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Esdebitazione: quando il 4% è sufficiente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26303/2024, ha concesso il beneficio dell’esdebitazione a un imprenditore fallito. La Corte ha stabilito che un soddisfacimento dei creditori pari al 4,09% non può essere considerato ‘affatto irrisorio’ e, pertanto, non osta alla liberazione dai debiti residui. La decisione ribalta i precedenti giudizi di merito che avevano negato il beneficio, chiarendo che l’esdebitazione va concessa a meno che i creditori non siano rimasti totalmente insoddisfatti.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Esdebitazione: anche un piccolo pagamento può liberare dai debiti

L’esdebitazione rappresenta una vera e propria seconda possibilità per l’imprenditore onesto ma sfortunato. Questo istituto giuridico consente la liberazione dai debiti che non è stato possibile onorare al termine di una procedura fallimentare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26303/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale su uno dei requisiti più dibattuti: quanto bisogna pagare ai creditori per meritare questo beneficio? La risposta della Corte è stata sorprendente: anche una percentuale apparentemente bassa, come il 4,09%, può essere sufficiente.

I Fatti del Caso: Un Percorso a Ostacoli

Un imprenditore individuale, dopo la chiusura del suo fallimento dichiarato nel 2009, presentava domanda di esdebitazione. Il Tribunale rigettava la richiesta, ritenendo ostativa una precedente sentenza di patteggiamento per il reato di omessa tenuta delle scritture contabili.
L’imprenditore proponeva reclamo alla Corte d’Appello, la quale ribaltava la motivazione del Tribunale. I giudici d’appello sostenevano che una sentenza di patteggiamento per un reato ormai estinto non impedisce l’accesso all’esdebitazione. Tuttavia, la Corte d’Appello negava ugualmente il beneficio, ma per una ragione diversa: il requisito oggettivo. A fronte di debiti per oltre 760.000 euro, l’attivo recuperato era di circa 31.000 euro, consentendo un pagamento complessivo ai creditori del solo 4,09%. Una percentuale ritenuta ‘irrisoria’ e, quindi, insufficiente a integrare il ‘soddisfacimento almeno parziale’ richiesto dalla legge.

La Decisione della Cassazione: il Principio dell’Esdebitazione

L’imprenditore non si arrendeva e ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il suo ricorso, cassando la decisione d’appello e concedendo direttamente il beneficio dell’esdebitazione. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del requisito oggettivo previsto dalla legge fallimentare.

L’interpretazione del requisito oggettivo per l’esdebitazione

La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (espresso dalle Sezioni Unite nel 2011), secondo cui il beneficio dell’esdebitazione deve essere concesso ogni volta che i presupposti soggettivi di meritevolezza del debitore sono presenti. L’unico limite è rappresentato da due situazioni estreme: il totale mancato pagamento dei creditori o un pagamento in percentuale ‘affatto irrisoria’.

Cos’è un pagamento ‘affatto irrisorio’?

Secondo la Cassazione, una percentuale del 4,09% non può essere definita ‘affatto irrisoria’. Sebbene bassa, si tratta di una quota tutt’altro che simbolica, che rappresenta un effettivo, seppur minimo, soddisfacimento per i creditori. Di conseguenza, negare l’esdebitazione in un caso simile contrasterebbe con la finalità dell’istituto, che è quella di incentivare il reinserimento del fallito nel circuito economico.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione costituzionalmente orientata della norma. L’obiettivo dell’esdebitazione è favorire il ‘fresh start’ del debitore meritevole. Pretendere percentuali di soddisfacimento elevate vanificherebbe questo scopo, limitando il beneficio solo a procedure fallimentari con un cospicuo attivo, che sono una minoranza. La Corte ha stabilito che il giudice non deve fare una valutazione arbitraria sulla ‘congruità’ della percentuale, ma deve limitarsi a verificare che non sia pari a zero o quasi. Un pagamento del 4,09% supera questa soglia minima, integrando il requisito del ‘soddisfacimento almeno parziale’ e aprendo le porte alla liberazione dai debiti residui.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Essa rafforza la tutela del debitore fallito e chiarisce che l’accesso all’esdebitazione non è precluso da procedure con un attivo limitato. La decisione stabilisce un principio di certezza del diritto: finché i creditori ricevono un pagamento che non sia puramente simbolico o nullo, il requisito oggettivo deve considerarsi soddisfatto. Questo approccio favorisce il recupero economico e sociale dell’imprenditore, in linea con lo spirito delle più recenti riforme in materia di crisi d’impresa, che vedono l’insolvenza non come una colpa da sanzionare, ma come un evento da gestire per consentire una ripartenza.

Una condanna penale per reati fallimentari impedisce sempre l’esdebitazione?
No. Secondo la Corte, una sentenza di patteggiamento per un reato che è stato successivamente dichiarato estinto non preclude l’accoglimento della domanda di esdebitazione.

Quale percentuale di pagamento ai creditori è considerata sufficiente per ottenere l’esdebitazione?
La sentenza non fissa una percentuale minima precisa, ma chiarisce che anche una quota bassa, come il 4,09%, è sufficiente. Il beneficio va concesso a meno che i creditori non siano rimasti totalmente insoddisfatti o soddisfatti in misura ‘affatto irrisoria’.

Cosa si intende per soddisfacimento ‘affatto irrisorio’ dei creditori?
Si intende un pagamento puramente simbolico o quasi nullo. La Corte ha stabilito che un soddisfacimento del 4,09% non rientra in questa categoria, in quanto rappresenta un pagamento effettivo, seppur parziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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