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Equa riparazione: sì anche con contumacia e prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33156/2024, ha stabilito che il diritto all’equa riparazione per irragionevole durata del processo penale non è automaticamente escluso né dalla contumacia dell’imputato né dall’estinzione del reato per prescrizione. La Corte ha chiarito che la presunzione di insussistenza del pregiudizio per la contumacia si applica solo al processo civile. Per la prescrizione, il giudice deve valutare se sia stata causata da condotte dilatorie dell’imputato, non potendo negare l’indennizzo solo per il suo verificarsi. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equa riparazione: garantita anche a imputato contumace e con reato prescritto

L’equa riparazione per l’eccessiva durata di un processo è un diritto fondamentale. Ma cosa accade se l’imputato in un processo penale è stato dichiarato contumace (cioè non si è presentato) e il reato si è estinto per prescrizione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 33156/2024) fa chiarezza, stabilendo che queste due circostanze, da sole, non sono sufficienti a negare il diritto all’indennizzo. Analizziamo la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso

Due cittadini, dopo la conclusione di un lungo processo penale a loro carico con una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, hanno richiesto un’equa riparazione per l’irragionevole durata del giudizio. La Corte d’Appello, tuttavia, ha respinto la loro domanda. La motivazione del rigetto si basava su due punti principali: i richiedenti erano rimasti contumaci durante il processo penale e il procedimento si era concluso proprio a causa della prescrizione. Secondo la Corte territoriale, queste condizioni facevano scattare una presunzione di insussistenza del pregiudizio, escludendo quindi il diritto all’indennizzo. Insoddisfatti, i due cittadini hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la violazione della normativa nazionale ed europea in materia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando il decreto della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La Cassazione ha ritenuto errata l’interpretazione della Corte territoriale, chiarendo che né la contumacia né la prescrizione possono, in via automatica, precludere il diritto a ottenere l’equa riparazione.

Le Motivazioni: la distinzione tra contumacia civile e penale

La Corte di Cassazione ha offerto una motivazione dettagliata, distinguendo nettamente le due situazioni.

Il primo punto affrontato riguarda la contumacia. La legge (art. 2, comma 2-sexies, lett. b, L. 89/2001) prevede una presunzione di insussistenza del danno in caso di contumacia della parte. Tuttavia, la Cassazione ha stabilito che questa norma deve essere interpretata restrittivamente e si applica esclusivamente al processo civile. Nel processo penale, la contumacia ha una natura e una disciplina diverse. L’imputato contumace è comunque assistito da un difensore e la sua assenza può rappresentare una precisa e legittima scelta difensiva, non necessariamente un disinteresse per l’esito del processo. Pertanto, la presunzione legale non può essere estesa al processo penale, dove la figura dell’imputato resta tale indipendentemente dalla sua presenza fisica in aula.

Le Motivazioni: prescrizione ed equa riparazione

Il secondo punto cruciale è relativo all’estinzione del reato per prescrizione. La Corte d’Appello aveva negato l’indennizzo ritenendo che la prescrizione, di per sé, escludesse il pregiudizio. La Cassazione ha ribaltato questa visione, confermando un orientamento già consolidato. L’equa riparazione non può essere negata per il solo fatto che il ritardo processuale abbia portato alla prescrizione del reato.

Il giudice del merito, invece, ha il dovere di compiere una valutazione più approfondita: deve accertare se l’effetto estintivo sia stato causato, in tutto o in parte, da un comportamento dell’imputato volto a ritardare il processo, sconfinando nell’abuso del diritto di difesa. Solo se la prescrizione è direttamente e prevalentemente riconducibile a condotte dilatorie dell’imputato si può escludere il diritto all’indennizzo. Se, al contrario, il ritardo è imputabile alle autorità procedenti, il diritto all’equa riparazione rimane intatto, a prescindere dalla mancata rinuncia alla prescrizione da parte dell’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione rafforza la tutela del diritto a un processo di ragionevole durata. La decisione stabilisce due principi chiari:
1. La presunzione di assenza di danno in caso di contumacia non si applica al processo penale.
2. L’estinzione del reato per prescrizione non esclude automaticamente il diritto all’indennizzo, a meno che non sia provato che l’imputato abbia abusato del suo diritto di difesa per causare il ritardo.

Questa pronuncia impone ai giudici di merito di non fermarsi a valutazioni automatiche, ma di analizzare concretamente il comportamento delle parti nel processo presupposto prima di decidere su una richiesta di equa riparazione.

Un imputato dichiarato contumace in un processo penale può chiedere l’equa riparazione per la sua eccessiva durata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la norma che presume l’assenza di pregiudizio in caso di contumacia si applica solo al processo civile. Nel processo penale, la contumacia può essere una scelta difensiva e non dimostra disinteresse, quindi non esclude di per sé il diritto all’indennizzo.

Se un reato si estingue per prescrizione a causa dei lunghi tempi del processo, l’imputato ha comunque diritto all’indennizzo?
Sì, ha diritto all’indennizzo a meno che non venga dimostrato che la prescrizione sia stata causata prevalentemente da sue condotte dilatorie che configurano un abuso del diritto di difesa. Il solo fatto che il processo si sia concluso per prescrizione non è sufficiente a negare l’equa riparazione se il ritardo è imputabile allo Stato.

Qual è la conseguenza pratica di questa decisione della Cassazione?
La conseguenza è che la Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso. Non potrà più rigettare la domanda basandosi automaticamente sulla contumacia e sulla prescrizione, ma dovrà valutare nel merito se il comportamento degli imputati nel processo penale abbia effettivamente contribuito in modo abusivo a causare il ritardo che ha portato alla prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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