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Esecuzione misura cautelare: la banca paga la penale

Un istituto di credito non adempie completamente a un’ordinanza cautelare che imponeva il ripristino dell’operatività di un conto. Il Tribunale, in fase di attuazione, chiarisce che la banca è responsabile anche per il rifiuto delle sue banche sub-depositarie e, data la difficoltà nell’esecuzione misura cautelare, impone una penale giornaliera (astreinte) per ogni giorno di ritardo, ordinando la liquidazione e il trasferimento dei fondi.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile

Esecuzione Misura Cautelare: Banca Inadempiente Condannata a Penale Giornaliera

Quando un giudice emette un’ordinanza, ci si aspetta che venga rispettata. Ma cosa accade se una grande banca, pur formalmente obbedendo, di fatto non esegue completamente l’ordine a causa del comportamento delle sue banche partner estere? Un’importante ordinanza del Tribunale di Monza fa luce su questo scenario, chiarendo i confini della responsabilità bancaria e il potere del giudice nell’assicurare l’esecuzione misura cautelare attraverso l’uso di sanzioni economiche.

I Fatti del Caso: Il Blocco dei Beni e l’Ordine Inadempiuto

La vicenda ha origine quando un risparmiatore si vede bloccare tutti i suoi beni e investimenti detenuti presso una nota banca d’investimento. Il blocco è scattato a seguito dell’inserimento del suo nominativo in una lista di sanzioni internazionali emessa da un’autorità statunitense (OFAC).

Il cliente si rivolge al Tribunale, che gli dà ragione ed emette un’ordinanza cautelare d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.) ordinando alla banca l’immediato ripristino della piena operatività del conto, con la sola eccezione degli asset detenuti fisicamente negli Stati Uniti.

Tuttavia, la banca adempie solo in minima parte. A sua difesa, sostiene che alcune banche sub-depositarie (ad esempio, in Giappone e Svizzera), presso cui erano custoditi parte dei titoli del cliente, si sono rifiutate di eseguire le istruzioni di svincolo, non ritenendo efficace l’ordine del giudice italiano nel loro ordinamento.

Di fronte a questa impasse, il cliente avvia un nuovo procedimento, questa volta per l’attuazione forzata della misura cautelare ai sensi dell’art. 669 duodecies c.p.c., chiedendo al giudice di definire le modalità concrete per ottenere la liquidazione dei suoi beni e il trasferimento dei fondi, oltre all’applicazione di una penale per il ritardo.

La Decisione del Tribunale sull’Esecuzione Misura Cautelare

Il Tribunale di Monza accoglie pienamente le richieste del risparmiatore, stabilendo principi chiari sulla responsabilità della banca e sull’uso degli strumenti coercitivi a disposizione del giudice.

La Responsabilità della Banca per i Terzi Sub-depositari

Il punto cruciale della decisione riguarda la responsabilità della banca d’investimento per l’operato delle banche terze a cui affida i beni dei clienti. Il Tribunale afferma, senza mezzi termini, che la banca di investimento è responsabile per la scelta della sub-depositaria e risponde nei confronti del cliente per ogni condotta inadempiente di quest’ultima.

La clausola contrattuale invocata dalla banca, che prevedeva la possibile applicazione di restrizioni da parte delle autorità estere, non è stata ritenuta una esenzione di responsabilità. Secondo il giudice, tale clausola non autorizza la banca a opporre al proprio cliente il rifiuto ingiustificato di un terzo partner commerciale da essa stessa scelto.

L’Applicazione dell’Astreinte (Art. 614 bis c.p.c.)

Considerata l’inerzia della banca e la difficoltà di dare attuazione a un ordine che richiede una sua collaborazione attiva, il Tribunale ha ritenuto applicabile l’art. 614 bis c.p.c., la cosiddetta astreinte o misura coercitiva indiretta.

