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Errore di fatto: il deposito telematico non basta

Un soggetto ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione per un presunto errore di fatto, sostenendo che la Corte avesse erroneamente omesso di considerare il suo controricorso, negandogli così il rimborso delle spese legali. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l’errore di fatto non sussisteva. Sebbene il controricorso fosse stato notificato, il suo deposito telematico non si era mai perfezionato per la mancanza della ricevuta di accettazione da parte della cancelleria. Di conseguenza, la parte risultava correttamente non costituita e non aveva diritto alle spese.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di fatto e deposito telematico: quando la difesa non è costituita?

L’introduzione del processo civile telematico ha rivoluzionato il lavoro degli avvocati, ma ha anche introdotto nuove criticità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda l’importanza di verificare il perfezionamento di ogni fase del deposito telematico. Il caso analizzato riguarda un ricorso per revocazione basato su un presunto errore di fatto: la Corte, in una precedente decisione, aveva considerato una parte come non costituita, omettendo di pronunciarsi sulle spese legali. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una causa relativa alla risoluzione di un contratto di vitalizio alimentare. La Corte d’Appello aveva dato ragione a una delle parti, che aveva quindi ottenuto la restituzione di un immobile. L’erede della parte soccombente aveva proposto ricorso in Cassazione. In quel primo giudizio, la Suprema Corte aveva dichiarato il ricorso inammissibile.

Tuttavia, nell’ordinanza, la Corte aveva affermato che la parte resistente non si era costituita in giudizio (era rimasta “intimata”) e, di conseguenza, non aveva provveduto alla liquidazione delle spese legali a suo favore. Ritenendo questa affermazione un palese errore di fatto, la parte ha proposto un ricorso per revocazione, sostenendo di aver tempestivamente notificato e depositato il proprio controricorso e di avere quindi diritto al rimborso delle spese.

L’errore di fatto nel deposito telematico incompleto

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione sull’articolo 395, n. 4, c.p.c., che consente la revocazione di una sentenza per un errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa. L’errore, secondo la difesa, consisteva nella mancata rilevazione, da parte della Corte, del controricorso che era stato regolarmente depositato telematicamente.

La Suprema Corte, investita della questione, ha dovuto esaminare nel dettaglio gli atti del precedente fascicolo processuale per verificare se il deposito telematico si fosse effettivamente perfezionato. L’analisi ha rivelato un dettaglio tecnico cruciale. Nel fascicolo erano presenti le prime due ricevute del sistema telematico: la “ricevuta di avvenuta consegna” e la “ricevuta di avvenuta accettazione del sistema”. Tuttavia, mancavano le successive e decisive ricevute: quelle attestanti la ricezione e, soprattutto, l’accettazione del deposito da parte della cancelleria (la cosiddetta “quarta PEC”).

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per revocazione inammissibile. I giudici hanno chiarito che, ai fini della costituzione in giudizio, il deposito telematico di un atto si considera perfezionato non con la semplice generazione delle prime ricevute automatiche, ma solo con l’esito positivo dei controlli successivi da parte della cancelleria. La prova di tale perfezionamento è data proprio dal messaggio contenente l’esito dell’intervento di accettazione.

In assenza di tale prova, il deposito non può considerarsi avvenuto. Di conseguenza, l’affermazione contenuta nella precedente ordinanza – secondo cui la parte era rimasta “intimata” e non si era costituita – non era frutto di una svista o di una falsa percezione, ma una corretta constatazione della realtà processuale risultante dagli atti. Non sussistendo alcun errore di fatto, il presupposto per la revocazione è venuto meno.

Le Conclusioni

Questa decisione sottolinea una lezione fondamentale per i professionisti del diritto: la diligenza nel processo telematico non si esaurisce con l’invio dell’atto. È imperativo monitorare l’intero iter del deposito, assicurandosi di ricevere tutte le ricevute previste, inclusa quella finale di accettazione da parte della cancelleria. La mancanza di quest’ultima comunicazione rende il deposito nullo e la costituzione in giudizio inesistente, con conseguenze potenzialmente gravi, come la mancata liquidazione delle spese legali in caso di vittoria. Un monito a non dare mai per scontato il buon esito di una procedura che, seppur digitale, richiede massima attenzione e verifica.

Quando un errore del giudice può essere considerato un “errore di fatto” ai fini della revocazione?
Un errore è considerato “di fatto” e legittima la revocazione quando consiste in una falsa percezione della realtà materiale, evidente e oggettiva, che emerge dagli atti di causa e determina un contrasto tra la rappresentazione del fatto nella sentenza e quella reale risultante dai documenti processuali.

Perché il deposito telematico di un atto non è stato considerato perfezionato in questo caso?
Il deposito non è stato ritenuto perfezionato perché, sebbene fossero presenti le ricevute di consegna e accettazione del sistema, mancavano nel fascicolo le ricevute successive generate dalla cancelleria, in particolare quella che attesta l’accettazione del deposito a seguito dei controlli manuali. Questa ultima ricevuta è indispensabile per provare il perfezionamento della costituzione in giudizio.

Cosa succede se una parte non si costituisce in Cassazione e il ricorso contro di essa viene dichiarato inammissibile?
Se una parte, pur avendo ricevuto la notifica del ricorso, non si costituisce formalmente depositando un controricorso (rimanendo quindi “intimata”), la Corte non provvede alla liquidazione delle spese di lite a suo favore, anche se il ricorso della controparte viene respinto o dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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