LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Errore di fatto: i limiti alla revoca della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14094/2024, chiarisce la distinzione tra errore di fatto e errore di giudizio. Ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, stabilendo che una valutazione errata delle prove processuali non costituisce un errore di fatto, ma un errore di giudizio, e pertanto non può essere motivo di revocazione della sentenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di Fatto vs. Errore di Giudizio: La Cassazione Spiega i Limiti della Revocazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla nozione di errore di fatto come presupposto per la revocazione di una sentenza della Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 391 bis c.p.c. La Corte distingue nettamente questa fattispecie dall’errore di giudizio, che riguarda invece la valutazione e l’interpretazione degli atti processuali, ribadendo i confini stringenti di questo strumento di impugnazione straordinario.

I Fatti del Caso: Una Lunga Controversia Bancaria

La vicenda trae origine da una causa avviata nel 1999 da un correntista contro un istituto di credito. L’attore contestava la validità di due contratti di conto corrente, denunciando la violazione del divieto di anatocismo trimestrale e l’applicazione di commissioni di massimo scoperto illegittime. Il Tribunale, accogliendo parzialmente le domande e la riconvenzionale della banca, condannava il correntista e la sua fideiussore al pagamento di determinate somme.

La Corte d’Appello, successivamente, rigettava l’appello principale dei debitori e accoglieva quello incidentale della banca, condannando i primi al pagamento di interessi convenzionali ultralegali. Avverso questa decisione, i debitori proponevano ricorso in Cassazione, che veniva parzialmente accolto solo sul terzo motivo relativo agli interessi usurari, mentre i primi due motivi venivano dichiarati inammissibili.

Il Ricorso per Revocazione e il Presunto Errore di Fatto

È contro questa pronuncia della Cassazione che i ricorrenti hanno proposto ricorso per revocazione. Essi sostenevano che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto nel dichiarare inammissibili i primi due motivi del precedente ricorso. In particolare, lamentavano che la Corte avesse erroneamente ritenuto generica la censura sulla valenza probatoria dei conteggi e non avesse percepito la mancata contestazione, in appello, del principio di diritto relativo alla responsabilità del fideiussore. Secondo i ricorrenti, la decisione si fondava su una supposizione errata di fatti la cui verità era esclusa dagli atti di causa.

L’inammissibilità del ricorso secondo la Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato entrambi i motivi del ricorso per revocazione inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato e fondamentale del nostro ordinamento processuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito che l’errore di fatto idoneo a fondare un ricorso per revocazione, ai sensi dell’art. 391 bis c.p.c., deve consistere in una svista percettiva, ovvero in un’affermazione di esistenza o inesistenza di un fatto la cui verità è incontestabilmente esclusa (o affermata) dagli atti processuali. Si tratta di un errore che attiene alla percezione materiale dei fatti, non alla loro valutazione giuridica.

Nel caso specifico, i ricorrenti non denunciavano una svista materiale, ma un presunto ‘inesatto apprezzamento delle risultanze processuali’. Essi criticavano il modo in cui la Corte aveva interpretato e valutato le loro doglianze nel precedente ricorso, ritenendole generiche. Questo tipo di critica, spiega la Corte, non attiene a un errore di fatto, bensì a un errore di giudizio. L’errore di giudizio, che concerne l’interpretazione degli atti e l’applicazione delle norme, non rientra nell’ambito degli errori revocatori, poiché significherebbe consentire una revisione del merito della valutazione compiuta dal giudice, trasformando la revocazione in un ulteriore grado di giudizio.

La Corte ha specificato che la valutazione della specificità di un motivo di ricorso o l’interpretazione del contenuto di un atto processuale sono attività di giudizio. Pertanto, anche se tale valutazione fosse errata, si tratterebbe di un errore di giudizio, non sindacabile tramite lo strumento della revocazione.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la revocazione delle sentenze della Cassazione è un rimedio eccezionale, limitato a casi di errori materiali e percettivi evidenti. La distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio è cruciale: il primo riguarda una divergenza tra la realtà processuale e quanto percepito dal giudice; il secondo attiene al processo logico-giuridico di valutazione di tale realtà. La decisione impedisce che la revocazione possa essere utilizzata come un ‘terzo grado’ di giudizio di legittimità per contestare l’interpretazione e la valutazione degli atti compiute dalla Corte. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali.

Cos’è un errore di fatto secondo la Corte di Cassazione?
Un errore di fatto è una svista puramente percettiva, in cui la Corte afferma l’esistenza di un fatto che è innegabilmente escluso dagli atti di causa, o viceversa. Non riguarda l’interpretazione o la valutazione giuridica degli atti.

Perché un’errata valutazione delle prove non costituisce un errore di fatto?
Perché la valutazione delle prove, come gli estratti conto o la specificità dei motivi di ricorso, è un’attività interpretativa e valutativa che rientra nell’ambito dell’errore di giudizio. Questo tipo di errore attiene al ragionamento del giudice e non a una percezione errata della realtà processuale.

È possibile utilizzare la revocazione per contestare il modo in cui la Cassazione ha giudicato un ricorso?
No. La revocazione non può essere utilizzata per censurare l’apprezzamento o l’interpretazione degli atti processuali compiuta dalla Corte. Farlo significherebbe trasformare questo rimedio straordinario in un ulteriore grado di giudizio, cosa non permessa dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati