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Errore di fatto revocazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la differenza tra un errore materiale non decisivo (lapsus calami) e un vero errore di fatto. Il caso riguardava una presunta prescrizione di un debito per fornitura idrica, dove la Corte, in una precedente ordinanza, aveva indicato una data errata per un atto interruttivo. Tuttavia, poiché il ragionamento logico-giuridico era corretto e si riferiva inequivocabilmente al documento giusto, l’errore è stato ritenuto un mero refuso, non un errore percettivo su un fatto controverso, rendendo l’istanza di errore di fatto revocazione infondata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di Fatto per Revocazione: La Cassazione Chiarisce la Differenza con il Lapsus Calami

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla distinzione tra un mero errore materiale e un errore di fatto revocazione, un vizio che può portare all’annullamento di una decisione giudiziaria. La Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che un semplice refuso nella datazione di un documento, quando il ragionamento complessivo del giudice rimane coerente e corretto, non è sufficiente per attivare questo rimedio straordinario.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’ingiunzione di pagamento emessa da una società di riscossione, per conto di un’azienda fornitrice di servizi idrici, nei confronti degli eredi di un utente defunto. Il debito, di oltre 27.000 euro, si riferiva a bollette non pagate. Gli eredi si opponevano, sostenendo che il credito fosse estinto per prescrizione quinquennale.

Inizialmente, il Tribunale rigettava l’opposizione. Successivamente, la Corte d’Appello accoglieva il gravame degli eredi, ritenendo che una lettera inviata dalla società idrica non fosse idonea a interrompere la prescrizione e che, quindi, il termine fosse decorso.

La Prima Decisione della Cassazione e l’Errore Materiale

La società fornitrice ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte, con una prima ordinanza, accoglieva il ricorso, ribaltando la decisione d’appello. Nel motivare la sua decisione, la Corte affermava che una comunicazione inviata dalla società aveva effettivamente interrotto la prescrizione. Tuttavia, nel testo dell’ordinanza, la Corte indicava erroneamente l’anno 2011 anziché il 2012 per tale comunicazione.

L’Istanza per Errore di Fatto e Revocazione

Sulla base di questa discrepanza, gli eredi presentavano un ricorso per la revocazione dell’ordinanza della Cassazione, sostenendo che la Corte fosse incorsa in un palese errore di fatto revocazione. A loro avviso, se la Corte non fosse caduta in questo errore sulla data, avrebbe dovuto confermare la prescrizione del credito.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile, fornendo una chiara spiegazione dei requisiti necessari per questo rimedio. L’errore di fatto, ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c., deve essere:
1. Percettivo e non valutativo: Deve riguardare una svista su un dato processuale (es. leggere una data sbagliata su un documento) e non un errore nell’interpretazione o valutazione dei fatti.
2. Essenziale e decisivo: L’errore deve essere stato il fondamento unico della decisione; in sua assenza, la conclusione sarebbe stata diversa.
3. Riguardare un punto non controverso: Il fatto su cui cade l’errore non deve essere stato oggetto di dibattito tra le parti.

Nel caso specifico, la Corte ha concluso che l’indicazione dell’anno 2011 era un evidente lapsus calami (un errore di penna). Sebbene la data fosse sbagliata, l’intero contesto della motivazione, inclusa la descrizione dell’atto come “lettera di messa in mora” e il riferimento alla pagina del ricorso dove era trascritta, rendeva palese che la Corte si riferiva alla comunicazione del 20 giugno 2012. L’argomentazione logica della Corte era incentrata sulle caratteristiche di quell’atto specifico, che lo rendevano idoneo a interrompere la prescrizione. La data errata non ha quindi influenzato la sostanza del ragionamento giuridico, che ha correttamente identificato un evento ostativo alla maturazione della prescrizione. L’errore, pertanto, non era né essenziale né decisivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: non ogni imprecisione in una sentenza apre la strada alla revocazione. Il rimedio dell’errore di fatto revocazione è riservato a sviste percettive gravi e determinanti che minano le fondamenta logiche della decisione. Un semplice refuso, facilmente riconoscibile come tale dal contesto generale della motivazione, non possiede la gravità necessaria per invalidare un provvedimento giudiziario. La Corte ha quindi respinto il ricorso, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese legali.

Cos’è un errore di fatto che giustifica la revocazione di una sentenza?
È una svista percettiva del giudice su un fatto processuale decisivo e non controverso tra le parti. L’errore deve essere tale che, se non fosse stato commesso, la decisione sarebbe stata di segno opposto. Non include errori di valutazione o di giudizio.

Un errore di battitura in una sentenza è considerato un errore di fatto revocabile?
No. Secondo la Corte, un semplice errore materiale, come un refuso su una data (definito lapsus calami), che non altera la sostanza del ragionamento logico-giuridico del giudice, non costituisce un errore di fatto rilevante ai fini della revocazione.

Cosa rende un errore “decisivo” ai fini della revocazione?
Un errore è decisivo quando la decisione giudiziaria si fonda direttamente ed esclusivamente su di esso. Se, nonostante l’errore, il percorso argomentativo della sentenza rimane valido e coerente basandosi su altri elementi correttamente percepiti, l’errore non è considerato decisivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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