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Esdebitazione: via libera anche con pagamento minimo

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esdebitazione, ovvero la liberazione dai debiti residui, può essere concessa a un socio fallito anche a fronte di un soddisfacimento minimo dei creditori. La Suprema Corte ha annullato la decisione della Corte d’Appello che aveva negato il beneficio basandosi sulla percentuale irrisoria (circa il 2%) dei debiti pagati. Secondo la Cassazione, il requisito soggettivo della ‘meritevolezza’ del debitore prevale su una valutazione puramente matematica. Se il debitore ha agito correttamente e tutti i creditori hanno ricevuto un pagamento, seppur esiguo e non meramente simbolico, l’esdebitazione deve essere concessa, in linea con il principio del ‘favor debitoris’ e del diritto europeo che mira a garantire una seconda opportunità.

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Esdebitazione: Soddisfacimento Minimo non Osta al Beneficio

L’istituto dell’esdebitazione rappresenta una delle più importanti tutele per l’imprenditore onesto ma sfortunato, offrendo la possibilità di un nuovo inizio (‘fresh start’) dopo un fallimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sui criteri per la sua concessione, affermando che un pagamento anche minimo ai creditori non preclude l’accesso al beneficio, a condizione che il debitore sia ‘meritevole’.

I Fatti del Caso: Dalla Negazione alla Cassazione

Il caso riguarda un socio illimitatamente responsabile di una società in nome collettivo, dichiarata fallita insieme ai suoi soci. Al termine della procedura di liquidazione, il socio ha presentato istanza di esdebitazione. Il curatore fallimentare aveva attestato la sussistenza delle condizioni di ‘meritevolezza’ del debitore, evidenziando che i ritardi nella liquidazione erano dovuti a difficoltà nella vendita degli immobili.

Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta. La loro decisione si basava sul cosiddetto requisito oggettivo: la percentuale di soddisfacimento dei creditori era stata giudicata ‘irrisoria’ (di poco superiore al 2%), ritenendo che ciò equivaleva a un mancato pagamento e vanificava la norma.

Il Principio di Diritto e il Criterio dell’Esdebitazione

Il ricorrente ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Cassazione, sostenendo che il presupposto fondamentale per l’esdebitazione è la ‘meritevolezza’ del fallito, un requisito soggettivo pacificamente riconosciuto nel caso di specie. Secondo la difesa, un’interpretazione che si concentra esclusivamente sulla percentuale di pagamento finisce per penalizzare ingiustamente il debitore, disancorando l’istituto dalla sua finalità principale, ovvero valutare la condotta dell’individuo.

La questione centrale era quindi stabilire se un soddisfacimento, seppur minimo, potesse essere considerato sufficiente a integrare il requisito di pagamento ‘almeno in parte’ richiesto dalla vecchia legge fallimentare.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando il decreto impugnato e concedendo direttamente il beneficio dell’esdebitazione. Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione evolutiva e costituzionalmente orientata della normativa.

La Prevalenza della Meritevolezza

I giudici hanno ribadito che la valutazione per la concessione dell’esdebitazione non può ridursi a una mera operazione matematica. Il requisito soggettivo della meritevolezza, ovvero l’assenza di condotte ostruzionistiche, fraudolente o negligenti, è l’elemento essenziale e preminente. Negare il beneficio solo per la scarsa consistenza del patrimonio liquidato, spesso dipendente da fattori esterni, significherebbe punire il debitore per la sua povertà e non per la sua condotta.

L’Interpretazione alla Luce del Diritto Europeo

La Corte ha sottolineato come questa interpretazione sia coerente con il ‘favor debitoris’ e con i principi del diritto europeo, in particolare con la Direttiva Insolvency (UE) 2019/1023. Tale direttiva, che ha portato all’eliminazione del requisito oggettivo nel nuovo Codice della Crisi d’Impresa, mira a garantire procedure di ‘discharge’ efficaci per consentire agli imprenditori un nuovo inizio. La valutazione deve essere proporzionata alla concreta situazione patrimoniale del debitore, non basata su rigide soglie percentuali.

Oltre il Dato Matematico: Una Valutazione Complessiva

La Cassazione ha chiarito che il concetto di soddisfacimento ‘affatto irrisorio’ deve essere riscontrato solo quando il pagamento è talmente esiguo da risultare meramente simbolico (‘nummo uno’). Nel caso specifico, un pagamento superiore al 2%, e che secondo i calcoli del ricorrente poteva raggiungere il 7%, non può essere considerato tale. Il giudice di merito deve compiere una valutazione complessiva di tutte le risultanze della procedura, includendo l’entità dell’attivo acquisito, i costi prededucibili e le difficoltà della liquidazione, senza arrestarsi al solo dato percentuale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per il diritto fallimentare. Stabilisce che, una volta accertata la correttezza e la buona fede del debitore (‘meritevolezza’), l’esdebitazione diventa la regola, e può essere negata solo in casi eccezionali di totale o meramente simbolico insoddisfacimento dei creditori. Si sposta così il focus dal risultato economico della liquidazione alla condotta del debitore, in piena coerenza con la ratio dell’istituto, che è quella di premiare l’onestà e favorire il reinserimento del fallito nel tessuto economico e sociale.

È possibile ottenere l’esdebitazione anche se i creditori sono stati pagati solo in minima parte?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il debitore è considerato ‘meritevole’ e tutti i creditori hanno ricevuto un pagamento, seppur esiguo ma non meramente simbolico (nel caso di specie, superiore al 2%), l’esdebitazione può essere concessa.

Quale criterio prevale tra la meritevolezza del debitore e la percentuale di soddisfacimento dei creditori per la concessione dell’esdebitazione?
Prevale il criterio soggettivo della meritevolezza. La Corte ha stabilito che la valutazione della buona fede e della correttezza della condotta del debitore è l’elemento essenziale e preminente rispetto a una rigida valutazione matematica della percentuale di debito ripagato.

Un giudice può negare l’esdebitazione basandosi solo su un calcolo matematico della percentuale di debito ripagato?
No. La Corte ha specificato che la valutazione non può ridursi a una mera operazione ‘matematica’. Il giudice deve effettuare un’analisi complessiva di tutte le circostanze della procedura, evitando di basare la decisione unicamente sulla registrazione del dato percentuale di soddisfacimento dei creditori, che non è nemmeno esplicitato come parametro formale nella norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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