il convenuto si basa su un titolo (es. un contratto d’opera) e la chiamata del terzo da parte del convenuto si fonda su un titolo diverso (es. un rapporto di ausiliarietà interna), l’estensione automatica è esclusa ed è necessaria un’esplicita domanda dell’attore contro il terzo.

Perché gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili?
Gli altri motivi sono stati dichiarati inammissibili principalmente per due ragioni: in parte perché miravano a un riesame dei fatti e delle prove, attività preclusa alla Corte di Cassazione che giudica solo la corretta applicazione della legge; in parte per la violazione del principio di ‘autosufficienza del ricorso’, poiché la ricorrente non ha allegato i documenti processuali necessari a dimostrare l’errore procedurale che lamentava.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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