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Errore di fatto revocatorio: inammissibile se discusso

Un lavoratore ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Corte di Cassazione, sostenendo un errore di fatto sulla data di impugnazione stragiudiziale del rapporto di lavoro. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’errore di fatto revocatorio non è configurabile se il fatto in questione è stato un punto controverso e discusso tra le parti nel precedente giudizio, trattandosi in tal caso di un errore di giudizio e non di una svista percettiva.

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Errore di Fatto Revocatorio: La Cassazione Chiarisce i Limiti di Ammissibilità

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sui limiti di uno strumento processuale tanto eccezionale quanto delicato: la revocazione per errore di fatto. Il caso riguarda un lavoratore che, dopo aver visto la sua vittoria ribaltata in Cassazione per una questione di termini, ha tentato di far annullare tale decisione sostenendo un errore di fatto revocatorio. La Suprema Corte, tuttavia, ha respinto la richiesta, tracciando una linea netta tra una svista del giudice e una valutazione su un punto controverso.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una controversia di lavoro. Un dipendente aveva ottenuto in primo e secondo grado il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con una società di trasporti, con conseguente condanna di quest’ultima al pagamento di un’indennità risarcitoria. La società, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, eccependo la decadenza dell’azione del lavoratore.

La Suprema Corte, in un primo momento, aveva accolto il ricorso dell’azienda. I giudici avevano ritenuto che l’impugnazione giudiziale del lavoratore fosse tardiva, basando il loro calcolo sulla data del 24 febbraio 2012 come momento dell’impugnativa stragiudiziale. Sulla base di tale presupposto, il termine ultimo per il deposito del ricorso in tribunale scadeva il 20 novembre 2012, mentre il lavoratore lo aveva depositato il giorno successivo, il 21 novembre 2012. Di conseguenza, la domanda del lavoratore era stata rigettata per intervenuta decadenza.

La Richiesta di Revocazione e l’Errore di Fatto Revocatorio

Avverso questa ordinanza, il lavoratore ha proposto istanza di revocazione ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c. Il motivo? La Corte sarebbe incorsa in un errore di fatto revocatorio, supponendo erroneamente che la data dell’impugnativa stragiudiziale fosse il 24 febbraio 2012. Il lavoratore ha sostenuto che la data rilevante era invece quella del 27 febbraio 2012, giorno in cui la comunicazione era stata effettivamente recapitata via fax all’azienda. Se si fosse considerata quest’ultima data, il deposito del ricorso giudiziale sarebbe risultato tempestivo.

La Decisione della Suprema Corte: Nessun Errore di Fatto Revocatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza di revocazione inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura civile: la distinzione tra un errore di percezione (la “svista”) e un errore di valutazione (il “giudizio”).

Un errore di fatto revocatorio, spiegano i giudici, deve consistere in un’erronea percezione dei fatti di causa, una supposizione sull’esistenza o inesistenza di un fatto la cui verità è invece incontestabilmente esclusa o accertata dagli atti. Crucialmente, tale fatto non deve aver costituito un punto controverso su cui il giudice si è pronunciato.

Nel caso di specie, la Corte ha osservato che la data dell’impugnativa stragiudiziale era stata oggetto di un acceso dibattito tra le parti nel precedente giudizio di cassazione. La società aveva sempre fatto riferimento alla missiva del 24 febbraio, mentre il lavoratore, nel suo controricorso, aveva specificamente dedotto e provato che la data di ricezione via fax era il 27 febbraio. La Corte, quindi, non ha “svisto” un fatto pacifico; ha invece valutato le diverse argomentazioni e prove fornite dalle parti e ha compiuto una scelta. Questo atto costituisce un giudizio, non una svista percettiva. Poiché il fatto era controverso, l’eventuale errore del giudice nell’interpretarlo rientra nell’ambito dell’errore di giudizio, non sanabile con lo strumento della revocazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che la revocazione è un rimedio straordinario, destinato a correggere vizi palesi e oggettivi della decisione, non a consentire un nuovo esame del merito. L’errore revocatorio deve essere evidente, assoluto e immediatamente rilevabile dal confronto tra la sentenza e gli atti di causa, senza necessità di ulteriori argomentazioni. Nel momento in cui un fatto diventa oggetto di dibattito processuale, esso esce dal campo della “percezione” per entrare in quello della “valutazione”. La decisione del giudice su quel punto, giusta o sbagliata che sia, è il risultato di un’attività di giudizio e, come tale, non può essere messa in discussione attraverso l’art. 395 n. 4 c.p.c.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sui presupposti per la revocazione. La lezione per i pratici del diritto è chiara: non si può utilizzare questo strumento per tentare di riaprire una discussione su questioni di fatto che sono già state oggetto di contesa processuale. La finalità della norma è quella di rimediare a un errore manifesto e incontrovertibile del giudice, non a offrire alle parti un’ulteriore opportunità per far valere le proprie tesi su punti già dibattuti e decisi.

Quando un errore di fatto può portare alla revocazione di una sentenza della Cassazione?
Un errore di fatto può portare alla revocazione solo se consiste in una svista percettiva del giudice su un fatto la cui verità è incontestabile dagli atti di causa e che non ha costituito oggetto di dibattito e discussione tra le parti.

Perché in questo caso la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso per revocazione?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché il fatto contestato (la data dell’impugnativa stragiudiziale) non era un dato pacifico, ma era stato un punto controverso e attivamente dibattuto tra le parti nel precedente giudizio. La decisione della Corte su quel punto è stata quindi un atto di giudizio, non una svista.

Qual è la differenza essenziale tra un errore di fatto revocatorio e un errore di giudizio?
L’errore di fatto revocatorio è una errata percezione della realtà processuale (es. leggere una data sbagliata su un documento non contestato). L’errore di giudizio è una valutazione errata di fatti, prove o norme giuridiche, specialmente quando i fatti sono stati oggetto di dibattito. Solo il primo può essere motivo di revocazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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