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Esdebitazione: non basta la bassa percentuale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27565/2024, ha stabilito che la concessione dell’esdebitazione a un imprenditore fallito non può essere negata basandosi unicamente su una percentuale di soddisfacimento dei creditori ritenuta ‘irrisoria’ (nella specie, inferiore all’1%). La valutazione del giudice deve essere complessiva e non meramente matematica, tenendo conto di tutte le circostanze del caso e del principio del ‘favor debitoris’. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva respinto l’istanza di una socia fallita, poiché non aveva considerato correttamente né la sua quota di proprietà dei beni venduti prima del fallimento, né la natura e l’entità dei pagamenti effettivamente eseguiti.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Esdebitazione: Non Basta una Percentuale Irrisoria per Negarla

L’ordinanza n. 27565/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale del diritto fallimentare: i criteri per la concessione dell’esdebitazione, ovvero la liberazione dai debiti residui al termine della procedura. Questa decisione è fondamentale perché chiarisce che il beneficio del cosiddetto “fresh start” non può essere negato sulla base di un mero calcolo matematico della percentuale di soddisfacimento dei creditori. La valutazione del giudice deve essere ben più approfondita e orientata a un’analisi complessiva della situazione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una socia accomandataria di una società in accomandita semplice, fallita a seguito del fallimento della società stessa. Dopo la chiusura della procedura fallimentare, la donna aveva presentato istanza per ottenere l’esdebitazione. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua richiesta. La decisione negativa si basava su due principali motivi:
1. Requisito oggettivo: la percentuale di soddisfacimento dei creditori era risultata inferiore all’1%, una quota considerata “del tutto irrisoria”.
2. Requisito soggettivo: la condotta della socia prima del fallimento era stata giudicata negativamente. In particolare, la vendita di quote di una società immobiliare e di un immobile di sua proprietà era stata vista come un’operazione che aveva aggravato il dissesto finanziario, sottraendo beni all’attivo fallimentare.

La socia ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero omesso di considerare un fatto decisivo: lei era proprietaria solo del 50% dei beni venduti. Di conseguenza, la sua condotta andava rivalutata sotto una luce diversa.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Esdebitazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando il decreto della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione si articola su due punti chiave, corrispondenti ai requisiti oggettivi e soggettivi per l’esdebitazione.

Il Requisito Soggettivo: Una Valutazione Completa

La Cassazione ha rilevato che la Corte d’Appello ha errato nel valutare la condotta della ricorrente. I giudici di merito, pur menzionando che la socia era comproprietaria al 50% dell’immobile e socia al 50% della società immobiliare, non ne hanno tratto le dovute conseguenze. Una corretta valutazione avrebbe dovuto considerare che solo una parte del ricavato delle vendite sarebbe potuta confluire nel patrimonio della società fallita. Ignorare questo aspetto ha portato a un giudizio incompleto e potenzialmente ingiusto sulla meritevolezza della debitrice.

Il Requisito Oggettivo e il Principio del “Favor Debitoris”

Il punto più innovativo della sentenza riguarda il requisito oggettivo. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: la valutazione sulla natura “affatto irrisoria” del soddisfacimento dei creditori non può essere una mera operazione matematica. L’esdebitazione è ispirata al principio del favor debitoris, volto a consentire al debitore un “nuovo inizio” (fresh start). Questo approccio è coerente con la normativa europea, che spinge per eliminare ostacoli eccessivamente rigidi alla liberazione dai debiti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che ridurre l’analisi a un dato percentuale significa ignorare la complessità della procedura fallimentare. Il giudice di merito deve invece “abbracciare e discernere, anche comparativamente, tutte le peculiarità e le proporzionalità della singola procedura”. Questo significa che, per negare l’esdebitazione, non è sufficiente constatare che i creditori sono stati pagati in minima parte. È necessario un esame più profondo che consideri:
* Quali pagamenti sono stati effettivamente eseguiti.
* Quale natura avevano tali pagamenti.
* Quali creditori li hanno ricevuti.
* Il quadro complessivo della procedura, incluso il comportamento del debitore.

La Corte d’Appello si era limitata a registrare il dato inferiore all’1%, senza approfondire nessuno di questi aspetti. Un’analisi così superficiale, secondo la Cassazione, rischia di portare a decisioni arbitrarie e non rispetta lo spirito della norma, che è quello di concedere il beneficio a meno che i creditori non siano rimasti totalmente insoddisfatti.

Conclusioni: L’Impatto della Sentenza sull’Esdebitazione

Questa ordinanza rafforza un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Essa impone ai tribunali di merito un approccio più sostanziale e meno formale nella valutazione delle istanze di esdebitazione. Non si può più negare la possibilità di un nuovo inizio a un imprenditore sfortunato basandosi solo su una fredda percentuale. La decisione dovrà essere frutto di una valutazione ponderata di tutti gli elementi, soggettivi e oggettivi, che hanno caratterizzato la procedura fallimentare, sempre tenendo a mente la finalità riabilitativa dell’istituto.

Una percentuale di pagamento ai creditori inferiore all’1% è sufficiente per negare l’esdebitazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la valutazione non può ridursi a un mero dato percentuale. L’accertamento della natura “affatto irrisoria” del pagamento deve basarsi su un’analisi complessiva della procedura e non su una mera operazione matematica.

Come deve essere valutato il requisito del “parziale soddisfacimento” dei creditori per concedere l’esdebitazione?
Deve essere valutato secondo un’interpretazione coerente con il principio del favor debitoris (favore per il debitore). Il giudice deve considerare tutte le peculiarità del caso, la proporzionalità della procedura e il quadro complessivo, evitando pronunce arbitrarie basate solo su dati numerici.

Qual è l’obiettivo principale dell’istituto dell’esdebitazione secondo la Corte?
L’obiettivo è consentire al fallito un “nuovo inizio” (fresh start), permettendogli di recuperare la propria attività economica una volta azzerate le posizioni debitorie. Questo è in linea sia con la legislazione nazionale che con quella europea, che promuovono la riabilitazione dell’imprenditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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