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Equa soddisfazione CEDU: preclude ulteriori risarcimenti?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la liquidazione dell’equa soddisfazione da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha un effetto preclusivo (giudicato) su una successiva domanda di risarcimento proposta dinanzi al giudice nazionale per i medesimi danni. Nel caso di specie, una società immobiliare, dopo aver ottenuto una condanna dello Stato italiano e un indennizzo dalla CEDU per l’illegittima confisca di un complesso edilizio, ha agito in sede civile contro le amministrazioni pubbliche per ottenere un ulteriore risarcimento. La Cassazione ha accolto il ricorso delle amministrazioni, affermando che la Corte EDU aveva già esaminato, accolto o rigettato, tutte le voci di danno, impedendo così una nuova valutazione da parte del giudice italiano.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equa Soddisfazione CEDU: Limiti e Preclusioni al Risarcimento Nazionale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale nei rapporti tra giustizia nazionale e Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La questione centrale è se una parte, dopo aver ottenuto un risarcimento a titolo di equa soddisfazione CEDU, possa rivolgersi nuovamente ai tribunali italiani per chiedere ulteriori danni derivanti dalla stessa vicenda. La risposta della Corte è netta: la decisione della CEDU, se ha esaminato tutte le pretese risarcitorie, ha un effetto preclusivo che impedisce di riaprire la partita in sede nazionale.

I Fatti di Causa: Dal Progetto Edilizio alla Corte di Strasburgo

La vicenda trae origine da un ambizioso progetto di sviluppo immobiliare su un’area costiera. A seguito di un’inchiesta penale per presunta lottizzazione abusiva, i rappresentanti della società costruttrice vennero assolti per assenza di dolo. Nonostante l’assoluzione, i beni immobili, già in fase avanzata di costruzione, furono oggetto di confisca.

Ritenendo violati i propri diritti, la società si rivolse alla Corte di Strasburgo, la quale riconobbe la violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La CEDU condannò lo Stato italiano a versare alla società una cospicua somma a titolo di “equa soddisfazione”, sia per il danno patrimoniale che per quello morale.

Successivamente, la stessa società e i suoi rappresentanti convennero in giudizio dinanzi ai tribunali italiani il Comune, la Regione e il Ministero competenti, chiedendo il risarcimento di ulteriori danni, sostenendo che l’indennizzo della CEDU non avesse coperto l’intera perdita subita.

La Questione Giuridica: Il Valore della Sentenza CEDU nel Giudizio Interno

Il cuore del dibattito legale si è concentrato sull’esatta portata della pronuncia della CEDU. Le amministrazioni pubbliche convenute sostenevano che la decisione di Strasburgo avesse esaurito ogni pretesa risarcitoria, creando un “giudicato sovranazionale”. La società attrice, al contrario, riteneva che la Corte europea avesse liquidato solo una parte dei danni, lasciando impregiudicata la possibilità di chiedere il risarcimento per le voci di danno non esaminate o non ristorate completamente.

Il quesito, quindi, era: la liquidazione dell’equa soddisfazione ha un carattere onnicomprensivo e definitivo, oppure lascia spazio a un’azione risarcitoria “residuale” davanti al giudice nazionale?

L’impatto della Equa Soddisfazione CEDU: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi delle amministrazioni pubbliche, stabilendo un principio di diritto di notevole importanza. I giudici supremi hanno effettuato un’analisi comparativa tra le domande risarcitorie presentate alla CEDU e quelle formulate nel successivo giudizio nazionale, concludendo che esse erano sostanzialmente identiche.

La Corte ha evidenziato che la CEDU, nella sua sentenza, non si era limitata a liquidare alcuni danni, ma aveva esaminato tutte le richieste della società ricorrente. Alcune voci di danno erano state accolte (come i costi di costruzione), mentre altre erano state espressamente rigettate (come gli oneri finanziari e le spese notarili per l’acquisto dei terreni), in quanto ritenute non direttamente collegate alla violazione accertata. Il termine francese “écarter” utilizzato dalla CEDU, chiarisce la Cassazione, non significa “mettere da parte”, ma “rigettare”.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si fonda sul principio di certezza del diritto e sulla necessità di evitare la duplicazione dei giudizi. Se la Corte EDU ha esaminato una specifica pretesa di danno, la sua decisione – sia essa di accoglimento o di rigetto – è definitiva e non può essere riesaminata dal giudice nazionale. Permettere il contrario significherebbe consentire una sorta di “impugnazione” implicita delle sentenze di Strasburgo, minando l’autorità e la finalità del sistema di tutela dei diritti convenzionali.

La Corte ha quindi stabilito che, una volta che la CEDU si è pronunciata in modo esaustivo su tutte le voci di danno, si forma un giudicato che preclude la riproposizione delle medesime domande in sede interna. Il giudice nazionale non può liquidare un “danno differenziale”, perché la valutazione compiuta dalla Corte sovranazionale è da considerarsi globale e definitiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento fondamentale: la via della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, una volta intrapresa e conclusa con una decisione sull’equa soddisfazione, chiude il capitolo del risarcimento per i fatti lamentati. Le parti lese devono essere consapevoli che la domanda presentata a Strasburgo deve essere completa e onnicomprensiva, poiché la decisione che ne scaturirà avrà un effetto tombale, precludendo ulteriori azioni risarcitorie a livello nazionale per le stesse pretese. La sentenza rafforza così la certezza giuridica e il rispetto per le decisioni delle corti sovranazionali.

Una parte che ha ottenuto l’equa soddisfazione dalla Corte EDU può chiedere ulteriori danni al giudice nazionale?
No, se la Corte EDU ha esaminato tutte le domande di danno proposte, la sua decisione (sia di accoglimento che di rigetto) è definitiva e preclude la possibilità di adire il giudice nazionale per chiedere il ristoro di pregiudizi ulteriori basati sulla stessa vicenda.

La decisione della Corte EDU che liquida l’equa soddisfazione ha valore di giudicato nel processo interno?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che sulla decisione della Corte EDU, che ha esaminato tutte le voci di danno, si forma un “giudicato sovranazionale”. Questo impedisce al giudice italiano di riesaminare e ribaltare le statuizioni contenute nella sentenza della Corte EDU, comprese quelle di rigetto di alcune pretese.

Cosa succede se la Corte EDU rigetta alcune voci di danno richieste? Si possono riproporre in Italia?
No, anche le domande di danno che la Corte EDU ha espressamente rigettato (ad esempio, per difetto di nesso causale con la violazione) sono coperte dal giudicato. Non possono essere riproposte dinanzi al giudice nazionale, poiché ciò equivarrebbe a sindacare nel merito una decisione definitiva di una corte sovranazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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