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Espropriazione parziale: indennizzo e danni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31365/2024, ha stabilito che in caso di espropriazione parziale, l’indennità versata al proprietario per il terreno ceduto deve considerarsi onnicomprensiva. Tale compenso copre anche il deprezzamento della porzione immobiliare residua (ad esempio, un edificio) causato dall’opera pubblica. Di conseguenza, il proprietario che ha accettato l’indennizzo non può successivamente chiedere un’ulteriore somma per il diminuito valore del suo bene, a meno che non dimostri un fatto illecito separato e distinto, come un danno alla salute.

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Espropriazione Parziale: L’Indennizzo Include il Deprezzamento della Parte Residua?

Quando la Pubblica Amministrazione espropria una parte di un terreno per realizzare un’opera pubblica, come una linea ferroviaria, il proprietario ha diritto a un indennizzo. Ma cosa comprende esattamente questo indennizzo? Copre anche la perdita di valore della casa rimasta sulla porzione di terreno non espropriata, a causa del rumore e del disturbo della nuova opera? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 31365/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sul concetto di espropriazione parziale e sulla natura onnicomprensiva dell’indennità.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla vicenda di alcuni proprietari di un immobile con annesso terreno. Una parte del loro fondo era stata oggetto di una procedura di esproprio per il raddoppio di una linea ferroviaria. Le parti avevano raggiunto un accordo per una cessione volontaria della porzione di terreno necessaria, con il versamento di un corrispettivo.

Successivamente, i proprietari hanno citato in giudizio l’ente ferroviario, sostenendo che l’opera avesse causato un significativo deprezzamento del loro fabbricato, non toccato direttamente dall’esproprio, a causa di immissioni rumorose, vibrazioni e altri disagi. Chiedevano quindi un’ulteriore indennità ai sensi dell’art. 46 della legge sulle espropriazioni (L. 2359/1865), oltre al risarcimento per i danni alla salute.

L’Analisi della Corte sull’Espropriazione Parziale

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta di indennizzo per il deprezzamento dell’immobile. Il ragionamento dei giudici di merito, confermato dalla Cassazione, si è basato sulla qualificazione della vicenda come espropriazione parziale. Secondo la giurisprudenza consolidata, si ha espropriazione parziale quando la parte espropriata e quella residua costituiscono un complesso immobiliare unitario sotto il profilo funzionale ed economico.

In questi casi, l’indennità liquidata per la parte espropriata non si limita al mero valore venale di quest’ultima, ma deve tener conto di tutti i danni che incidono sulla parte residua. L’indennizzo, quindi, è per sua natura onnicomprensivo.

La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei proprietari, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno ribadito che l’istituto dell’espropriazione parziale assorbe il pregiudizio subito dalla porzione residua del bene.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato la sua decisione su alcuni punti cardine:

1. Distinzione tra Espropriazione Parziale (art. 40) ed Espropriazione Larvata (art. 46): La Cassazione ha chiarito che l’art. 40 della L. 2359/1865 (sull’espropriazione parziale) si applica al soggetto espropriato, e l’indennizzo è onnicomprensivo. L’art. 46 (sulla cosiddetta espropriazione larvata), invece, tutela i proprietari di fondi vicini che, pur non essendo stati espropriati, subiscono un danno permanente dall’opera pubblica. Poiché i ricorrenti erano i soggetti espropriati, la loro tutela rientrava nell’ambito dell’espropriazione parziale, e non potevano invocare l’art. 46.

2. Effetto della Cessione Volontaria e della Quietanza: L’accordo di cessione volontaria, che sostituisce il decreto di esproprio, ha la stessa natura e gli stessi effetti. L’indennità pattuita (o il prezzo, come in questo caso) si presume che tenga conto di ogni pregiudizio, compreso il deprezzamento della parte residua. La quietanza finale rilasciata dai proprietari al momento dell’atto ha quindi precluso ulteriori richieste di indennizzo per il diminuito valore dell’immobile.

3. Alternatività tra Indennizzo e Risarcimento: I giudici hanno ribadito che l’azione di indennizzo (per un’attività lecita della P.A.) e quella di risarcimento del danno (per un fatto illecito, ex art. 2043 c.c.) sono alternative. Poiché la diminuzione di valore derivava dalla legittima realizzazione dell’opera pubblica, essa rientrava nell’ambito dell’indennizzo già corrisposto. Un risarcimento sarebbe stato possibile solo dimostrando un comportamento illecito dell’ente, cosa che non è avvenuta per quanto riguarda il danno patrimoniale. Diversamente, la domanda per il danno alla salute è stata accolta, in quanto fondata sulla lesione di un diritto fondamentale e sul superamento dei limiti di tollerabilità delle immissioni.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di espropriazioni. Il proprietario che subisce un’espropriazione parziale deve essere consapevole che l’indennizzo pattuito o liquidato è destinato a ristorare integralmente il sacrificio imposto, includendo non solo la perdita della porzione di bene ceduta, ma anche ogni conseguenza negativa sulla parte che rimane in sua proprietà. La firma di un atto di cessione volontaria con quietanza finale assume un valore tombale per le pretese di natura indennitaria. Eventuali ulteriori richieste potranno essere avanzate solo se fondate su un fatto illecito autonomo e distinto, che esula dalla normale esecuzione dell’opera pubblica.

In caso di espropriazione parziale, l’indennizzo per il terreno ceduto copre anche i danni all’edificio rimasto di proprietà?
Sì, secondo la Corte, quando terreno ed edificio costituiscono un complesso unitario, l’indennizzo per l’espropriazione parziale (o il prezzo della cessione volontaria) è onnicomprensivo e include anche il deprezzamento della parte residua, a meno che non si provi un fatto illecito distinto.

È possibile chiedere sia l’indennizzo da espropriazione (art. 46 L. 2359/1865) sia il risarcimento del danno (art. 2043 c.c.) per lo stesso fatto?
No, la Corte chiarisce che i due rimedi sono alternativi. L’indennizzo spetta per un’attività lecita della Pubblica Amministrazione. Il risarcimento presuppone un fatto illecito. La scelta per l’indennizzo assorbe le pretese risarcitorie per gli stessi danni derivanti dall’opera, salvo il caso di danni a diritti fondamentali come la salute.

La quietanza rilasciata nell’atto di cessione volontaria impedisce future richieste di indennizzo?
Sì, nel contesto di un’espropriazione parziale, la quietanza finale rilasciata al momento della cessione volontaria del terreno preclude la possibilità di pretendere ulteriori indennità per i danni alla proprietà residua, poiché si presume che l’accordo abbia già tenuto conto di tutti i pregiudizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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