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Errore certificazione unica: chi paga i danni?

A causa di un errore nella certificazione unica, una lavoratrice perdeva un bonus fiscale. L’azienda datrice di lavoro, condannata al risarcimento in appello, ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo un concorso di colpa della dipendente per non aver segnalato tempestivamente l’errore presente in busta paga. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la piena responsabilità del datore di lavoro. È stato chiarito che non è esigibile dal lavoratore un controllo meticoloso dei documenti aziendali, e la sua segnalazione al momento della ricezione della Certificazione Unica è stata ritenuta sufficiente ad escludere ogni sua colpa.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Errore nella Certificazione Unica: il Datore di Lavoro è l’Unico Responsabile del Danno

Un errore nella certificazione unica può costare caro, non solo all’azienda ma anche al dipendente che, a causa di un dato errato, potrebbe perdere importanti benefici fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, stabilendo principi chiari sulla responsabilità del datore di lavoro e sul presunto concorso di colpa del lavoratore che non si accorge tempestivamente dell’errore. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Errore e un Bonus Perduto

Una lavoratrice dipendente si è vista negare un noto bonus fiscale a causa di un errore commesso dal suo datore di lavoro. Nello specifico, nella busta paga di novembre 2016 e, di conseguenza, nella Certificazione Unica (CU) relativa a quell’anno, non erano state conteggiate 7 ore e 15 minuti di lavoro. Questa piccola discrepanza è stata sufficiente a far risultare un reddito complessivo che le ha precluso l’accesso al beneficio.

La lavoratrice si è accorta dell’anomalia solo nel marzo 2017, esaminando la CU appena ricevuta, e ha immediatamente segnalato l’errore all’azienda. Nonostante la segnalazione, l’azienda non ha provveduto alla rettifica. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha condannato la società a risarcire alla dipendente la somma corrispondente al bonus perso, ritenendo l’azienda unica responsabile del danno.

Le Tesi del Datore di Lavoro in Cassazione

L’azienda ha impugnato la sentenza d’appello davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso principalmente su un punto: il concorso di colpa della lavoratrice, ai sensi dell’art. 1227 del codice civile. Secondo la tesi aziendale, la dipendente avrebbe dovuto e potuto accorgersi dell’errore già a dicembre 2016, al momento della ricezione della busta paga di novembre. La sua segnalazione, avvenuta solo mesi dopo, avrebbe aggravato il danno o addirittura contribuito a causarlo, rendendo più complessa o impossibile la rettifica della CU presso l’Agenzia delle Entrate.

La Gestione di un Errore nella Certificazione Unica secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del datore di lavoro, offrendo chiarimenti fondamentali sulla ripartizione delle responsabilità in caso di errore nella certificazione unica e sulla diligenza richiesta al lavoratore.

L’assenza di un concorso di colpa del lavoratore

La Corte ha distinto nettamente due ipotesi di concorso di colpa previste dall’art. 1227 c.c.:
1. Concorso nella causazione del danno (comma 1): Si verifica quando il comportamento del danneggiato contribuisce attivamente a produrre l’evento dannoso. In questo caso, la Corte ha escluso categoricamente tale ipotesi. L’errore nel calcolo delle ore e nella successiva redazione della CU è un evento interamente attribuibile al datore di lavoro, sui cui grava l’obbligo di corretta gestione amministrativa e fiscale del rapporto. Non esiste un obbligo giuridico per il dipendente di controllare e verificare l’operato dell’azienda in fase di elaborazione della busta paga.

2. Mancata mitigazione del danno (comma 2): Questa ipotesi riguarda il comportamento del danneggiato successivo all’evento, che non si attiva per evitare l’aggravamento delle conseguenze negative. Il datore di lavoro sosteneva che la tardiva segnalazione rientrasse in questa fattispecie. Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto all’azienda.

Il dovere di mitigare il danno e i suoi limiti

La Corte ha stabilito che dal lavoratore si può pretendere una condotta attiva per limitare il danno solo nei limiti dell’ordinaria diligenza. Questo non include attività gravose, eccezionali o che comportino rischi. Controllare minuziosamente ogni voce della busta paga non rientra in questo dovere, poiché il lavoratore può legittimamente fare affidamento sulla correttezza dei documenti forniti da una parte (il datore di lavoro) che si presume competente. La condotta della lavoratrice, che ha segnalato l’errore non appena ne ha avuto contezza tramite la CU, è stata ritenuta diligente e tempestiva.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nel principio per cui la responsabilità della corretta elaborazione dei documenti retributivi e fiscali è un obbligo esclusivo del datore di lavoro. La Corte ha sottolineato che non è ravvisabile alcun nesso causale tra la condotta della lavoratrice e la produzione del danno, che coincide con l’erronea certificazione che le ha impedito di accedere al bonus.
Inoltre, i giudici hanno rilevato che l’azienda avrebbe potuto comunque rimediare all’errore anche dopo la segnalazione della dipendente, procedendo a una rettifica della CU e pagando una sanzione minima (da 33 a 100 euro). Il rifiuto dell’azienda, motivato apparentemente solo da ragioni di costo, ha consolidato la sua esclusiva responsabilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Datori e Lavoratori

Questa ordinanza rafforza un principio di tutela fondamentale per i lavoratori: non si può addossare al dipendente l’onere di vigilare sull’esattezza contabile e fiscale del proprio datore di lavoro. La sentenza chiarisce che:
La responsabilità per errori in busta paga e CU è del datore di lavoro.
Il lavoratore non ha un obbligo di controllo immediato e meticoloso e non può essere considerato in colpa se si accorge dell’errore solo alla ricezione di documenti di riepilogo come la Certificazione Unica.
Il datore di lavoro ha il dovere di rettificare gli errori segnalati, anche se ciò comporta il pagamento di piccole sanzioni, per limitare il danno al dipendente.

Per le aziende, questa decisione è un monito sull’importanza della precisione nei processi di payroll e sulla necessità di intervenire prontamente per correggere eventuali errori, la cui inerzia può tradursi in una condanna al risarcimento del danno.

Un lavoratore è responsabile se non si accorge subito di un errore in busta paga?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è esigibile dal lavoratore un controllo immediato e meticoloso della busta paga. Il dipendente può fare legittimo affidamento sulla correttezza dei calcoli del datore di lavoro. La sua responsabilità non sorge se la segnalazione dell’errore avviene in un momento successivo, come alla ricezione della Certificazione Unica.

Il datore di lavoro può rifiutarsi di correggere un errore nella Certificazione Unica a causa dei costi?
No. La sentenza chiarisce che il datore di lavoro ha il dovere di limitare il danno. Se la correzione dell’errore è possibile, anche pagando una sanzione di importo minimo, l’azienda è tenuta a provvedervi. Rifiutarsi di farlo, adducendo come motivazione solo il costo della sanzione, conferma la sua piena responsabilità per il danno subito dal lavoratore.

Cosa si intende per “ordinaria diligenza” del lavoratore nel controllare i documenti aziendali?
Per “ordinaria diligenza” si intende un comportamento attivo volto a non aggravare le conseguenze di un danno, ma che non richieda attività gravose, eccezionali o rischiose. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che segnalare l’errore non appena se ne ha avuta chiara evidenza (esaminando la Certificazione Unica) rientra nell’ordinaria diligenza, mentre non è richiesto un controllo analitico di ogni singola busta paga mensile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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