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Errore materiale: quando non si può correggere la sentenza

Un gruppo di ricorrenti ha richiesto la correzione di un’ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore materiale nel calcolo delle spese legali liquidate a favore della controparte, una grande società. La Corte ha dichiarato l’istanza inammissibile, chiarendo che la contestazione non riguardava un vero errore materiale, bensì l’esercizio del potere discrezionale del giudice nella quantificazione delle spese, che non è sindacabile tramite la procedura di correzione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Materiale: Limiti e Differenze con la Valutazione del Giudice

L’istituto della correzione dell’errore materiale è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento, pensato per emendare sviste e imprecisioni che possono occorrere nella redazione di un provvedimento giudiziario. Tuttavia, i suoi confini sono ben definiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su cosa costituisca un errore correggibile e cosa, invece, rientri nel potere decisionale del giudice, non sindacabile con questo strumento.

I Fatti di Causa: La Contestazione sulla Liquidazione delle Spese

La vicenda trae origine da una precedente ordinanza con cui la Suprema Corte aveva respinto il ricorso di un gruppo di soggetti contro una grande società, condannandoli al pagamento delle spese legali per un importo di 15.000,00 euro, oltre accessori.

I ricorrenti, ritenendo tale somma eccessiva e ‘penalizzante’, hanno presentato un’istanza di correzione. A loro avviso, la liquidazione delle spese costituiva un errore materiale in quanto violava palesemente i parametri ministeriali (D.M. 55/2014). Sostenevano, inoltre, che la presenza di più parti con posizioni identiche non aveva aumentato la complessità del caso, e quindi non giustificava un importo così elevato.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità dell’Istanza di Correzione

La Corte di Cassazione ha esaminato l’istanza e l’ha dichiarata palesemente inammissibile. La decisione si fonda su una distinzione cruciale: quella tra un errore oggettivo e una valutazione soggettiva del giudice.

I giudici hanno chiarito che l’istanza dei ricorrenti non individuava alcun errore materiale o di calcolo secondo la definizione degli artt. 287 e 391 bis del codice di procedura civile. Piuttosto, i ricorrenti lamentavano errori ‘presunti’ e ‘apparenti’ che, in realtà, contestavano il merito della decisione del giudice sulla quantificazione delle spese.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Errore Materiale e Potere Discrezionale

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la procedura di correzione di errore materiale serve a rimediare a sviste evidenti, come un errore di calcolo aritmetico o un refuso, che non alterano il contenuto logico-giuridico della decisione. Non può, invece, essere utilizzata per rimettere in discussione il giudizio di valore espresso dal giudice.

Nel caso specifico, la liquidazione delle spese legali, sebbene possa apparire elevata alla parte soccombente, è avvenuta ‘nei limiti di quanto previsto dalle disposizioni di legge e nell’esercizio del potere discrezionale del giudice’. Il giudice, nel determinare l’importo, esercita una facoltà valutativa che tiene conto di vari fattori. Contestare questa valutazione non significa denunciare un errore materiale, ma tentare di ottenere una nuova valutazione del merito, cosa non consentita tramite l’istanza di correzione. Infine, la Corte ha deciso di non provvedere sulle spese di questo specifico procedimento, in linea con precedenti orientamenti giurisprudenziali per casi analoghi.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ci ricorda che gli strumenti processuali devono essere utilizzati per le finalità per cui sono stati concepiti. La correzione per errore materiale non è una scorciatoia per impugnare una decisione sfavorevole. La distinzione tra un errore oggettivo e l’esercizio del potere discrezionale del giudice è netta: il primo è emendabile, il secondo può essere contestato solo attraverso i mezzi di impugnazione ordinari, qualora ne sussistano i presupposti. La pronuncia rafforza la stabilità delle decisioni giudiziarie, impedendo che valutazioni di merito, come la quantificazione delle spese, possano essere continuamente rimesse in discussione con strumenti impropri.

Quando è possibile chiedere la correzione di un errore materiale in un provvedimento giudiziario?
Secondo la Corte, la correzione è ammessa solo in presenza di un effettivo errore materiale o di calcolo, come previsto dall’art. 287 c.p.c., e non per contestare la valutazione discrezionale del giudice.

La determinazione dell’importo delle spese legali da parte del giudice può essere considerata un errore materiale?
No. L’ordinanza chiarisce che la liquidazione delle spese, quando avviene nei limiti di legge, rientra nel potere discrezionale del giudice e non costituisce un errore materiale correggibile, anche se la parte la ritiene penalizzante.

Cosa accade se un’istanza di correzione viene giudicata inammissibile?
Se l’istanza viene dichiarata inammissibile, come nel caso di specie, il provvedimento originale rimane invariato. In questa circostanza, la Corte ha anche deciso di non statuire sulle spese del procedimento di correzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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