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Espulsione straniero: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione. La Corte ha stabilito che la mera rilevazione delle impronte digitali ai fini identificativi, avvenuta dopo l’ingresso nel territorio nazionale, non costituisce un controllo di frontiera. Di conseguenza, l’espulsione straniero per sottrazione ai controlli è stata ritenuta legittima, poiché l’ingresso è stato considerato clandestino.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Espulsione Straniero: Impronte Digitali non equivalgono a Controllo di Frontiera

Con la recente ordinanza n. 20033/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di immigrazione: la legittimità del provvedimento di espulsione straniero per ingresso clandestino. La decisione chiarisce un punto fondamentale: la semplice rilevazione delle impronte digitali a fini identificativi, successiva all’ingresso nel territorio, non equivale a un controllo di frontiera e, pertanto, non sana l’irregolarità dell’entrata.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità tunisina riceveva un decreto di espulsione emesso dal Presidente della Regione Autonoma della Val d’Aosta. Il provvedimento si basava sulla circostanza che lo straniero si fosse sottratto ai controlli di frontiera al momento del suo ingresso in Italia. Successivamente, lo straniero presentava una domanda di protezione internazionale, che veniva rigettata dalla competente Commissione territoriale.

Impugnando il decreto di espulsione dinanzi al Giudice di pace, il ricorrente sosteneva di non aver eluso i controlli, in quanto era stato sottoposto a rilievi fotodattiloscopici (impronte digitali) il giorno stesso del suo ingresso nel Paese. Tuttavia, il Giudice di pace respingeva il ricorso, confermando la validità dell’espulsione. Avverso tale decisione, il cittadino straniero proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e l’espulsione straniero

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito e la legittimità del decreto di espulsione. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato, fondamentale per comprendere i presupposti dell’espulsione straniero per ingresso irregolare.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni punti cardine:

1. Distinzione tra identificazione e controllo di frontiera: Il fulcro della motivazione risiede nella netta distinzione tra i rilievi dattiloscopici, finalizzati all’identificazione della persona, e il controllo di frontiera vero e proprio. Quest’ultimo è un’attività complessa che mira a verificare il possesso di tutti i requisiti legali per l’ingresso e il soggiorno nel territorio dello Stato, come il visto e i mezzi di sostentamento. La semplice acquisizione delle impronte non assolve a questa funzione.

2. Momento del controllo: La Cassazione ha sottolineato che si può parlare di ingresso clandestino con sottrazione ai controlli solo quando al momento dell’attraversamento della frontiera non venga effettuata alcuna verifica da parte delle autorità preposte. Un’identificazione avvenuta successivamente e in un luogo diverso dal valico di frontiera non sana l’irregolarità originaria.

3. Onere della prova: Nel caso di specie, il ricorrente non aveva nemmeno dedotto che i rilievi fossero stati effettuati alla frontiera, ma solo che erano avvenuti nello stesso giorno dell’ingresso. Questo non è sufficiente a dimostrare di essersi sottoposti ai regolari controlli.

4. Accertamento di fatto insindacabile: Il Giudice di pace aveva inoltre accertato una data di ingresso diversa da quella indicata nel provvedimento di espulsione, un accertamento in fatto che non è stato specificamente contestato in sede di legittimità e che, pertanto, non poteva essere riesaminato dalla Cassazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui il provvedimento di espulsione è un atto a contenuto vincolato, le cui cause giustificative sono rigorosamente descritte dalla legge. Per evitare l’espulsione straniero per ingresso clandestino, è necessario dimostrare di essersi presentati alle autorità di frontiera e di aver superato i controlli documentali previsti. La successiva identificazione sul territorio nazionale non è sufficiente a regolarizzare una posizione nata da un ingresso avvenuto eludendo tali controlli. La decisione rafforza la distinzione tra le procedure di identificazione e quelle di controllo alle frontiere, chiarendo che solo queste ultime legittimano l’ingresso nel territorio dello Stato.

La semplice rilevazione delle impronte digitali dopo l’ingresso in Italia può essere considerata un controllo di frontiera che evita l’espulsione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i rilievi dattiloscopici effettuati ai soli fini identificativi non possono essere equiparati a un controllo di frontiera. L’espulsione è legittima se lo straniero si è sottratto a tali controlli al momento effettivo dell’ingresso nel territorio nazionale.

Chi è l’autorità competente a emettere un decreto di espulsione nella Regione a statuto speciale Valle d’Aosta?
Nella Regione Valle d’Aosta, che non ha una Prefettura come articolazione del Ministero dell’Interno, le funzioni prefettizie, inclusa l’emissione dei decreti di espulsione, sono esercitate dal Presidente della Regione.

Cosa significa che un ricorso per cassazione viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte di Cassazione non può esaminare il merito della questione perché il ricorso non rispetta i requisiti previsti dalla legge. Ad esempio, potrebbe contestare un accertamento di fatto, che non è compito della Corte, oppure mancare di specificità nelle censure mosse alla decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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