LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Equo indennizzo: quando è escluso il risarcimento?

La Cassazione ha confermato il diniego parziale di un equo indennizzo a un cittadino. Il risarcimento per la fase di legittimità è stato escluso perché l’impugnazione era manifestamente inammissibile, dimostrando la consapevolezza della sua infondatezza da parte del ricorrente. Rigettato anche il ricorso incidentale del Ministero.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equo Indennizzo: La Cassazione Nega il Risarcimento per Impugnazioni Inammissibili

La richiesta di equo indennizzo per l’irragionevole durata di un processo è un diritto fondamentale, ma non è privo di limiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: il risarcimento può essere negato per quelle fasi del giudizio in cui la parte ha agito con la consapevolezza della manifesta infondatezza o inammissibilità della propria impugnazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Lunga Causa per un’Autovettura

La vicenda trae origine da una causa civile avviata nel 2004 da un cittadino contro una casa automobilistica e un concessionario per presunti vizi di un’autovettura. Il procedimento si è protratto per quasi due decenni, attraversando tutti i gradi di giudizio: Tribunale, Corte d’Appello e, infine, Corte di Cassazione.

Al termine di questo lungo percorso, il cittadino ha richiesto un equo indennizzo allo Stato per la durata eccessiva del processo, come previsto dalla Legge Pinto. La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’indennizzo, aveva accolto solo parzialmente la richiesta, liquidando una somma inferiore a quella attesa e negando del tutto il risarcimento per il periodo relativo al giudizio in Cassazione. Il cittadino ha quindi impugnato questa decisione, portando nuovamente la questione dinanzi alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Equo Indennizzo

La Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sia sul ricorso principale del cittadino sia su un ricorso incidentale presentato dal Ministero della Giustizia. Quest’ultimo sosteneva che la domanda di indennizzo fosse stata presentata fuori tempo massimo.

Il Ricorso Incidentale del Ministero

Il Ministero riteneva che il termine semestrale per richiedere l’indennizzo dovesse decorrere dalla scadenza del termine per impugnare una precedente decisione. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un principio fondamentale: il dies a quo, ovvero il giorno da cui parte il conteggio, è la data della “decisione che conclude il procedimento”. In questo caso, la decisione finale era proprio l’ordinanza della Cassazione che aveva definito il giudizio originario, non un termine intermedio. Pertanto, la domanda di indennizzo era stata presentata tempestivamente.

I Motivi del Ricorso del Cittadino e l’Equo Indennizzo

Il cittadino lamentava tre aspetti principali:
1. La liquidazione di un importo troppo basso, inferiore al parametro minimo previsto dalla legge.
2. La mancata motivazione sulla decisione di escludere l’indennizzo per la fase di legittimità.
3. L’errata applicazione delle tabelle per la liquidazione delle spese legali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso principale. In primo luogo, ha stabilito che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’indennizzabilità degli anni relativi al giudizio di legittimità. La ragione risiede nel fatto che il ricorso originario del cittadino era stato dichiarato inammissibile per tardività, un vizio procedurale evidente che egli non poteva non conoscere. Proseguire un giudizio con la consapevolezza della manifesta inammissibilità della propria impugnazione non dà diritto a essere risarciti per il tempo che ne consegue. In sostanza, la parte non può contribuire a prolungare il processo con azioni palesemente infondate e poi chiedere un indennizzo per quella stessa durata.

Per quanto riguarda l’ammontare dell’importo, i giudici hanno ribadito che la determinazione del quantum rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito. La scelta di utilizzare un parametro minimo era stata giustificata dalla natura della causa originaria (vizi di un’autovettura) e dal rigetto delle pretese sin dal primo grado. Infine, è stata confermata la corretta applicazione della tabella n. 8 del D.M. 55/2014 per le spese, poiché il procedimento per l’equo indennizzo condivide la natura monitoria e inaudita altera parte del procedimento per ingiunzione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di responsabilità processuale: il diritto all’equo indennizzo non è automatico ma presuppone che la parte non abbia contribuito essa stessa all’allungamento dei tempi con iniziative dilatorie o palesemente infondate. La consapevolezza dell’inammissibilità di un’impugnazione interrompe il diritto a essere risarciti per la durata di quella specifica fase processuale. La decisione offre un importante monito a intraprendere le vie legali con ponderazione, evitando di percorrere strade giudiziarie manifestamente precluse.

Da quale momento inizia a decorrere il termine di sei mesi per chiedere l’equo indennizzo?
Il termine per presentare la domanda di equa riparazione inizia a decorrere dalla data della “decisione che conclude il procedimento” nel suo complesso, e non dalla scadenza di termini intermedi per impugnare decisioni non definitive.

È possibile negare l’equo indennizzo per una specifica fase del processo?
Sì, la Corte ha stabilito che l’indennizzo può essere escluso per la durata di una fase processuale (in questo caso, il giudizio di Cassazione) se la parte ha proseguito l’azione pur essendo consapevole della manifesta inammissibilità o infondatezza della propria impugnazione.

Quali criteri vengono usati per liquidare le spese legali nel procedimento per equo indennizzo?
Per la fase iniziale monocratica del procedimento, le spese legali devono essere liquidate sulla base della tabella n. 8, allegata al D.M. n. 55 del 2014, rubricata “procedimenti monitori”, data la somiglianza strutturale tra i due tipi di procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati