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Espulsione straniero irregolare: il caso analizzato

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del provvedimento di espulsione straniero irregolare entrato in Italia decenni prima della normativa contestata. La decisione si fonda non sulla violazione di una norma successiva all’ingresso, ma sulla prolungata e ininterrotta permanenza illegale sul territorio nazionale, privo di qualsiasi titolo di soggiorno e con precedenti penali, configurando una situazione di irregolarità attuale e persistente.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Espulsione Straniero Irregolare: La Permanenza Prolungata Prevale sulla Data di Ingresso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso delicato riguardante l’espulsione straniero irregolare, chiarendo un punto fondamentale: la legittimità del provvedimento non si basa sulla data di ingresso in Italia, ma sulla condizione di irregolarità attuale e protratta nel tempo. La vicenda riguarda un cittadino straniero entrato nel nostro Paese nel 1985 e raggiunto da un decreto di espulsione nel 2022, basato, tra le altre cose, su una normativa del 2007. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Soggiorno di Decenni Senza Regolarizzazione

Un cittadino di nazionalità marocchina, presente in Italia dal 1985, ha impugnato un’ordinanza del Giudice di Pace di Vicenza che confermava il suo decreto di espulsione. Il provvedimento era stato emesso dal Prefetto per essersi trattenuto sul territorio nazionale in violazione delle norme sull’immigrazione. Nello specifico, il decreto citava la violazione della Legge n. 68/2007, che impone obblighi di dichiarazione di presenza al momento dell’ingresso. Inoltre, al cittadino venivano contestati precedenti penali e l’assenza di un valido permesso di soggiorno, di un passaporto o di altri documenti che potessero legittimare la sua permanenza in Italia.

La Difesa dello Straniero: Il Principio di Irretroattività

Il ricorrente ha basato la sua difesa su un argomento giuridico di grande rilevanza: il principio di irretroattività della legge. Egli sosteneva che l’espulsione fosse illegittima perché fondata sulla violazione di un obbligo (la dichiarazione di presenza) introdotto da una legge del 2007, ovvero 22 anni dopo il suo effettivo ingresso in Italia. Secondo la sua tesi, l’autorità amministrativa avrebbe applicato retroattivamente una norma a un fatto (l’ingresso) avvenuto molto tempo prima della sua entrata in vigore.

La Decisione della Corte sull’Espulsione Straniero Irregolare

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendo la censura infondata. I giudici hanno chiarito che, sebbene il decreto di espulsione menzionasse la legge del 2007, il vero fondamento del provvedimento non era la mancata dichiarazione di presenza al momento dell’ingresso nel lontano 1985. La base giuridica sostanziale dell’espulsione era invece la condizione di soggiorno irregolare continuato e attuale, come previsto dall’art. 13, comma 2, lettera b) del Testo Unico sull’Immigrazione (T.U.I.).

Le Motivazioni: Soggiorno Irregolare vs. Violazione al Momento dell’Ingresso

La Corte ha spiegato che la valutazione della legittimità di un provvedimento di espulsione deve basarsi sulla descrizione dei fatti contestati, non sul mero richiamo formale delle norme. Nel caso di specie, il provvedimento si fondava esplicitamente sull’essersi lo straniero “trattenuto” irregolarmente sul territorio dello Stato e sulla sua pericolosità sociale, evidenziata da precedenti penali. L’irregolarità contestata non era quindi un’azione istantanea avvenuta nel 1985, ma una condizione perdurante e attuale al momento dell’adozione del decreto nel 2022. Lo straniero viveva in Italia da decenni senza permesso di soggiorno, passaporto o altro titolo idoneo. Il riferimento alla legge del 2007, secondo la Corte, non qualificava l’ipotesi espulsiva, ma concorreva a definire il quadro dei fatti contestati. Pertanto, non vi è stata alcuna applicazione retroattiva della legge, poiché la violazione rilevante era la permanenza illegale al momento del controllo, un fatto presente e non passato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale in materia di immigrazione: ai fini dell’espulsione, ciò che conta è la situazione di irregolarità al momento in cui viene accertata. La data di ingresso, anche se molto remota, non sana l’illegittimità della permanenza se questa si protrae nel tempo senza essere regolarizzata. La decisione distingue nettamente tra l’illecito istantaneo (come la mancata dichiarazione all’ingresso) e l’illecito permanente (il soggiorno senza titolo). Per l’espulsione straniero irregolare, è quest’ultimo a costituire il presupposto fondamentale, rendendo irrilevante che alcune delle normative vigenti al momento dell’espulsione non esistessero al momento dell’ingresso iniziale nel Paese.

È possibile espellere uno straniero per la violazione di una norma entrata in vigore dopo il suo ingresso in Italia?
No, se l’espulsione si basa esclusivamente sulla violazione di un obbligo introdotto da una legge successiva all’ingresso, in virtù del principio di irretroattività. Tuttavia, la Corte ha chiarito che se l’espulsione è motivata dalla permanenza irregolare attuale e continuata nel tempo, la data di ingresso non è rilevante, poiché la condizione di irregolarità è un fatto persistente e attuale.

Qual è il motivo principale che ha giustificato l’espulsione in questo caso?
Il motivo principale è stato l’essersi trattenuto irregolarmente nel territorio dello Stato per un lungo periodo, senza permesso di soggiorno, passaporto o altro titolo valido, in violazione dell’art. 13, comma 2, lett. b) del Testo Unico sull’Immigrazione. Anche la pericolosità sociale, desunta da precedenti penali, ha contribuito a motivare il provvedimento.

Perché la Corte ha distinto questo caso da un precedente simile?
La Corte ha fatto una distinzione perché in un precedente caso l’espulsione era fondata unicamente sull’omissione della dichiarazione di presenza (prevista dalla legge del 2007) per uno straniero entrato molto prima. Nel caso attuale, invece, l’espulsione è basata su un insieme più ampio di elementi che dimostrano una permanenza irregolare e prolungata, rendendo il riferimento alla legge del 2007 solo un elemento concorrente e non il fondamento esclusivo del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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