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Equipollenza specializzazione medica: la Cassazione

Un medico specializzatosi in un corso non esplicitamente elencato nelle direttive UE ha richiesto un risarcimento per la mancata remunerazione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6739/2024, ha rigettato il ricorso, confermando che spetta al medico l’onere di provare la cosiddetta ‘equipollenza specializzazione medica’ sostanziale, e non solo nominale, del proprio percorso formativo. La semplice assonanza tra i nomi dei corsi non è sufficiente a fondare il diritto al risarcimento.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equipollenza Specializzazione Medica: L’Onere della Prova è del Medico

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6739 del 13 marzo 2024, è tornata a pronunciarsi su una questione di grande interesse per i medici che si sono specializzati negli anni ’80 e ’90: il diritto al risarcimento per la mancata remunerazione durante la formazione. Il punto cruciale della decisione riguarda l’equipollenza specializzazione medica, un concetto che determina se un corso non esplicitamente elencato nelle direttive europee possa comunque dare diritto a un indennizzo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’onere di dimostrare tale equivalenza ricade interamente sul medico.

I Fatti di Causa: Dalla Condanna Iniziale al Rigetto in Appello

Il caso nasce dalla domanda di un medico che, dopo aver completato un corso di specializzazione in “Malattie dell’apparato cardiovascolare” tra il 1986 e il 1989, aveva citato in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altre amministrazioni per ottenere un risarcimento. La sua richiesta si basava sulla tardiva attuazione da parte dell’Italia delle direttive UE che imponevano un’adeguata remunerazione per i medici specializzandi.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto parzialmente la domanda, riconoscendo al medico un indennizzo. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il corso frequentato dal medico non rientrava negli elenchi delle direttive comunitarie e, soprattutto, il professionista non aveva fornito la prova della sua “equipollenza sostanziale” a un corso riconosciuto, come ad esempio “Cardiologia”.

Il Principio Chiave sull’Equipollenza Specializzazione Medica

La questione centrale portata all’attenzione della Cassazione è stata proprio la definizione e la prova dell’equipollenza specializzazione medica. Il ricorrente sosteneva che il corso fosse conforme al diritto interno ed europeo, ma la Corte ha specificato che non è sufficiente una mera “corrispondenza nominale” o una somiglianza nel nome del corso.

L’Onere della Prova a Carico del Ricorrente

La Cassazione ha chiarito che l’equipollenza deve essere “sostanziale”. Ciò significa che il medico deve dimostrare, attraverso prove concrete, che il contenuto del suo corso di studi, le modalità di svolgimento e gli esami sostenuti erano di fatto equivalenti a quelli di una specializzazione riconosciuta in almeno due Stati membri dell’Unione Europea. Questo accertamento fattuale è di competenza dei giudici di merito e non può basarsi su semplici presunzioni o sulla vicinanza semantica dei termini.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del medico, ritenendolo infondato. Le motivazioni si basano su diversi punti cardine:

1. Onere della Prova non Assolto: Il ricorrente non ha fornito la prova dell’equivalenza sostanziale del suo corso, onere che gravava su di lui. La valutazione della Corte d’Appello su questo punto è stata considerata corretta e insindacabile in sede di legittimità.
2. Irrilevanza delle Norme Sopravvenute: Le normative nazionali, come i decreti ministeriali, che hanno successivamente riconosciuto forme di equipollenza, non possono essere applicate retroattivamente. Poiché il medico aveva completato la specializzazione nel 1989, i decreti successivi (dal 1991 in poi) erano irrilevanti per la sua posizione.
3. Facoltà e non Obbligo dello Stato: La Corte ha precisato che l’ampliamento del novero delle specializzazioni equipollenti era una facoltà per gli Stati membri, non un obbligo imposto dalla normativa comunitaria. Di conseguenza, lo Stato italiano non può essere ritenuto responsabile per non aver ampliato tale elenco o per non aver abolito i corsi non conformi.
4. Consolidamento Giurisprudenziale: La decisione si allinea a un orientamento ormai consolidato della stessa Corte, che in casi analoghi ha negato l’equipollenza per la specializzazione in “Malattie dell’apparato cardiovascolare” in assenza di prove concrete.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: i medici che intendono richiedere un risarcimento per la mancata retribuzione durante la specializzazione, qualora il loro corso non sia esplicitamente menzionato nelle direttive UE, devono essere pronti a fornire una prova rigorosa e dettagliata dell’equipollenza sostanziale del loro percorso formativo. Non è sufficiente invocare una somiglianza nominale o fare affidamento su normative successive. La decisione della Cassazione pone un chiaro limite alle richieste risarcitorie, ancorandole a un onere probatorio specifico e non eludibile che spetta unicamente al professionista.

A chi spetta dimostrare l’equipollenza di un corso di specializzazione medica non incluso negli elenchi UE ai fini del risarcimento?
Risposta: Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova spetta interamente al medico che richiede il risarcimento. È suo compito dimostrare che il corso frequentato era sostanzialmente equivalente, per contenuto, modalità e esami, a uno di quelli previsti dalle direttive comunitarie.

Una somiglianza nel nome tra una specializzazione italiana e una riconosciuta a livello europeo è sufficiente per ottenere il risarcimento?
Risposta: No. La Corte ha stabilito che non basta una mera “corrispondenza nominale”. È necessaria una “equivalenza sostanziale”, che deve essere provata attraverso un’analisi concreta del percorso formativo. La semplice assonanza terminologica tra i corsi è irrilevante.

Le leggi nazionali successive che riconoscono l’equipollenza di un corso possono essere usate per giustificare una richiesta di risarcimento per corsi frequentati prima della loro entrata in vigore?
Risposta: No. L’ordinanza chiarisce che le normative nazionali entrate in vigore dopo il completamento del corso di specializzazione non sono applicabili retroattivamente. La valutazione deve basarsi sulla situazione normativa e fattuale esistente all’epoca in cui il corso è stato frequentato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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