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Errore di fatto vs Errore di giudizio: la Cassazione

Una lavoratrice del settore sanitario impugna l’assegnazione di una sede lavorativa, sostenendo che un collega con punteggio inferiore le sia stato preferito. Dopo aver perso in appello, tenta la via della revocazione, lamentando un errore di fatto dei giudici. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo la distinzione fondamentale tra errore di fatto, che riguarda una svista materiale su un dato non controverso, e errore di giudizio, che attiene alla valutazione di fatti dibattuti nel processo. Quest’ultimo, ha stabilito la Corte, non può essere corretto tramite revocazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di fatto e di giudizio: la Cassazione delinea i confini della Revocazione

Nell’ambito del contenzioso legale, la distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio è cruciale, specialmente quando si valuta la possibilità di impugnare una sentenza attraverso il rimedio straordinario della revocazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i paletti che delimitano queste due figure, offrendo importanti chiarimenti per chi si trova ad affrontare complesse vicende processuali. Il caso esaminato riguarda una lavoratrice del settore sanitario che contestava l’assegnazione di una sede di lavoro, ritenendo di essere stata ingiustamente scavalcata in graduatoria.

I Fatti: la contesa sulla sede di lavoro

Una autista-soccorritrice si era rivolta al giudice del lavoro per contestare la mancata assegnazione a una specifica postazione lavorativa, nonostante il suo punteggio in una graduatoria regionale la posizionasse favorevolmente rispetto a un altro collega che, a suo dire, era stato trasferito in quella sede. Il suo ricorso, tuttavia, era stato respinto sia in primo grado sia in appello. La Corte d’Appello, in una prima pronuncia, aveva ritenuto che la sede ambita fosse stata assegnata a un terzo dipendente (peraltro omonimo del collega citato in giudizio) con un punteggio superiore, mentre il collega effettivamente parte del processo, con punteggio inferiore, era stato destinato a un’altra sede.

Il tentativo di revocazione e le nuove prove

Ritenendo che i giudici d’appello fossero incorsi in una svista palese, la lavoratrice ha avviato un giudizio di revocazione. A sostegno della sua tesi, ha dedotto un errore di fatto: la Corte non avrebbe correttamente percepito che il collega con punteggio inferiore lavorava stabilmente nella sede contesa fin dal 2014. Inoltre, la lavoratrice sosteneva di aver scoperto solo dopo la sentenza dei documenti decisivi (i report dei turni di servizio) che provavano la sua affermazione.

Le Motivazioni della Cassazione: la netta distinzione tra i tipi di errore

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva negato la revocazione. Il punto centrale della decisione risiede nella rigorosa distinzione tra errore di fatto revocatorio ed errore di giudizio.

I giudici supremi hanno chiarito che l’errore di fatto, ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c., si configura solo quando il giudice ha una falsa percezione della realtà, una svista materiale su un dato che emerge in modo incontrovertibile dagli atti di causa e che non è stato oggetto di discussione tra le parti. Nel caso di specie, la circostanza del trasferimento del collega era stata, al contrario, un punto controverso fin dal primo grado. La lavoratrice aveva allegato questo fatto, l’azienda lo aveva contestato e la relativa prova non era stata ammessa. Di conseguenza, la decisione del giudice su questo punto, anche se potenzialmente errata, costituisce un errore di valutazione delle prove e delle argomentazioni, ossia un errore di giudizio. Tale errore può essere contestato solo con i mezzi di impugnazione ordinari (come l’appello), non con il rimedio straordinario della revocazione.

L’onere della prova nella scoperta di nuovi documenti

Anche il secondo motivo di ricorso, basato sulla scoperta di documenti decisivi, è stato respinto. La Corte ha sottolineato che, per ottenere la revocazione su questa base, non è sufficiente trovare un documento prima sconosciuto. La parte deve anche dimostrare di non aver potuto produrlo nel giudizio precedente per causa di forza maggiore o per un comportamento doloso dell’avversario. Nel caso in esame, la lavoratrice non ha fornito alcuna prova che l’azienda avesse “nascosto” i report dei turni di servizio. Essendo una dipendente, avrebbe potuto avvalersi di strumenti processuali, come un’istanza di esibizione, per ottenere tali documenti durante il processo. La semplice ignoranza della loro esistenza non è sufficiente se non è causata da fattori esterni e insuperabili.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante sull’uso del rimedio della revocazione. Non si tratta di un “terzo grado” di giudizio per correggere qualsiasi errore del giudice, ma di uno strumento eccezionale, attivabile solo in presenza di vizi specifici e gravi. La distinzione tra errore di fatto (una svista su un dato pacifico) ed errore di giudizio (una valutazione errata di un punto controverso) è fondamentale: solo il primo può aprire la strada alla revocazione. La decisione ribadisce inoltre il rigore dell’onere della prova a carico di chi agisce in revocazione, specialmente quando si lamenta la scoperta di nuovi documenti. È necessario dimostrare non solo la decisività del documento, ma anche l’impossibilità incolpevole di averlo utilizzato nel precedente giudizio.

Qual è la differenza fondamentale tra errore di fatto e errore di giudizio?
L’errore di fatto è una falsa percezione della realtà da parte del giudice su un dato non controverso risultante dagli atti (es. leggere un nome per un altro). L’errore di giudizio, invece, riguarda la valutazione di un punto dibattuto tra le parti o l’interpretazione di una norma. Solo il primo può essere motivo di revocazione.

Quando un errore del giudice può essere corretto con la revocazione?
Un errore può essere corretto con la revocazione solo se rientra in uno dei casi tassativamente previsti dall’art. 395 c.p.c., come un errore di fatto palese e decisivo. Non può essere utilizzato per contestare la valutazione delle prove o l’interpretazione della legge fatta dal giudice su questioni che sono state oggetto di dibattito processuale.

Cosa bisogna dimostrare per ottenere la revocazione per scoperta di nuovi documenti?
Non basta trovare un nuovo documento dopo la fine del processo. La parte che chiede la revocazione deve dimostrare due cose: 1) che il documento è decisivo, cioè che se fosse stato conosciuto avrebbe portato a una decisione diversa; 2) che non ha potuto produrlo nel giudizio precedente per causa di forza maggiore o per fatto doloso dell’avversario. La semplice ignoranza dell’esistenza del documento non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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