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Errore revocatorio Cassazione: quando è inammissibile?

Una società cooperativa, dichiarata fallita, ricorre in Cassazione lamentando un errore nella notifica del decreto ingiuntivo originario. La Corte dichiara inammissibile il ricorso per genericità. La società propone istanza di revocazione, sostenendo un errore di fatto. La Cassazione rigetta anche questa, chiarendo la differenza tra errore revocatorio (percettivo) e l’errore di giudizio (error in iudicando), non sindacabile con questo strumento. La parola chiave è errore revocatorio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Revocatorio in Cassazione: Quando l’Errore di Giudizio non è un Errore di Fatto

Nel complesso mondo della procedura civile, distinguere tra i diversi tipi di errore in cui può incorrere un giudice è fondamentale per scegliere il corretto mezzo di impugnazione. L’ordinanza in esame offre un chiarimento cruciale sulla differenza tra un errore revocatorio, ovvero un errore puramente percettivo, e un errore di giudizio. Comprendere questa distinzione è essenziale per evitare di vedersi dichiarare inammissibile un ricorso, come accaduto nel caso di specie, dove una società ha tentato di contestare una decisione della Cassazione attraverso lo strumento della revocazione, senza successo.

I Fatti di Causa: Dal Fallimento al Ricorso

La vicenda ha origine dalla dichiarazione di fallimento di una società cooperativa di trasporti, disposta dal Tribunale. La società ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello, ma il suo reclamo è stato respinto. Di conseguenza, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la propria difesa su un vizio procedurale cruciale: la mancata o inesistente notificazione del decreto ingiuntivo che aveva dato il via alla procedura fallimentare.

La Prima Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Genericità

Con una prima ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione era netta: la doglianza era stata formulata in modo del tutto aspecifico. La società ricorrente, pur lamentando la “carenza assoluta-inesistenza della notificazione”, non aveva né riprodotto nel ricorso il contenuto della relazione di notifica contestata, né spiegato concretamente per quale motivo tale notifica dovesse considerarsi giuridicamente inesistente. In pratica, si era limitata a un’affermazione generica, violando il principio di specificità dei motivi di ricorso stabilito dall’art. 366, comma 1, n. 6, del codice di procedura civile.

Il Ricorso per Revocazione e l’Assertivo Errore Revocatorio

Non dandosi per vinta, la società ha proposto un ulteriore ricorso, questa volta per la revocazione della precedente ordinanza di inammissibilità. La tesi difensiva si basava sull’idea che la Corte avesse commesso un errore revocatorio. Secondo la ricorrente, avendo denunciato un error in procedendo (un errore nell’applicazione delle norme processuali), la Corte avrebbe avuto il potere e il dovere di accedere direttamente agli atti del processo per verificare la fondatezza della contestazione sulla notifica. Non facendolo, e dichiarando il ricorso inammissibile per genericità, la Corte sarebbe incorsa in un errore di percezione sulla realtà processuale.

Le Motivazioni della Corte: Differenza tra Errore Revocatorio e di Giudizio

La Corte di Cassazione, con la decisione in commento, ha dichiarato inammissibile anche il ricorso per revocazione, fornendo una spiegazione dirimente sulla natura dell’errore revocatorio. La Corte ha chiarito che l’errore che giustifica la revocazione ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c., è un errore meramente percettivo. Si tratta di una svista materiale, incontrovertibile, che porta il giudice a basare la sua decisione sulla supposta esistenza (o inesistenza) di un fatto che, in realtà, risulta pacificamente escluso (o provato) dagli atti di causa. Se il giudice avesse percepito correttamente il fatto, la sua decisione sarebbe stata diversa.

Nel caso in esame, invece, la censura mossa dalla società non riguardava un errore di percezione, ma un errore di giudizio (error in iudicando). La società stava, in sostanza, criticando la valutazione giuridica con cui la Corte aveva ritenuto il suo primo ricorso non conforme ai requisiti di specificità imposti dalla legge. Contestare l’interpretazione di una norma processuale (come l’art. 366 c.p.c.) e le conseguenze che ne trae il giudice non costituisce un errore di fatto, ma un dissenso sulla valutazione giuridica. Questo tipo di errore, anche se relativo agli elementi processuali, rientra nell’attività interpretativa e valutativa del giudice e non può essere contestato con lo strumento della revocazione.

Le Conclusioni: Quando l’Errore Revocatorio non è Ammissibile

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il rimedio della revocazione non può essere utilizzato come un ulteriore grado di giudizio per contestare la valutazione giuridica compiuta dalla Corte di Cassazione. L’errore revocatorio è un vizio circoscritto a una percezione errata e palese della realtà processuale, non a un disaccordo sull’interpretazione del diritto. Confondere un presunto error in iudicando con un errore di fatto porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questa decisione serve da monito per i professionisti del diritto sull’importanza di qualificare correttamente i vizi della sentenza e di utilizzare gli strumenti di impugnazione appropriati, rispettandone i rigorosi presupposti.

Qual è la differenza fondamentale tra errore revocatorio ed errore di giudizio (error in iudicando)?
L’errore revocatorio è un errore di percezione materiale e oggettivo sui fatti di causa (es. leggere una data sbagliata su un documento). L’errore di giudizio, invece, riguarda la valutazione e l’interpretazione delle norme giuridiche applicate al caso. Solo il primo può essere motivo di revocazione.

Perché il primo ricorso della società è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per aspecificità. La società ha lamentato l’inesistenza della notifica di un decreto ingiuntivo senza però riprodurre nel ricorso la relazione di notifica contestata né spiegare in modo dettagliato le ragioni giuridiche della sua presunta inesistenza, violando così quanto prescritto dall’art. 366, comma 1, n. 6, del codice di procedura civile.

È possibile usare il ricorso per revocazione per contestare la valutazione della Cassazione sull’ammissibilità di un precedente ricorso?
No. Secondo la Corte, contestare la valutazione con cui la Cassazione ha ritenuto un ricorso inammissibile per genericità non costituisce un errore di fatto, ma un dissenso sull’attività interpretativa e valutativa del giudice. Si tratta di un presunto error in iudicando, che non rientra nell’ambito di applicazione della revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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