L’ordine di ripristinare la piena operatività del conto è stato qualificato come un obbligo di fare infungibile, ovvero una prestazione che solo l’istituto di credito può eseguire. In questi casi, per vincere la resistenza del debitore, la legge prevede la possibilità di imporre una sanzione economica per ogni violazione o giorno di ritardo.

Il giudice ha quindi ordinato alla banca di:
1. Liquidare immediatamente tutti gli strumenti finanziari non detenuti negli USA.
2. Trasferire il ricavato sul conto corrente italiano del cliente.
3. Fornire un rendiconto finale dettagliato.

Per garantire l’adempimento, ha fissato un termine (31.12.2025) e ha disposto il pagamento di una penale pari allo 0,05% dell’importo non ancora liquidato per ogni giorno di ritardo a partire dal 1° gennaio 2026, per un massimo di 120 giorni.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha motivato la sua decisione sottolineando che l’inottemperanza della banca era “conclamata ed evidente” dalla stessa documentazione prodotta. Il giudice ha chiarito che, nel rapporto con il cliente, la banca di investimento agisce come unico interlocutore e non può “scaricare” la responsabilità su terzi da essa incaricati. La relazione contrattuale è tra il cliente e la sua banca, la quale deve garantire l’esecuzione degli ordini e delle disposizioni, inclusi quelli derivanti da un provvedimento giudiziario. L’argomentazione secondo cui l’ordine del giudice italiano non sarebbe efficace all’estero è stata respinta, in quanto l’obbligo di adempiere grava sulla banca convenuta in giudizio in Italia. Inoltre, il giudice ha specificato che la richiesta di liquidazione e trasferimento non costituiva una domanda nuova, ma una logica e necessaria modalità attuativa dell’ordine originario di “ripristino della piena operatività”, che altrimenti sarebbe rimasto privo di significato pratico. L’applicazione della misura coercitiva ex art. 614 bis c.p.c. è stata giustificata dalla natura infungibile dell’obbligo e dalla necessità di fornire una tutela concreta ed effettiva al ricorrente, superando l’ostruzionismo manifestato.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un’importante vittoria per i risparmiatori e un monito per gli istituti di credito. Stabilisce che una banca non può nascondersi dietro le difficoltà create dai propri partner commerciali, anche se esteri, per eludere un ordine del giudice italiano. La responsabilità per la corretta gestione del patrimonio del cliente è e rimane in capo alla banca con cui il cliente ha firmato il contratto. La decisione conferma inoltre la flessibilità e l’efficacia degli strumenti di esecuzione misura cautelare previsti dal nostro ordinamento, come l’astreinte, che si rivela fondamentale per garantire giustizia sostanziale quando ci si scontra con obblighi che richiedono la cooperazione attiva della parte soccombente.

Una banca è responsabile se i suoi partner esteri (banche sub-depositarie) si rifiutano di eseguire un ordine del giudice italiano?
Sì. Secondo l’ordinanza, la banca di investimento è responsabile per la scelta delle banche sub-depositarie e risponde direttamente nei confronti del cliente per l’inadempimento di queste ultime. Non può opporre al cliente il rifiuto della sub-depositaria di adempiere a un ordine del giudice.
Cosa succede se una parte non rispetta un ordine cautelare del giudice che impone un obbligo di fare?
Il giudice, nella fase di attuazione, può determinare le modalità concrete dell’esecuzione e, se l’obbligo non può essere eseguito da un terzo (è infungibile), può imporre una sanzione economica (astreinte, ex art. 614 bis c.p.c.) per ogni giorno di ritardo, al fine di incentivare l’adempimento spontaneo.
L’ordine di ripristinare la “piena operatività” di un conto corrente include anche l’obbligo di liquidare e trasferire i fondi?
Sì. Il Tribunale ha interpretato l’ordine di ripristinare la piena operatività in senso ampio, ritenendo che esso includa necessariamente anche il diritto del cliente di liquidare i propri investimenti e trasferire le somme. Tali attività sono considerate modalità di attuazione dell’ordine principale e non domande nuove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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