Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 14620 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 2 Num. 14620 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 24/05/2024
R.G.N. NUMERO_DOCUMENTO
C.C. 10/05/2024
EQUA RIPARAZIONE
ORDINANZA
sul ricorso (iscritto al N.R.NUMERO_DOCUMENTO. NUMERO_DOCUMENTO) proposto da:
RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, in persona del legale rappresentante pro tempore , rappresentato e difeso, in virtù di procura speciale rilasciata in calce al ricorso, dall’AVV_NOTAIO ed elettivamente domiciliato presso il suo studio, in Roma, alla INDIRIZZO;
–
ricorrente –
contro
RAGIONE_SOCIALE, in persona del Ministro pro tempore ;
– intimato – avverso il decreto n. cronol. 1374/2021 del 14 maggio 2021 RAGIONE_SOCIALEa Corte di appello di Bari, in composizione collegiale;
udita la relazione RAGIONE_SOCIALEa causa svolta nell’adunanza camerale del 10 maggio 2024 dal Consigliere relatore NOME COGNOME.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
RAGIONE_SOCIALE (di seguito solo RAGIONE_SOCIALE), con ricorso depositato il 10 gennaio 2011, propose appello dinanzi al Consiglio di Stato avverso la sentenza n. 1867/2010 del Tar Puglia, impugnazione che venne respinta (dopo il deposito di tre domande di fissazione di
udienza e di un’istanza di prelievo) con sentenza n. 1591/2018 (depositata il 30 aprile 2018). L’RAGIONE_SOCIALE propose, avverso quest’ultima sentenza, ricorso per revocazione ai sensi RAGIONE_SOCIALE‘art. 106 c.p.a., il quale venne dichiarato inammissibile dallo stesso Consiglio di Stato con sentenza pubblicata il 2 dicembre 2019.
Pertanto, con successivo ricorso ex art. 3 l. n. 89/2001 (depositato il 9 settembre 2020), la citata associazione chiedeva alla Corte di appello di Bari il riconoscimento, nei confronti del RAGIONE_SOCIALE, RAGIONE_SOCIALE‘equo indennizzo per la durata irragionevole del giudizio amministrativo di secondo grado nella individuata misura di cinque anni, con la liquidazione RAGIONE_SOCIALEa somma di euro 4.800,00, oltre interessi e rivalutazione.
Il Consigliere delegato RAGIONE_SOCIALEa suddetta Corte di appello, con decreto n. 3155/2010, rigettava il ricorso, considerandolo tardivo siccome proposto oltre il termine di sei mesi dalla definizione del giudizio di appello presupposto, ritenendo che non rilevasse, a tal fine, il successivo esperimento del procedimento di revocazione, che, in quanto mezzo di impugnazione straordinario, non avrebbe potuto considerarsi legato da ‘rapporto di unicità’ con il giudizio di cognizione concluso con la sentenza passata in giudicato.
Decidendo sull’opposizione formulata dalla RAGIONE_SOCIALE, LA Corte di appello di Bari, nella mancata costituzione del predetto RAGIONE_SOCIALE, la rigettava con decreto n. cronol. 1374/2021 del 14 maggio 2021, confermando il decreto monocratico impugnato, ancorché sulla base di una diversa motivazione. In particolare, valorizzando il disposto RAGIONE_SOCIALE‘art. 107 c.p.a., nel rilevare l”afasia’ RAGIONE_SOCIALE‘atto di opposizione scrutinato in riferimento all’individuazione di un preciso ‘dies a quo’ del termine decadenziale previsto dall’art. 4 RAGIONE_SOCIALEa legge n. 89/2001, non poteva che concludersi nel senso di ritenere che la sentenza di inammissibilità del ricorso per revocazione pronunciata dal Consiglio di Stato costituisse la decisione definitiva conclusiva del procedimento ai fini previsti dal citato art. 4 e che, dunque, il termine semestrale per la proposizione RAGIONE_SOCIALEa domanda di equa riparazione aveva come giorno iniziale il 2 dicembre 2019, coincidente con la data di pubblicazione RAGIONE_SOCIALEa indicata sentenza di inammissibilità del ricorso per revocazione. Pertanto, prendendo le mosse da tale presupposto, il collegio
ravvisava l’intempestività RAGIONE_SOCIALEa domanda di equa riparazione poiché, tenendo conto RAGIONE_SOCIALEa sospensione straordinaria dal 9 marzo all’11 maggio ai sensi degli artt. 83 d.l. n. 18/2020 e 36, comma 1, d.l. n. 23/2020, nonché RAGIONE_SOCIALEa sospensione feriale dal 1° al 31 agosto 2020 ed avendo riguardo al criterio di computo ‘ex nominatione dierum’ dei termini a mesi, il procedimento ex l. n. 89/2001 avrebbe dovuto essere introdotto entro il termine ultimo del 7 settembre 2020 ed invece era stato proposto con il deposito del relativo ricorso in data 9 settembre 2020, donde la sua tardività.
L’RAGIONE_SOCIALE ha proposto ricorso per cassazione avverso il suddetto decreto collegiale, affidandolo ad un unico complesso motivo. L’intimato MEF non ha svolto attività difensiva in questa sede.
MOTIVI RAGIONE_SOCIALEA DECISIONE
Con l’unico formulato motivo, l’associazione ricorrente ha denunciato ai sensi RAGIONE_SOCIALE‘art. 360, comma 1, nn. 3 e 5, c.p.c. – la violazione, falsa ed erronea applicazione RAGIONE_SOCIALE‘art. 4 RAGIONE_SOCIALEa legge n. 89/2001, la violazione RAGIONE_SOCIALE‘art. 395, n. 4, c.p.c., la violazione, falsa ed erronea applicazione degli artt. 106, 107 e 110 c.p.a., nonché la motivazione errata, insufficiente e contraddittoria su un punto decisivo RAGIONE_SOCIALEa controversia, nella parte in cui, con il provvedimento impugnato, si era ritenuta condivisibile la pronuncia del giudice monocratico, nel senso di non considerare che: la revocazione c.d. ordinaria costituisce una fase ulteriore del processo; la pendenza del relativo termine impedisce il passaggio in giudicato RAGIONE_SOCIALEa sentenza; nel caso di specie, il giudicato formale ex art. 324 c.p.c. si era formato solo con la conclusione – in via definitiva – del giudizio di revocazione ordinaria.
Inoltre, con lo stesso motivo, la ricorrente ha dedotto un’omessa, errata e/o insufficiente valutazione RAGIONE_SOCIALEa produzione documentale avente carattere decisivo sul punto.
2. Il motivo è fondato.
Per come evidenziato nel riportato svolgimento del procedimento, la Corte di appello barese, decidendo sull’opposizione formulata dall’RAGIONE_SOCIALE ai sensi RAGIONE_SOCIALE‘art. 5 -ter l. n. 89/2001, ha ritenuto che il termine semestrale (previsto dall’art. 4 RAGIONE_SOCIALEa stessa l. n. 89/2001) per la presentazione RAGIONE_SOCIALEa
domanda di equa riparazione dovesse decorrere dal giorno in cui era stata pubblicata la sentenza emessa all’esito del giudizio di revocazione dinanzi al Consiglio di Stato, ragion per cui – ancorché per soli due giorni (previamente computando anche i periodi di sospensione ex lege ) – il relativo ricorso era risultato tardivo.
Senonché, come adeguatamente rimarcato dalla ricorrente (v. pag. 10 del ricorso), il dies a quo del termine semestrale di proponibilità RAGIONE_SOCIALEa domanda per il riconoscimento RAGIONE_SOCIALE‘equo indennizzo conseguente all’irragionevole durata del giudizio presupposto avrebbe dovuto essere individuato non nel giorno RAGIONE_SOCIALEa pubblicazione RAGIONE_SOCIALEa sentenza di revocazione, ma in coincidenza con quello in cui detta sentenza era divenuta irrevocabile e passata, quindi, in giudicato, ovvero alla scadenza RAGIONE_SOCIALE‘ulteriore termine di sessanta giorni per la formulazione del ricorso per cassazione avverso la decisione stessa ai sensi RAGIONE_SOCIALE‘art. 110 c.p.a.
In questi termini avrebbe dovuto interpretarsi il disposto di cui all’art. 4 RAGIONE_SOCIALEa l. n. 89/2001 laddove pone riferimento al ‘momento in cui la decisione che conclude il procedimento è divenuta definitiva’, ovvero con riguardo all’ultimo giorno in cui scade il termine per la proposizione RAGIONE_SOCIALE‘impugnazione (che, nel caso di specie, avrebbe potuto essere formulata, mediante ricorso per cassazione, pur se nei ristretti limiti previsti dall’art. 110 c.p.c.: cfr . Cass. SU n. 16754/2014 e Cass. SU n. 1520/2016).
In definitiva, dovendosi aggiungere l’ulteriore termine di sessanta giorni a decorrere dalla pubblicazione RAGIONE_SOCIALEa sentenza dal Consiglio di Stato emessa sul ricorso per revocazione, la domanda di equa riparazione non avrebbe potuto essere dichiarata tardiva.
Da quanto sopra, in accoglimento del proposto ricorso, consegue la cassazione RAGIONE_SOCIALE‘impugnato decreto con il rinvio del procedimento alla Corte di appello di Bari, in diversa composizione collegiale, che, oltre a decidere sull’opposizione avanzata dall’RAGIONE_SOCIALE ai sensi RAGIONE_SOCIALE‘art. 5 -ter RAGIONE_SOCIALEa l. n. 89/2001, provvederà anche alla regolamentazione RAGIONE_SOCIALEe spese del presente giudizio.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso, cassa il decreto impugnato e rinvia, anche per le spese del presente giudizio, alla Corte di appello di Bari, in diversa composizione collegiale.
Così deciso nella camera di consiglio RAGIONE_SOCIALEa Seconda Sezione civile RAGIONE_SOCIALEa