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Equo indennizzo litisconsorte: quando spetta?

La Corte di Cassazione chiarisce che il diritto all’equo indennizzo per il litisconsorte necessario che interviene in un processo già avviato matura solo dal momento del suo effettivo ingresso nel giudizio. Viene così riformata la decisione di merito che aveva riconosciuto un indennizzo calcolato sull’intera durata del processo, equiparando erroneamente la figura dell’interveniente a quella del contumace. La Corte sottolinea che si diventa parte processuale solo con la costituzione in giudizio, e da quel momento si può subire il pregiudizio da irragionevole durata.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equo indennizzo litisconsorte: un diritto che sorge con la partecipazione al processo

Il diritto a un processo di durata ragionevole è un cardine del nostro ordinamento, tutelato a livello costituzionale e sovranazionale. Quando i tempi della giustizia si dilatano eccessivamente, la legge prevede un ristoro per il cittadino: l’equo indennizzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso specifico e di grande interesse pratico: come si calcola l’equo indennizzo per il litisconsorte necessario che si costituisce in un giudizio già in corso da anni? La risposta dei giudici supremi è netta e traccia una linea di demarcazione precisa.

I Fatti di Causa

Una comproprietaria di un immobile decideva di intervenire in un processo civile, iniziato nel 2005, che vedeva coinvolto l’altro comproprietario. Il suo intervento, finalizzato a sostenere le ragioni della parte attrice, avveniva però solo nel luglio del 2012, quando il processo era già in corso da circa sette anni. Conclusosi il giudizio nel 2014, la donna chiedeva l’equo indennizzo per l’irragionevole durata dell’intero procedimento, dal 2005 al 2014.

La Corte d’Appello, sia in prima istanza che in sede di opposizione, accoglieva la sua richiesta, liquidando un indennizzo basato su una durata irragionevole di otto anni. Il Ministero della Giustizia, tuttavia, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse erroneamente applicato i principi validi per la parte contumace (assente ma parte fin dall’inizio) a quella del litisconsorte intervenuto in corso di causa.

La distinzione tra contumace e litisconsorte ai fini dell’equo indennizzo

Il cuore della questione giuridica risiede nella differenza sostanziale tra due figure processuali: il contumace e il litisconsorte necessario pretermesso che interviene nel giudizio. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha chiarito questo punto fondamentale.

– Il contumace è una parte del processo fin dal suo inizio. Anche se decide di non costituirsi e di non partecipare attivamente, è comunque un destinatario degli atti e della decisione finale. Per questo motivo, la giurisprudenza (in particolare Cass. SU 585/2014) gli riconosce il diritto all’indennizzo per l’intera durata irragionevole del processo, poiché subisce il disagio psicologico derivante dalla pendenza del giudizio sin dal principio.

– Il litisconsorte necessario pretermesso, invece, acquista la qualità formale di parte processuale solo ed esclusivamente dal momento in cui si costituisce in giudizio. Prima di quel momento, non è parte del processo e, di conseguenza, non può subire un pregiudizio diretto dalla sua pendenza.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha stabilito che applicare al litisconsorte intervenuto lo stesso principio valido per il contumace è un errore di diritto. Il diritto all’equo indennizzo sorge per compensare il disagio derivante dall’essere parte di un processo troppo lungo. Tale disagio, per il litisconsorte, può logicamente iniziare solo dal momento in cui egli assume ufficialmente tale veste.

Di conseguenza, sebbene la durata complessiva del processo si calcoli dal suo inizio, il diritto del litisconsorte a richiedere un indennizzo è limitato al lasso di tempo in cui ha effettivamente partecipato. In altre parole, ha diritto a un indennizzo parametrato solo alla durata irragionevole successiva al suo ingresso in causa. La Corte ha richiamato, per analogia, anche il principio applicato al successore della parte, che similmente può far valere il proprio diritto solo per il periodo di sua partecipazione.

Conclusioni

La decisione della Cassazione cassa il provvedimento impugnato e rinvia la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione. In pratica, l’indennizzo dovrà essere ricalcolato tenendo conto che la parte ha partecipato al processo solo dal 2012 al 2014, e non per l’intera durata dal 2005. Questa ordinanza fornisce un’importante specificazione sui presupposti per l’equo indennizzo del litisconsorte, stabilendo che il diritto al ristoro è strettamente connesso alla partecipazione effettiva al processo. Chi interviene in un giudizio già pendente non può pretendere di essere indennizzato per ritardi avvenuti prima del suo coinvolgimento.

A un litisconsorte necessario che interviene tardi in un processo spetta l’indennizzo per l’intera durata del giudizio?
No, secondo l’ordinanza, l’indennizzo spetta solo per l’eventuale irragionevole durata ricompresa nel periodo in cui ha effettivamente partecipato al processo, cioè dal momento della sua costituzione in giudizio.

Qual è la differenza tra la posizione del contumace e quella del litisconsorte necessario intervenuto ai fini del risarcimento?
Il contumace è considerato parte del processo fin dall’inizio, anche se non partecipa attivamente, e quindi ha diritto all’indennizzo per tutta la durata irragionevole. Il litisconsorte necessario, invece, acquista la qualità di parte solo quando interviene, e da quel momento matura il suo diritto all’indennizzo.

Come si calcola la durata del processo ai fini dell’indennizzo per il litisconsorte intervenuto?
La durata complessiva del processo si calcola dal suo inizio. Tuttavia, il diritto del litisconsorte a chiedere un equo indennizzo è limitato e parametrato esclusivamente al periodo di irragionevole durata successivo al suo ingresso formale nel giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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