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Equa riparazione: quando scatta il termine di 6 mesi?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14620/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul termine per richiedere l’equa riparazione per l’irragionevole durata di un processo. Il termine di sei mesi non decorre dalla semplice pubblicazione della sentenza che definisce il giudizio, ma dal momento in cui tale sentenza diventa definitiva e inappellabile. Nel caso specifico, la Corte ha chiarito che bisogna aggiungere i 60 giorni per un eventuale ricorso in Cassazione prima di far partire il conteggio dei sei mesi per la domanda di equa riparazione, accogliendo così il ricorso di un’associazione.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Equa Riparazione: la Cassazione Chiarisce il Momento Esatto per Presentare la Domanda

Ottenere un’equa riparazione per la durata eccessiva di un processo è un diritto fondamentale, ma rispettare i termini per la domanda è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatta luce su un aspetto procedurale di grande importanza: da quando decorre esattamente il termine di sei mesi per presentare la richiesta? La risposta non è così scontata come potrebbe sembrare e dipende dal concetto di ‘decisione definitiva’.

Il caso: una domanda di equa riparazione respinta per tardività

Una associazione, dopo un lungo percorso giudiziario amministrativo conclusosi con una sentenza del Consiglio di Stato che dichiarava inammissibile un suo ricorso per revocazione, presentava una domanda per ottenere un indennizzo per l’irragionevole durata del processo.
La Corte di Appello competente, però, respingeva la richiesta, ritenendola tardiva. Secondo i giudici di merito, il termine di sei mesi previsto dalla legge avrebbe dovuto essere calcolato a partire dalla data di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato. Facendo i conti, anche considerando le sospensioni per l’emergenza sanitaria e il periodo feriale, la domanda risultava depositata con due giorni di ritardo, rendendola inammissibile.

La decisione della Corte di Cassazione e il calcolo del termine per l’equa riparazione

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato completamente la decisione della Corte di Appello. Il punto centrale della controversia era l’interpretazione dell’articolo 4 della Legge n. 89/2001, che fissa il termine per la proposizione della domanda nel ‘momento in cui la decisione che conclude il procedimento è divenuta definitiva’.
La Corte di Appello aveva erroneamente fatto coincidere il ‘momento definitivo’ con la data di pubblicazione della sentenza. La Cassazione, invece, ha precisato che una sentenza diventa definitiva non quando viene pubblicata, ma quando non è più impugnabile con mezzi ordinari.

Le motivazioni: quando una sentenza diventa definitiva?

La Suprema Corte ha spiegato che la sentenza del Consiglio di Stato, sebbene emessa in un giudizio di revocazione, era a sua volta impugnabile dinanzi alla Cassazione stessa, seppur per specifici motivi, entro un termine di sessanta giorni.
Di conseguenza, il ‘dies a quo’, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo dei sei mesi per la domanda di equa riparazione, non era la data di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato. Il termine corretto iniziava a decorrere solo dopo la scadenza dei sessanta giorni previsti per l’eventuale ricorso in Cassazione. Solo a quel punto la decisione poteva considerarsi ‘definitiva’ ai sensi della legge.
Sommando questo ulteriore periodo di sessanta giorni al calcolo, la domanda presentata dall’associazione risultava perfettamente tempestiva.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per la richiesta di equa riparazione

Questa ordinanza offre un chiarimento fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Chiunque intenda chiedere un’equa riparazione deve prestare la massima attenzione non alla data di pubblicazione della sentenza che conclude il processo presupposto, ma al momento in cui essa diventa irrevocabile. Questo significa verificare se esistono ulteriori termini per l’impugnazione (come il ricorso per Cassazione avverso le decisioni del Consiglio di Stato) e calcolare il termine semestrale solo dopo la loro scadenza. Un errore di calcolo può costare il diritto all’indennizzo. La decisione della Cassazione, quindi, rafforza la tutela del cittadino, garantendo che il tempo per agire sia calcolato a partire da un momento di certezza giuridica assoluta.

Da quale momento decorre il termine di sei mesi per presentare la domanda di equa riparazione?
Il termine decorre dal momento in cui la decisione che conclude il procedimento è diventata definitiva, ovvero quando sono scaduti i termini per proporre ulteriori impugnazioni, e non dalla semplice data di pubblicazione della sentenza.

Una sentenza del Consiglio di Stato è immediatamente definitiva al momento della sua pubblicazione?
No. Secondo la Corte, anche le sentenze del Consiglio di Stato emesse in un giudizio di revocazione sono soggette a un ulteriore termine di sessanta giorni per un eventuale ricorso in Cassazione per i motivi previsti dalla legge. La sentenza diventa definitiva solo dopo la scadenza di questo termine.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha accolto il ricorso dell’associazione, cassando il decreto della Corte d’Appello. Ha stabilito che il termine per la domanda di equa riparazione doveva essere calcolato aggiungendo i sessanta giorni per l’eventuale ricorso in Cassazione alla data di pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato. Di conseguenza, ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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