LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esercizio abusivo: dentista sanzionato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione disciplinare di un anno di sospensione a un odontoiatra per aver agevolato l’esercizio abusivo della professione da parte di un odontotecnico nel suo studio. L’ordinanza chiarisce che la doppia iscrizione all’Albo dei Medici e a quello degli Odontoiatri giustifica una duplice sanzione per la stessa condotta, senza violare il principio del ne bis in idem. La Corte ha inoltre respinto l’eccezione di prescrizione, specificando che il termine si interrompe durante il procedimento penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Esercizio Abusivo della Professione: la Cassazione Conferma la Doppia Sanzione per il Dentista

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 4369/2024 affronta un caso delicato di esercizio abusivo della professione sanitaria, confermando la sanzione disciplinare a carico di un odontoiatra per aver agevolato l’attività illecita di un odontotecnico. La decisione offre importanti chiarimenti sulla responsabilità professionale, sulla prescrizione dell’azione disciplinare e sull’applicabilità del principio del ne bis in idem in caso di doppia iscrizione ad albi professionali.

I Fatti del Caso: Odontotecnico al Lavoro nello Studio del Dentista

La vicenda ha origine da un’ispezione della Guardia di Finanza in uno studio odontoiatrico. Durante il controllo, effettuato in assenza del titolare, veniva sorpreso un odontotecnico intento a eseguire operazioni odontoiatriche su un paziente. L’odontotecnico dichiarava agli ispettori di collaborare con il dentista titolare dello studio, eseguendo piccoli interventi.

A seguito di questi fatti, la Commissione per gli iscritti all’albo dei Medici di Bari infliggeva al professionista la sanzione della sospensione dalla professione per un anno. Una sanzione identica veniva comminata anche dalla Commissione per gli iscritti all’albo degli Odontoiatri, poiché il professionista risultava iscritto a entrambi gli albi. Il dentista impugnava la decisione dinanzi alla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie, che respingeva il ricorso, portando la questione fino alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sull’Esercizio Abusivo della Professione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del professionista, confermando la legittimità della sanzione disciplinare. L’analisi dei giudici si è concentrata su tre punti fondamentali sollevati dal ricorrente: la sussistenza del dolo, la prescrizione dell’azione disciplinare e la presunta violazione del divieto di doppia sanzione per lo stesso fatto (ne bis in idem).

La Questione del Dolo Specifico

Il ricorrente lamentava che la commissione disciplinare avesse desunto la sua colpevolezza basandosi unicamente sulle risultanze del procedimento penale (peraltro conclusosi con prescrizione), senza un’autonoma valutazione. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo che il giudice disciplinare, al pari del giudice civile, può utilizzare le prove raccolte in sede penale ma deve sottoporle a un proprio e autonomo vaglio critico. Nel caso di specie, elementi come la disponibilità formale dello studio in capo al dentista, la sua targa ancora affissa all’esterno e l’uso delle sue attrezzature da parte dell’odontotecnico sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare la consapevolezza e l’agevolazione dell’attività illecita, integrando il dolo specifico richiesto dalla norma.

L’Eccezione di Prescrizione

Altro punto di contestazione era la presunta prescrizione dell’azione disciplinare, che secondo la legge si estingue in cinque anni. La Corte ha chiarito un principio consolidato: il termine quinquennale di prescrizione, che decorre dalla commissione dell’illecito, viene interrotto dall’avvio di un procedimento penale per gli stessi fatti. Il termine ricomincia a decorrere solo dal momento in cui la sentenza penale diventa definitiva. Applicando questo principio al caso concreto, l’azione disciplinare, promossa dopo la conclusione del processo penale, risultava tempestiva.

La Duplice Sanzione e il Principio del Ne bis in idem

Il motivo di ricorso più complesso riguardava la presunta violazione del principio del ne bis in idem, secondo cui nessuno può essere giudicato o punito due volte per lo stesso fatto. Il professionista sosteneva di aver subito due sanzioni identiche da due commissioni diverse (Medici e Odontoiatri) per un’unica condotta. La Cassazione ha ritenuto infondata anche questa doglianza, spiegando che i procedimenti disciplinari non rientrano nell’ambito ‘penale’ ai fini dell’applicazione di tale principio. Inoltre, la Corte ha sottolineato la ‘capacità plurioffensiva’ della condotta: l’agevolazione dell’esercizio abusivo ha leso la dignità e il prestigio di due distinte categorie professionali, quella dei medici e quella degli odontoiatri. La doppia iscrizione comporta il rispetto di due diversi codici deontologici, e la violazione di entrambi giustifica una duplice, ma distinta, sanzione. L’interdizione dall’esercizio di entrambe le professioni è stata ritenuta una conseguenza necessaria e non una duplicazione della pena.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su principi giurisprudenziali consolidati. In primo luogo, ha riaffermato l’autonomia del giudizio disciplinare rispetto a quello penale. Il procedimento disciplinare ha natura civile e le sue regole probatorie sono quelle del processo civile. Pertanto, l’organo disciplinare ha il potere-dovere di valutare autonomamente i fatti, anche attingendo a prove raccolte in sede penale. Per quanto riguarda la prescrizione, la motivazione si basa sull’applicazione delle norme del codice civile sull’interruzione, specificando che l’avvio del processo penale sospende il decorso del termine, che riprende solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza penale. Sul punto cruciale del ne bis in idem, la Corte ha richiamato la giurisprudenza della Corte EDU e delle Sezioni Unite, che escludono la natura sostanzialmente ‘penale’ delle sanzioni disciplinari. La motivazione chiave risiede nella ‘plurioffensività’ della condotta: essendo il professionista iscritto a due albi, il suo comportamento ha violato contestualmente i doveri deontologici di entrambe le professioni, ledendo interessi distinti e tutelati da norme diverse. Di conseguenza, la duplice sanzione non è una duplicazione della pena per lo stesso illecito, ma la giusta sanzione per due illeciti distinti, sebbene derivanti da un unico comportamento materiale.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce l’elevato standard di diligenza richiesto ai professionisti sanitari. La decisione sottolinea che il titolare di uno studio medico ha il dovere di vigilare per impedire che al suo interno vengano commessi illeciti, come l’esercizio abusivo della professione. La mera negligenza nella custodia delle attrezzature o nella gestione degli accessi allo studio può essere interpretata come un’agevolazione consapevole dell’illecito. Inoltre, la sentenza chiarisce in modo definitivo che la doppia iscrizione a più albi professionali comporta una duplicità di doveri e, di conseguenza, una potenziale duplicità di responsabilità disciplinare. I professionisti con più iscrizioni devono quindi essere consapevoli che una singola condotta illecita può portare a sanzioni separate e cumulative da parte di ciascun ordine di appartenenza.

Un professionista iscritto a due albi può essere sanzionato disciplinarmente due volte per lo stesso fatto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se la condotta viola i doveri deontologici di entrambe le professioni, essa ha una ‘capacità plurioffensiva’ e lede interessi distinti. La doppia iscrizione comporta una duplicità di doveri e responsabilità, giustificando una sanzione da parte di ciascun ordine professionale senza violare il principio del ne bis in idem.

Il procedimento disciplinare si prescrive se c’è un processo penale in corso per gli stessi fatti?
No. L’avvio di un procedimento penale interrompe il decorso del termine di prescrizione quinquennale dell’azione disciplinare. Il termine ricomincia a decorrere solo dal giorno in cui la sentenza penale diventa definitiva.

Cosa è sufficiente a dimostrare la complicità del dentista nell’esercizio abusivo della professione da parte di un altro soggetto nel suo studio?
Non è necessario dimostrare un accordo esplicito. La Corte ha ritenuto sufficienti elementi indiziari come la scarsa attenzione nella custodia delle attrezzature, la facilità di accesso allo studio da parte del soggetto non abilitato, la permanenza della targa del professionista all’esterno e, più in generale, una condotta che, anche solo per negligenza, permetta o agevoli l’attività illecita altrui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati