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Errore materiale: la Cassazione corregge l’ordinanza

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 14895/2024, ha disposto la correzione di un errore materiale presente in un suo precedente provvedimento. L’errore consisteva in una frase palesemente estranea e priva di senso logico inserita nel testo della motivazione. La Corte ha ordinato la sua eliminazione, specificando che tale intervento non modifica in alcun modo né le ragioni di fondo né la decisione finale della causa tra un privato e un ente pubblico.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Materiale: Quando la Cassazione si Corregge da Sola

Un errore materiale in un’ordinanza della Corte di Cassazione può sembrare un evento raro, ma il sistema giudiziario prevede meccanismi precisi per garantirne la correzione senza inficiare la validità della decisione. L’ordinanza n. 14895 del 28 maggio 2024 della Sezione Lavoro offre un chiaro esempio di come la Corte agisca per emendare i propri atti, assicurando chiarezza e coerenza formale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla rilevazione, da parte della stessa Corte di Cassazione, di un’anomalia all’interno di una sua precedente ordinanza. Durante la revisione del testo, i giudici si sono accorti della presenza di una frase completamente fuori contesto e priva di senso logico: “Ma questo tipo di censura non è formulato dal ricorrente non parla mi pare”. Questa frase, identificata come un evidente refuso, era stata inserita per sbaglio alla fine di un passaggio argomentativo della motivazione. Riconosciuta la natura puramente formale dell’inesattezza, la Corte ha deciso di intervenire d’ufficio, cioè di propria iniziativa, fissando un’udienza apposita per procedere alla correzione.

La Procedura di Correzione per Errore Materiale

La procedura di correzione dell’errore materiale è uno strumento volto a emendare vizi formali che non toccano la sostanza della decisione. Si tratta di sviste, errori di calcolo, o, come in questo caso, refusi che, se non corretti, potrebbero generare confusione ma la cui eliminazione non cambia il percorso logico-giuridico seguito dal giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che l’inserimento della frase anomala era il frutto di un “mero errore materiale”. Pertanto, la sua eliminazione era non solo opportuna, ma necessaria per ripristinare la corretta forma del provvedimento. L’intervento non ha richiesto una nuova discussione sul merito della controversia originaria tra il ricorrente e l’ente pubblico resistente.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni alla base della decisione di correggere l’ordinanza sono semplici e lineari. Il Collegio ha verificato il carattere puramente materiale dell’errore, constatando che la frase incriminata era un’aggiunta accidentale e non un elemento del ragionamento giuridico. I giudici hanno quindi affermato un principio fondamentale: la correzione, con la conseguente eliminazione del refuso, non altera in alcun modo né la ratio decidendi (cioè la ragione giuridica fondante della decisione originale) né il dispositivo (la parte finale in cui si statuisce la decisione concreta). In altre parole, la sentenza originaria resta valida e immutata nel suo significato e nel suo esito; viene semplicemente “ripulita” da un errore di battitura.

Le Conclusioni

Questa ordinanza dimostra l’efficienza e il rigore del sistema giudiziario nel mantenere l’integrità formale dei propri atti. La capacità della Corte di Cassazione di auto-correggersi per un errore materiale rafforza la fiducia nella giustizia, mostrando che anche il più alto grado di giudizio è attento alla precisione e alla chiarezza dei provvedimenti. Per le parti in causa e per gli operatori del diritto, ciò significa poter contare su testi giudiziari privi di ambiguità formali, con la certezza che la sostanza della giustizia non venga intaccata da semplici sviste materiali.

Cos’è un errore materiale secondo questa ordinanza?
È un errore puramente formale, come un refuso o una frase inserita per sbaglio, che non riguarda il merito della decisione. In questo caso, la Corte ha identificato come tale una frase palesemente estranea al contesto logico della motivazione.

La correzione di un errore materiale può modificare la decisione originale?
No, l’ordinanza specifica chiaramente che la correzione non altera né la ‘ratio decidendi’ (le motivazioni di fondo) né il ‘dispositivo’ (la decisione finale) del provvedimento originale. La sostanza della decisione rimane invariata.

Chi ha avviato la procedura di correzione in questo caso?
La procedura è stata avviata ‘d’ufficio’, ovvero su iniziativa della stessa Corte di Cassazione, che si è accorta autonomamente della presenza dell’errore materiale nel proprio provvedimento e ha fissato un’udienza per la sua eliminazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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