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Equo indennizzo: quando inizia il termine di decadenza?

La Cassazione ha respinto il ricorso del Ministero della Giustizia, confermando che il termine per richiedere l’equo indennizzo per la durata irragionevole di un processo decorre dalla conclusione dell’ultimo rimedio utilizzato per ottenere il pagamento. Anche se c’era stata un’ordinanza di assegnazione, non seguita da pagamento, il termine è scattato solo dopo la fine del successivo giudizio di ottemperanza. La domanda della cittadina era quindi tempestiva.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equo Indennizzo: La Cassazione Specifica il Termine per la Domanda

Ottenere giustizia è un diritto, ma ottenerla in tempi ragionevoli lo è altrettanto. La Legge Pinto (n. 89/2001) nasce proprio per tutelare i cittadini dai tempi eccessivi della giustizia, prevedendo un equo indennizzo. Tuttavia, una delle questioni più dibattute riguarda il momento esatto in cui scatta il termine per presentare questa domanda. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione fornisce un chiarimento cruciale, soprattutto nei casi in cui, anche dopo una sentenza favorevole, il creditore è costretto a intraprendere più azioni per ottenere quanto gli spetta.

I Fatti del Caso

Una cittadina, dopo aver ottenuto una vittoria in tribunale, si è vista costretta ad avviare una procedura esecutiva per recuperare le somme dovutele. Nonostante un’ordinanza di assegnazione emessa dal giudice, il pagamento non è mai arrivato. Di conseguenza, la cittadina ha dovuto intraprendere un ulteriore percorso legale: un giudizio di ottemperanza davanti al giudice amministrativo. Solo dopo l’esito di quest’ultimo procedimento, ha presentato domanda per ottenere l’equo indennizzo per la durata irragionevole dell’intero iter giudiziario.

Il Ministero della Giustizia si è opposto, sostenendo che la domanda fosse tardiva. Secondo il Ministero, il termine di sei mesi per chiedere l’indennizzo sarebbe dovuto decorrere dalla data dell’ordinanza di assegnazione, e non dalla conclusione del successivo giudizio di ottemperanza.

La Decisione della Corte e il Termine per l’Equo Indennizzo

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del Ministero, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che la domanda di equo indennizzo era stata presentata tempestivamente. Il principio affermato è di fondamentale importanza: il termine di decadenza per la richiesta di indennizzo decorre dalla definizione positiva dell’ultimo dei rimedi messi in atto dal creditore per ottenere l’effettivo soddisfacimento della sua pretesa.

Le Motivazioni

La Corte fonda la sua decisione su un orientamento consolidato, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 19883/2019). Il ragionamento si sviluppa su alcuni punti cardine:

1. Unitarietà del Processo: Ai fini della Legge Pinto, la fase di cognizione (quella che accerta il diritto) e la fase esecutiva (quella che lo attua concretamente) devono essere considerate come un unico processo. La durata totale da valutare comprende entrambe le fasi.

2. Il Concetto di ‘Decisione Definitiva’: Il termine per chiedere l’indennizzo inizia a decorrere da quando la decisione diventa definitiva. Tuttavia, una decisione come l’ordinanza di assegnazione può essere considerata ‘definitiva’ ai fini della decorrenza solo se ad essa segue l’effettivo e concreto pagamento. Una ‘vittoria di carta’, che non si traduce in un reale soddisfacimento, non è sufficiente a far partire il cronometro della decadenza.

3. Equiparazione tra Esecuzione e Ottemperanza: Il giudizio di ottemperanza, utilizzato per costringere la Pubblica Amministrazione a conformarsi a una sentenza, è pienamente equiparabile al procedimento esecutivo ordinario. Entrambi sono rimedi finalizzati a ottenere l’adempimento di una prestazione dovuta.

Di conseguenza, se il creditore è costretto a utilizzare più strumenti (prima l’esecuzione forzata, poi il giudizio di ottemperanza), il processo non può considerarsi concluso fino all’esito dell’ultimo rimedio esperito. Nel caso di specie, poiché l’ordinanza di assegnazione non aveva portato al pagamento, la cittadina aveva legittimamente avviato il giudizio di ottemperanza, e solo dalla conclusione di quest’ultimo è iniziato a decorrere il termine per la richiesta di equo indennizzo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del cittadino contro le inefficienze del sistema giudiziario, non solo nella fase di accertamento del diritto ma anche in quella, altrettanto cruciale, dell’esecuzione. La Corte chiarisce che il diritto all’equo indennizzo non può essere vanificato da un’interpretazione formalistica delle norme. Il momento che conta non è quello in cui si ottiene un provvedimento esecutivo, ma quello in cui si ottiene l’effettivo pagamento. In questo modo, si evita che il debitore (in questo caso, lo Stato) possa trarre vantaggio dai propri ritardi, costringendo il creditore a una lunga serie di azioni legali e vedendo poi prescritta la possibilità di chiedere un indennizzo per la lentezza complessiva della giustizia.

Quando inizia a decorrere il termine di sei mesi per chiedere l’equo indennizzo?
Risposta: Il termine decorre da quando la decisione che conclude il processo (inclusa la fase esecutiva) diventa definitiva. Se sono necessari più rimedi per ottenere il pagamento, il termine parte dalla conclusione dell’ultimo rimedio utilizzato con successo.

Un’ordinanza di assegnazione di somme fa partire il termine per la domanda di equo indennizzo?
Risposta: Secondo la Corte, l’ordinanza di assegnazione fa decorrere il termine solo se ad essa segue l’effettivo e concreto pagamento a favore del creditore. Se il pagamento non avviene, non è considerata una decisione ‘definitiva’ ai fini della decorrenza del termine.

Il giudizio di ottemperanza è considerato parte del processo ai fini della durata irragionevole?
Risposta: Sì, la Corte di Cassazione equipara il giudizio di ottemperanza a un procedimento esecutivo. Pertanto, la sua durata si somma a quella del giudizio di cognizione per valutare la ragionevolezza dei tempi, e il termine per l’equo indennizzo decorre dalla sua conclusione definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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