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Equa riparazione: quando si applica la presunzione?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la presunzione di insussistenza del diritto all’equa riparazione, in caso di estinzione del processo per inattività, si applica a tutte le domande di indennizzo presentate dopo il 1° gennaio 2016. Questo principio vale indipendentemente da quando sia iniziato il giudizio presupposto, poiché la norma incide sul regime della prova e ha quindi applicazione immediata.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equa Riparazione: Quando si Applica la Presunzione di Disinteresse?

L’equa riparazione per l’eccessiva durata dei processi è un diritto fondamentale, ma soggetto a precise condizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: l’applicazione delle presunzioni di insussistenza del pregiudizio introdotte nel 2015. La questione centrale riguarda se queste nuove regole si applichino anche a processi iniziati prima della loro entrata in vigore. La risposta della Suprema Corte è chiara e si basa sulla natura procedurale della norma.

I Fatti del Caso

Un professionista aveva ottenuto dalla Corte d’Appello un indennizzo per l’irragionevole durata di un processo. L’Amministrazione della Giustizia ha presentato opposizione, sostenendo che non fosse dovuto alcun risarcimento. Il processo originario si era infatti estinto per inattività delle parti (mancata riassunzione dopo un’interruzione). Secondo una norma introdotta dalla Legge n. 208/2015, in questi casi si presume, fino a prova contraria, che la parte non abbia più interesse alla causa e quindi non abbia subito un danno dalla sua lungaggine.

La Corte d’Appello aveva respinto questa tesi, affermando che la presunzione non potesse applicarsi, poiché il processo presupposto era iniziato prima del 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore della nuova legge. Insoddisfatta, l’Amministrazione ha portato il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno affermato un principio di diritto consolidato: le presunzioni di insussistenza del pregiudizio, inclusa quella per estinzione del processo per inattività, si applicano a tutte le domande di equa riparazione proposte dopo il 1° gennaio 2016.

Il momento rilevante non è la data di inizio del processo originario (quello troppo lungo), ma la data in cui viene depositata la domanda per ottenere l’indennizzo. La Corte ha quindi cassato il decreto impugnato e rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame basato su questo principio.

Equa Riparazione e Presunzioni: Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che la norma introdotta nel 2015 (art. 2, comma 2-sexies, lett. c, della Legge 89/2001) non modifica la sostanza del diritto all’indennizzo, ma interviene sul piano processuale, in particolare sull’onere della prova. Essa introduce una presunzione iuris tantum, ovvero una presunzione relativa che può essere superata fornendo una prova contraria.

Questa norma, essendo di natura procedurale, rientra nel principio del ius superveniens. In assenza di disposizioni transitorie specifiche, le nuove norme processuali si applicano immediatamente ai procedimenti in corso. Di conseguenza, una domanda di indennizzo presentata dopo l’entrata in vigore della nuova legge deve sottostare al nuovo regime probatorio, che include la presunzione di disinteresse in caso di estinzione del processo presupposto.

Applicare questa regola solo ai processi presupposti iniziati dopo il 2016 creerebbe, secondo la Corte, irrazionalità e potenziali dubbi di legittimità costituzionale. La norma, invece, disciplina la formazione e la valutazione della prova nel giudizio di equa riparazione e, come tale, deve trovare applicazione in base al momento in cui tale giudizio viene instaurato.

Conclusioni: L’Impatto della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Chi intende chiedere un’equa riparazione per un processo che si è estinto per propria inattività, deve essere consapevole che la sua domanda, se presentata dopo il 1° gennaio 2016, sarà soggetta a una presunzione legale di assenza di pregiudizio. Sarà quindi onere del richiedente fornire prove concrete per dimostrare che, nonostante l’estinzione, ha comunque subito un danno a causa dell’eccessiva durata del procedimento. La decisione chiarisce che il legislatore ha inteso favorire chi coltiva attivamente i propri giudizi, introducendo un ostacolo probatorio per chi, con la propria inerzia, ha contribuito alla conclusione del processo.

Quando si applica la presunzione di insussistenza del diritto all’equa riparazione per un processo estinto per inattività?
Si applica a tutte le domande di equa riparazione che sono state presentate dopo il 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore della legge che ha introdotto tale presunzione.

La data di inizio del processo originario, la cui durata si contesta, è rilevante per l’applicazione di questa presunzione?
No, la data di inizio del processo presupposto è irrilevante. Ciò che conta è il momento in cui viene proposta la domanda di equa riparazione, poiché la norma sulla presunzione ha natura processuale e si applica immediatamente ai giudizi instaurati dopo la sua entrata in vigore.

Cosa significa che la presunzione di insussistenza del pregiudizio è una ‘presunzione iuris tantum’?
Significa che non è una presunzione assoluta. La legge presume che chi ha lasciato estinguere il processo non abbia subito un danno, ma il richiedente ha la possibilità di superare questa presunzione fornendo la prova contraria, cioè dimostrando di aver comunque subito un pregiudizio a causa della durata irragionevole del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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