LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Un condomino propone ricorso per revocazione contro un’ordinanza della Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio nell’interpretazione di una perizia tecnica. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che la critica alla valutazione delle prove costituisce un errore di giudizio e non un errore percettivo che giustifica la revocazione. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato per lite temeraria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di Fatto Revocatorio: i Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui confini di uno strumento processuale tanto specifico quanto delicato: la revocazione per errore di fatto revocatorio. Attraverso l’analisi di una controversia condominiale, la Corte di Cassazione ribadisce la netta distinzione tra un errore di percezione, che può giustificare la revocazione, e un errore di valutazione delle prove, che rappresenta invece un vizio di giudizio non censurabile con questo mezzo straordinario.

I Fatti di Causa: una Controversia Condominiale

La vicenda ha origine dalla domanda di un proprietario di due unità immobiliari che citava in giudizio altri due condomini. L’attore lamentava l’illegittima occupazione dei pianerottoli delle scale comuni con mobili ad uso esclusivo, l’installazione di una canna fumaria non a norma e chiedeva la redazione di una nuova tabella millesimale.
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, accoglieva parzialmente le richieste, ordinando la rimozione dei mobili e della canna fumaria, la quale, secondo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), era stata collocata a distanza irregolare dal tetto e presentava lesioni che causavano fuoriuscite di fumi e odori.

Il Ricorso per Revocazione e l’errore di fatto revocatorio

Dopo che un primo ricorso per cassazione era stato respinto, il condomino soccombente decideva di giocare un’ultima carta: il ricorso per revocazione dell’ordinanza della Suprema Corte. Egli sosteneva che i giudici di legittimità fossero incorsi in un errore di fatto revocatorio ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c. A suo dire, la Corte avrebbe erroneamente letto le risultanze della CTU, trascurando elementi probatori che avrebbero portato a una decisione diversa.
In sostanza, il ricorrente non contestava un errore di percezione materiale, ma un supposto errore nell’interpretazione e valutazione del materiale probatorio, cercando di ottenere un riesame del merito della controversia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, che traccia una linea invalicabile tra l’errore di fatto che consente la revocazione e l’errore di giudizio.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Errore di Fatto e Errore di Valutazione

Il cuore della motivazione risiede nella definizione di errore di fatto revocatorio. Questo, spiega la Corte, consiste in un errore di percezione, una svista materiale che induce il giudice a supporre l’esistenza (o l’inesistenza) di un fatto decisivo, la cui verità è invece incontestabilmente esclusa (o accertata) dagli atti di causa. Si tratta di un errore che si colloca al di fuori dell’attività valutativa del giudice.
Al contrario, un errore che attiene alla valutazione degli atti, all’interpretazione delle risultanze processuali (come quelle di una CTU) e alla scelta tra diverse prove, costituisce un errore di giudizio. Tale errore può, al più, risolversi in un inesatto apprezzamento dei fatti e non può essere fatto valere tramite lo strumento della revocazione, che non è un terzo grado di giudizio sul merito.
Nel caso specifico, il ricorrente, sotto la veste dell’errore di fatto, stava in realtà criticando il modo in cui la Cassazione (e prima ancora la Corte d’Appello) aveva valutato le conclusioni del perito. Questo tipo di censura è estraneo all’ambito della revocazione.

Le Conclusioni: Condanna per Lite Temeraria e Implicazioni Pratiche

La palese inammissibilità del ricorso ha comportato serie conseguenze per il ricorrente. La Corte non solo lo ha condannato al pagamento delle spese processuali, ma anche al risarcimento dei danni per responsabilità aggravata (o lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, comma 3, c.p.c.
I giudici hanno ravvisato una grave negligenza nella proposizione del ricorso, specialmente considerando che si trattava di una prestazione professionale di un avvocato cassazionista, dal quale ci si attende una profonda conoscenza dei limiti degli strumenti processuali. Questa ordinanza serve da monito: la revocazione è un rimedio eccezionale, da utilizzare solo in presenza dei tassativi presupposti di legge. Abusarne per tentare un improprio riesame del merito non solo è inutile, ma espone a sanzioni economiche significative.

È possibile chiedere la revocazione di una sentenza della Cassazione per una presunta errata valutazione delle prove?
No, non è possibile. La revocazione è ammessa solo per un errore di fatto, inteso come un errore di percezione su un fatto decisivo, non per un errore di valutazione o interpretazione delle prove, che costituisce un errore di giudizio.

In cosa consiste esattamente un “errore di fatto revocatorio” ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c.?
Consiste in una svista materiale che porta il giudice a ritenere esistente un fatto la cui verità è esclusa dagli atti, o inesistente un fatto la cui verità è provata. L’errore deve emergere in modo incontestabile dagli atti di causa e non deve aver costituito un punto controverso su cui il giudice si è già pronunciato.

Cosa rischia chi propone un ricorso per revocazione ritenuto palesemente inammissibile?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese legali della controparte e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, rischia una condanna al risarcimento dei danni per responsabilità aggravata (lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, c.p.c., per aver agito con grave negligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati