LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Efficacia erga omnes: quando l’annullamento non lo è

Una società di costruzioni ha citato in giudizio un ente pubblico committente, sostenendo la nullità di un contratto d’appalto a seguito dell’annullamento di alcuni atti amministrativi presupposti (variante urbanistica e decreto di occupazione). La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che l’annullamento di un atto amministrativo ha efficacia erga omnes solo se l’atto ha contenuto generale e inscindibile. Nel caso di specie, trattandosi di atti plurimi con effetti limitati al singolo ricorrente che aveva agito in sede amministrativa, l’annullamento non si estendeva a terzi, lasciando valido ed efficace il contratto d’appalto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Efficacia Erga Omnes: Quando l’Annullamento di un Atto Non Invalida il Contratto

L’annullamento di un atto amministrativo da parte di un giudice ha sempre un’efficacia travolgente su tutti i rapporti giuridici successivi? La questione dell’efficacia erga omnes, ovvero valida per tutti, di una sentenza amministrativa è un tema complesso con importanti ricadute pratiche, specialmente nel settore degli appalti pubblici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali, stabilendo che non sempre l’annullamento di un atto presupposto determina la nullità del contratto a valle.

Questo principio è fondamentale per comprendere la stabilità dei rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione. Analizziamo insieme i dettagli di questo interessante caso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un appalto per i lavori di adeguamento di una strada statale. Per realizzare l’opera, il Comune interessato aveva approvato una variante al piano regolatore generale (PRG) e l’ente committente aveva approvato il progetto definitivo. Successivamente, veniva stipulato il contratto d’appalto con un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI), di cui una società di costruzioni era mandataria.

Tuttavia, un proprietario terriero, la cui area era interessata dall’esproprio, impugnava davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) gli atti della procedura, tra cui le delibere comunali di variante e il decreto di occupazione d’urgenza. Il TAR accoglieva il suo ricorso, annullando gli atti impugnati.

A seguito di questa sentenza, la società appaltatrice citava in giudizio l’ente committente, chiedendo che fosse dichiarata la nullità del contratto d’appalto per il venir meno dei suoi presupposti e la condanna al risarcimento dei danni.

L’Annullamento degli Atti e la presunta Efficacia Erga Omnes

La tesi della società appaltatrice si fondava su un presupposto centrale: l’annullamento della variante urbanistica e del progetto, essendo atti fondamentali e a contenuto generale, doveva avere un’efficacia erga omnes. In altre parole, la loro rimozione dall’ordinamento giuridico doveva valere per tutti, rendendo nullo il contratto d’appalto che su di essi si basava. Secondo questa ricostruzione, il contratto era divenuto invalido o inefficace, poiché il progetto era risultato ineseguibile.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello, però, respingevano questa tesi. I giudici di merito sostenevano che il giudicato amministrativo formatosi a seguito della sentenza del TAR fosse privo di efficacia erga omnes, producendo effetti solo tra le parti di quel giudizio (il proprietario terriero e l’ente committente).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato le decisioni dei gradi precedenti e ha rigettato il ricorso della società appaltatrice. Gli Ermellini hanno svolto un’analisi approfondita sulla portata del giudicato amministrativo e sui suoi limiti soggettivi.

Il principio generale, hanno ricordato i giudici, è che una sentenza ha effetto solo tra le parti in causa (inter partes), come stabilito dall’art. 2909 del codice civile. L’efficacia erga omnes rappresenta un’eccezione, che si giustifica solo in casi specifici, come l’annullamento di atti a contenuto generale e inscindibile (ad esempio, un regolamento) o atti il cui vizio è comune e indivisibile per tutti i destinatari.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che gli atti annullati dal TAR nel caso specifico, pur riguardando una pluralità di soggetti, non rientravano in questa categoria. La dichiarazione di pubblica utilità e la variante urbanistica, implicite nell’approvazione del progetto, sono state qualificate come “atti plurimi”. Un atto plurimo è caratterizzato dal fatto di contenere una pluralità di provvedimenti distinti, sebbene riuniti in un unico documento, ciascuno con un proprio destinatario individuabile.

Nel caso in esame, il ricorso al TAR era stato proposto da un singolo proprietario per vizi che riguardavano la sua specifica posizione (ad esempio, l’interclusione del suo fabbricato a seguito dei lavori). L’annullamento pronunciato dal giudice amministrativo, quindi, era circoscritto a quella singola posizione giuridica e non poteva estendere i suoi effetti a terzi, come la società appaltatrice, che erano rimasti estranei a quel giudizio. La sentenza del TAR aveva invalidato l’occupazione “del suolo del ricorrente” e le modalità progettuali “in relazione all’area di proprietà del ricorrente”.

Di conseguenza, il principio dell’efficacia riflessa del giudicato non poteva trovare applicazione. L’annullamento non aveva inciso sulla volontà contrattuale generale della stazione appaltante, ma solo sul rapporto specifico con il proprietario espropriato. Il contratto d’appalto, pertanto, rimaneva valido ed efficace.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per la certezza dei rapporti giuridici: l’annullamento di un atto amministrativo su ricorso di un singolo non comporta automaticamente la caducazione di tutti gli atti consequenziali, incluso il contratto d’appalto. È necessario valutare la natura dell’atto annullato e la portata del vizio accertato. Se l’atto è scindibile e il vizio è specifico della posizione del ricorrente, gli effetti dell’annullamento restano confinati a quel rapporto, senza estendersi erga omnes e senza invalidare il contratto stipulato con soggetti terzi.

L’annullamento di un atto amministrativo che sta alla base di un contratto d’appalto rende sempre nullo il contratto?
No, non sempre. La nullità del contratto si verifica solo se l’annullamento dell’atto presupposto ha efficacia erga omnes. Se invece l’atto è di tipo ‘plurimo’ e viene annullato solo per vizi che riguardano la posizione di un singolo soggetto, l’annullamento ha effetto solo tra le parti del giudizio amministrativo (inter partes) e non invalida il contratto d’appalto stipulato con terzi.

Che cos’è l’efficacia erga omnes di una sentenza amministrativa?
È l’eccezionale capacità di una sentenza di produrre effetti nei confronti di tutti i soggetti della collettività, e non solo verso le parti che hanno partecipato al processo. Si verifica tipicamente quando viene annullato un atto a contenuto generale e inscindibile, come un regolamento, o un atto il cui vizio è comune e indivisibile per tutti i suoi destinatari.

In questo caso, perché l’annullamento della variante urbanistica non ha invalidato il contratto d’appalto?
Perché gli atti annullati (variante e decreto di occupazione) sono stati considerati ‘atti plurimi’, ossia un insieme di provvedimenti scindibili rivolti a singoli destinatari. Il ricorso al TAR era stato promosso da un solo proprietario per vizi specifici della sua posizione. Di conseguenza, la Corte ha stabilito che l’annullamento avesse una portata individuale, limitata al rapporto tra l’ente e quel singolo proprietario, senza estendersi alla società appaltatrice e invalidare il contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati