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Eredi avvocato: IVA e CPA sempre dovuti, la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28796/2025, ha stabilito che gli obblighi fiscali eredi includono il dovere di fatturare e versare IVA e CPA per le prestazioni professionali eseguite dal defunto, anche se gli eredi non sono professionisti. La Corte ha chiarito che tali oneri si trasferiscono per successione ‘mortis causa’ e sono dovuti per legge. L’ordinanza ha rigettato sia il ricorso principale dei clienti, che contestavano il pagamento di tali accessori, sia quello incidentale degli eredi del professionista, che mirava a un ricalcolo dei compensi sulla base di un maggior valore della causa.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eredi di un professionista: IVA e CPA sono sempre dovuti

L’accettazione di un’eredità comporta non solo l’acquisizione di beni, ma anche l’assunzione di doveri. Tra questi, rientrano gli obblighi fiscali eredi legati all’attività professionale del defunto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che gli eredi di un avvocato sono tenuti a fatturare, incassare e versare IVA e contributo previdenziale (CPA) sui compensi maturati dal de cuius, anche se essi stessi non esercitano la professione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dalla richiesta di pagamento dei compensi professionali da parte degli eredi di un avvocato nei confronti degli eredi del suo ex cliente. L’avvocato aveva assistito il cliente in una complessa causa di divisione ereditaria. Dopo la sua morte, i suoi eredi avevano ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento delle sue spettanze.

La Corte d’Appello aveva condannato gli eredi del cliente a versare una somma cospicua, comprensiva di IVA e CPA, oltre agli interessi e a una parte delle spese legali. Insoddisfatte, entrambe le parti si sono rivolte alla Corte di Cassazione: gli eredi del cliente per contestare l’addebito di IVA e CPA, e gli eredi dell’avvocato per chiedere un compenso maggiore, basato su un valore della causa originaria a loro dire più elevato.

I Motivi del Ricorso e le Difese

Il ricorso principale degli eredi del cliente si fondava su diversi punti:
1. Erronea liquidazione di IVA e CPA: Sostenevano che tali oneri non fossero dovuti perché non inclusi nel decreto ingiuntivo iniziale.
2. Mancanza di titolarità: Affermavano che gli eredi, non essendo avvocati né titolari di partita IVA, non potevano essere destinatari di somme a titolo di IVA e CPA.
3. Violazione del principio di soccombenza: Contestavano la condanna al pagamento parziale delle spese legali, ritenendola ingiusta.

D’altra parte, gli eredi del legale, con ricorso incidentale, lamentavano che i giudici di merito avessero calcolato il compenso su un valore della causa errato e sottostimato, non tenendo conto di quanto emerso in altri atti del processo.

Le motivazioni della Cassazione sugli obblighi fiscali eredi

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, fornendo chiarimenti fondamentali sugli obblighi fiscali eredi.

IVA e CPA: Accessori Dovuti per Legge

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: IVA e CPA sono accessori dovuti per legge sui compensi professionali. La loro eventuale omissione in una decisione giudiziale costituisce un mero errore materiale che può essere corretto d’ufficio. Pertanto, la Corte d’Appello ha agito correttamente nel liquidarli, anche se non esplicitamente richiesti nell’ingiunzione iniziale.

La Trasmissione degli Obblighi Fiscali agli Eredi

Il punto centrale della decisione riguarda la successione mortis causa degli obblighi fiscali. La Cassazione ha spiegato che, sebbene il fatto generatore dell’IVA coincida con l’esecuzione della prestazione, l’obbligo di fatturazione sorge al momento dell’incasso.

Se il professionista decede dopo aver eseguito la prestazione ma prima di incassare il compenso, questo obbligo si trasferisce interamente ai suoi eredi. Essi sono tenuti a compiere tutti gli atti necessari per adempiere a tale dovere, inclusa la riapertura della partita IVA del defunto per emettere una fattura regolare a suo nome. Questo principio si applica sia all’IVA sia al contributo previdenziale (CPA), poiché entrambi sono legati alla prestazione professionale originaria e non alla qualifica soggettiva degli eredi.

La Valutazione della Causa e il Principio di non Contestazione

Per quanto riguarda il ricorso incidentale degli eredi del legale, la Corte ha ritenuto infondate le loro lamentele sul valore della causa. I giudici hanno evidenziato come fossero stati proprio gli eredi del professionista, nei loro atti iniziali, a indicare il valore poi utilizzato dalla Corte d’Appello per il calcolo dei compensi. Richiedere una rivalutazione in sede di legittimità equivale a un inammissibile riesame del merito dei fatti.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli obblighi fiscali eredi sono una conseguenza diretta della successione. Quando si eredita il diritto a percepire un credito per una prestazione professionale, si eredita anche il dovere di adempiere ai connessi obblighi tributari e previdenziali. La qualifica personale dell’erede è irrilevante; ciò che conta è la natura del credito ereditato. La Corte ha specificato che gli eredi devono attivarsi per emettere fattura in nome del de cuius, riattivando la sua partita IVA se necessario. Ha inoltre confermato che IVA e CPA sono oneri dovuti per legge e la loro liquidazione può avvenire anche d’ufficio. Infine, ha rigettato le censure relative al valore della causa, poiché basate su una richiesta di riesame dei fatti non consentita in sede di legittimità, e ha confermato la corretta gestione delle spese processuali da parte dei giudici di merito.

le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Chi accetta l’eredità di un libero professionista deve essere consapevole che, oltre ai crediti, eredita anche i relativi doveri fiscali. È fondamentale gestire correttamente questi aspetti per evitare future complicazioni con l’amministrazione finanziaria. La decisione conferma che la successione è un trasferimento universale di posizioni giuridiche, attive e passive, e che gli eredi subentrano pienamente negli obblighi fiscali eredi, dovendo agire come se fosse il professionista defunto a completare il ciclo della prestazione con la corretta fatturazione.

Gli eredi di un avvocato, non essendo professionisti, sono tenuti a richiedere il pagamento di IVA e Cassa Previdenza Avvocati (CPA) sui compensi del defunto?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli obblighi fiscali, inclusi IVA e CPA, si trasferiscono agli eredi per successione mortis causa. Essi devono quindi emettere fattura in nome del professionista deceduto, riattivando se necessario la sua partita IVA.

L’omessa liquidazione di IVA e CPA in un provvedimento giudiziale può essere corretta d’ufficio?
Sì. Secondo la Corte, IVA e CPA sono accessori dovuti per legge. La loro eventuale omissione in una statuizione sulle spese costituisce un errore materiale che può essere emendato anche d’ufficio, senza necessità di un’impugnazione specifica sul punto.

In che momento sorge l’obbligo di fatturazione per una prestazione professionale ai fini IVA?
L’obbligo di fatturazione sorge al momento dell’incasso del compenso. Tuttavia, il fatto generatore dell’imposta IVA coincide con la materiale esecuzione della prestazione. Se la prestazione è stata eseguita dal professionista prima del decesso ma il pagamento avviene dopo, l’obbligo di emettere fattura si trasferisce ai suoi eredi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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