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Elezione di domicilio: la Cassazione chiarisce la prova

Una società creditrice notifica un precetto a una società debitrice estera, effettuando un’elezione di domicilio in una città italiana dove presume esistano beni pignorabili. La società debitrice contesta la competenza di quel tribunale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, stabilisce che la competenza è correttamente radicata nel luogo dell’elezione di domicilio, a condizione che il creditore fornisca la prova, anche solo di crediti ipotetici verso terzi, della presenza di beni del debitore in quel circondario. Viene così chiarito l’onere probatorio a carico del creditore.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Elezione di Domicilio nel Precetto: Guida Pratica alla Luce della Cassazione

L’elezione di domicilio è un istituto giuridico cruciale nel processo esecutivo, specialmente quando il debitore non ha una sede legale in Italia. Questa scelta, seppur apparentemente una mera formalità, determina il giudice competente a decidere sulle eventuali opposizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale: chi deve provare la presenza di beni del debitore nel luogo prescelto e quale tipo di prova è sufficiente? Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Una società di produzione televisiva notificava un atto di precetto per un importo superiore ai 2 milioni di euro a una società di piattaforma video con sede in Francia, priva di rappresentanti legali in Italia. Nel precetto, la società creditrice eleggeva domicilio presso uno studio legale in una grande città del nord Italia, sostenendo che in quella città la debitrice avesse crediti pignorabili presso terzi, derivanti da partnership commerciali.

La società francese proponeva opposizione al precetto dinanzi al tribunale di un’altra città, sostenendo che l’elezione di domicilio fosse meramente strumentale e che non vi fossero beni o crediti da aggredire nel foro prescelto dal creditore. Il tribunale adito, tuttavia, accoglieva l’eccezione della società creditrice, dichiarando la propria incompetenza in favore del tribunale del luogo di domicilio eletto.

Contro questa decisione, la società debitrice proponeva ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sull’Elezione di Domicilio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la competenza del tribunale del luogo in cui il creditore aveva eletto domicilio. La decisione si fonda su principi chiari che definiscono i contorni dell’onere della prova in materia.

L’Onere della Prova nella Elezione di Domicilio

La Corte ribadisce un principio consolidato: l’elezione di domicilio ai sensi dell’art. 480, comma 3, c.p.c. fa sorgere una presunzione. Si presume, cioè, che nel circondario del luogo prescelto esistano beni del debitore da sottoporre ad esecuzione. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta.

Qualora il debitore contesti la legittimità di tale scelta, sostenendo che essa sia “anomala” o fittizia perché in quel luogo non vi è nulla da pignorare, l’onere della prova si sposta sul creditore. È quest’ultimo a dover dimostrare che la sua scelta non è stata arbitraria, fornendo elementi a sostegno della possibile esistenza di beni aggredibili.

La Sufficienza della Prova di Crediti Ipotetici

Il punto più interessante della pronuncia riguarda la natura della prova richiesta. La Cassazione chiarisce che, ai fini della competenza, non è necessario che il creditore fornisca la prova certa e attuale dell’esistenza di beni o crediti liquidi ed esigibili. È invece sufficiente dimostrare l’esistenza di “ipotetici crediti” o di altri beni potenzialmente pignorabili.

Nel caso di specie, la società creditrice aveva prodotto documentazione che attestava l’esistenza di partner commerciali della debitrice con sede nel circondario del tribunale prescelto. Questo, secondo la Corte, era un elemento sufficiente a far ragionevolmente presumere che la società debitrice vantasse dei crediti verso tali partner, rendendo così l’elezione di domicilio non arbitraria e idonea a radicare la competenza.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che l’accertamento sull’idoneità della documentazione prodotta a dimostrare l’esistenza di tali potenziali crediti costituisce una valutazione di fatto, riservata al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità. Il Tribunale, nel caso esaminato, aveva correttamente ritenuto che la prova dell’esistenza di rapporti commerciali fosse sufficiente a fondare la presunzione di esistenza di crediti pignorabili.

In sostanza, per stabilire la competenza non si richiede un’indagine approfondita sull’effettiva consistenza del patrimonio del debitore, ma solo la verifica che la scelta del creditore si basi su elementi concreti e non sia palesemente infondata o strumentale. La prova del “fatto genetico” del credito (il rapporto commerciale) è sufficiente a superare la contestazione del debitore.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i creditori, essa conferma che l’elezione di domicilio in un luogo dove si presume che il debitore estero abbia partner commerciali è una strategia processuale valida, a patto di poter documentare tali rapporti. Non è necessario attendere la certezza del credito per agire. Per i debitori, la decisione chiarisce che una mera contestazione generica non è sufficiente a scardinare la competenza del foro eletto; è necessario che la scelta del creditore appaia del tutto priva di fondamento logico e probatorio. La pronuncia, quindi, bilancia l’esigenza del creditore di agire efficacemente contro un debitore estero con la necessità di tutelare quest’ultimo da scelte processuali puramente vessatorie.

Quando è valida l’elezione di domicilio fatta dal creditore in un atto di precetto?
L’elezione di domicilio è considerata valida quando il creditore, in caso di contestazione da parte del debitore, riesce a dimostrare che nel luogo prescelto esistono potenziali beni pignorabili, come ad esempio la presenza di partner commerciali del debitore dai quali potrebbero derivare dei crediti.

Chi deve provare la presenza di beni del debitore se l’elezione di domicilio viene contestata?
Se il debitore contesta la scelta, l’onere della prova ricade sul creditore. È quest’ultimo che deve fornire elementi sufficienti a dimostrare che la sua scelta non è stata arbitraria o strumentale, ma basata sulla ragionevole presunzione della presenza di beni aggredibili.

È sufficiente provare l’esistenza di “ipotetici crediti” per radicare la competenza del giudice?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, ai soli fini della determinazione della competenza territoriale, è sufficiente che il creditore provi l’esistenza di ipotetici crediti (ad esempio, dimostrando l’esistenza di rapporti commerciali del debitore con terzi in quel territorio), senza che sia necessario dimostrare che tali crediti siano certi, liquidi ed esigibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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