LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile

Una società in liquidazione ha impugnato per revocazione una precedente ordinanza della Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’omesso esame di questioni processuali o la valutazione errata di documenti costituiscono errori di giudizio e non errori di fatto, non consentendo quindi la revocazione della sentenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Errore di fatto revocatorio: i limiti secondo la Cassazione

L’errore di fatto revocatorio rappresenta uno strumento eccezionale per contestare una decisione giudiziaria definitiva. Tuttavia, i suoi confini sono rigorosamente definiti dalla legge e dalla giurisprudenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce ulteriormente quando questo rimedio non è applicabile, distinguendolo nettamente dall’errore di giudizio e da altri vizi processuali. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere i principi affermati dai giudici.

I fatti di causa

Una società a responsabilità limitata, già dichiarata fallita con sentenza del Tribunale, aveva impugnato senza successo tale decisione fino in Cassazione. Non arrendendosi, la società proponeva un ulteriore ricorso, questa volta per revocazione, avverso l’ordinanza della stessa Corte di Cassazione che aveva rigettato il suo precedente gravame.

La società basava la sua istanza su quattro motivi, sostenendo che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto revocatorio per non aver correttamente valutato questioni relative alla prescrizione di un credito erariale, per aver omesso di esaminare alcuni documenti e per non aver sollevato una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La decisione della Corte di Cassazione e l’errore di fatto revocatorio

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire la netta distinzione tra l’errore di fatto, che consente la revocazione, e l’errore di giudizio, che invece non lo permette per le sentenze di legittimità.

L’errore di fatto, ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c., consiste in una percezione errata della realtà processuale, una svista materiale su un fatto decisivo che emerge incontrovertibilmente dagli atti. Al contrario, l’errore di giudizio attiene all’interpretazione delle norme o alla valutazione delle prove. La Corte ha stabilito che i motivi sollevati dalla ricorrente rientravano tutti in quest’ultima categoria, cercando impropriamente di ottenere un riesame del merito della controversia, precluso in sede di revocazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha smontato punto per punto le argomentazioni della società ricorrente.

In primo luogo, ha chiarito che l’omesso esame di una questione processuale (come un’eccezione di prescrizione) non costituisce un errore di fatto, ma, al massimo, una violazione processuale o un vizio di motivazione. Questi ultimi non sono vizi che possono essere fatti valere tramite lo strumento della revocazione contro una pronuncia della Cassazione.

In secondo luogo, ha specificato che anche una valutazione errata del contenuto di documenti o atti di causa non integra un errore di fatto. Si tratta, infatti, di un’attività valutativa del giudice, che rientra pienamente nell’ambito dell’errore di giudizio. Confondere i due piani significherebbe trasformare la revocazione in un terzo grado di giudizio di merito, snaturando la sua funzione.

Infine, riguardo alla mancata richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’UE, la Cassazione ha sottolineato che la decisione se sollevare o meno una tale questione è una valutazione squisitamente di diritto, non di fatto. Pertanto, anche questa censura è stata ritenuta inammissibile come motivo di revocazione.

Conclusioni

La pronuncia in esame riafferma con forza il principio secondo cui la revocazione per errore di fatto delle sentenze della Corte di Cassazione è un rimedio circoscritto a ipotesi eccezionali di ‘sviste’ materiali e percettive. Non può essere utilizzato per contestare l’interpretazione delle norme, la valutazione delle prove o delle questioni processuali operate dalla Corte. Questa decisione consolida la stabilità delle pronunce di legittimità, impedendo che lo strumento della revocazione venga utilizzato impropriamente per ottenere un riesame di questioni già decise nel merito o in diritto.

L’omesso esame di una questione processuale costituisce un errore di fatto revocatorio?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’omesso esame di una questione processuale non integra un errore di fatto revocatorio. Si traduce in una mancata attività che può configurare, al più, un vizio di motivazione o una violazione processuale, non un’errata percezione di un fatto.

Una valutazione errata di documenti e atti di causa può essere motivo di revocazione di una sentenza della Cassazione?
No. La valutazione, anche se errata, del contenuto degli atti di parte e della motivazione di una sentenza costituisce un errore di giudizio e non un errore di fatto. Pertanto, non è un vizio che può portare alla revocazione della pronuncia della Corte di Cassazione.

La mancata richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE integra un errore di fatto revocatorio?
No, la decisione di effettuare o meno un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea è una valutazione di diritto, non di fatto. Di conseguenza, l’omissione di tale rinvio non può essere fatta valere come errore di fatto ai fini della revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati