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Errore di fatto concordato: la revocazione è il rimedio

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato un decreto di omologazione di un concordato preventivo, sostenendo che il Tribunale avesse approvato una versione superata della proposta. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che in caso di un palese errore di fatto concordato, lo strumento corretto per l’impugnazione non è il ricorso per cassazione, bensì la revocazione ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore di Fatto nel Concordato Preventivo: La Cassazione Chiarisce il Rimedio Giusto

Quando un tribunale commette una svista nell’approvare un piano di risanamento aziendale, quale è lo strumento corretto per far valere le proprie ragioni? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14961/2024, ha fornito una risposta netta a un caso emblematico di errore di fatto concordato. La pronuncia sottolinea una distinzione fondamentale nella procedura civile: quella tra l’errore di diritto, da contestare con il ricorso per cassazione, e l’errore di fatto, per cui è previsto un rimedio specifico: la revocazione.

I Fatti del Caso: Un Percorso Giudiziario Complesso

La vicenda ha origine dalla proposta di concordato preventivo presentata da una società a responsabilità limitata. Dopo un lungo e travagliato iter giudiziario, caratterizzato da sentenze di fallimento poi revocate e da rinvii tra Tribunale e Corte d’Appello, si è giunti finalmente all’omologazione del concordato da parte del Tribunale.

Tuttavia, nel decreto di omologazione, il giudice ha commesso un errore cruciale: ha basato la sua decisione sulla proposta originaria e sulle prime modifiche, ignorando completamente un’ultima e decisiva versione del piano. Quest’ultima versione, che includeva una transazione fiscale approvata dall’Agenzia delle Entrate, era quella effettivamente sottoposta al voto e approvata dalla maggioranza dei creditori.

Il Ricorso per Cassazione e l’errore di fatto concordato

L’Agenzia delle Entrate, sentendosi lesa dal provvedimento che non teneva conto dell’accordo fiscale finale, ha proposto ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si basavano su tre punti principali:

1. Violazione delle norme sul concordato: Il Tribunale aveva omologato un testo diverso da quello approvato dai creditori.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: L’omessa considerazione della transazione fiscale modificata.
3. Vizio procedurale: Il giudice era andato oltre il suo ruolo di controllo formale, entrando nel merito della proposta e modificandola di fatto.

In sostanza, l’Agenzia lamentava un evidente errore di fatto concordato, ovvero una svista palese del giudice che aveva letto e considerato i documenti sbagliati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, pur riconoscendo l’evidenza dell’errore commesso dal Tribunale, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta qualificazione del vizio lamentato. L’errore del giudice di primo grado non era un’errata interpretazione della legge (errore di diritto), ma una svista nella percezione dei fatti processuali (errore di fatto), basata sulla supposizione di un fatto la cui verità era incontestabilmente esclusa dagli atti di causa.

La Corte ha chiarito che il sistema processuale italiano prevede uno strumento specifico per correggere questo tipo di sbaglio: l’impugnazione per revocazione, disciplinata dall’art. 395, n. 4, del codice di procedura civile. Questo rimedio è pensato proprio per le situazioni in cui la decisione si fonda su un errore di percezione che, se non fosse stato commesso, avrebbe portato a una decisione diversa.

Poiché l’Agenzia delle Entrate ha utilizzato lo strumento sbagliato – il ricorso per cassazione invece della revocazione – il suo gravame non poteva essere esaminato nel merito. La scelta del mezzo di impugnazione corretto non è una mera formalità, ma un requisito procedurale essenziale per l’ammissibilità del ricorso stesso.

Le Conclusioni: Scegliere lo Strumento Processuale Corretto è Cruciale

La pronuncia in esame offre un’importante lezione pratica: l’analisi della natura del vizio di una decisione giudiziaria è fondamentale per individuare il corretto rimedio processuale. Confondere un errore di diritto con un errore di fatto può avere conseguenze fatali, portando all’inammissibilità dell’impugnazione e rendendo definitiva una decisione altrimenti emendabile. Nel caso di un errore di fatto concordato, come una svista documentale palese e non controversa, la strada da percorrere non è quella che porta alla Corte di Cassazione, ma quella, più specifica e appropriata, della revocazione.

Cosa succede se un tribunale omologa un concordato preventivo basandosi su documenti sbagliati per una svista?
Secondo la Corte di Cassazione, quando la decisione si fonda su un errore di fatto palese e incontrovertibile, come l’aver considerato una versione superata di una proposta, la decisione stessa è viziata. Tuttavia, questo vizio deve essere fatto valere con lo strumento processuale corretto.

Perché il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’Agenzia ha utilizzato il ricorso per cassazione per lamentare un errore di fatto. La Corte ha stabilito che per questo tipo di vizio (una supposizione errata di un fatto la cui verità era esclusa dagli atti), il rimedio previsto dalla legge è l’impugnazione per revocazione ai sensi dell’art. 395, n. 4, c.p.c., non il ricorso per cassazione.

Qual è la differenza tra un ricorso per cassazione e un’impugnazione per revocazione per errore di fatto?
Il ricorso per cassazione è un mezzo per contestare la violazione o la falsa applicazione di norme di diritto (errori giuridici). L’impugnazione per revocazione per errore di fatto, invece, è un rimedio straordinario che serve a correggere un errore di percezione del giudice su un fatto oggettivo che risulta in modo incontrastabile dagli atti di causa e che è stato decisivo per la sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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