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Efficacia del giudicato nel rapporto di lavoro

La Corte di Cassazione conferma il diritto di una lavoratrice del settore sanitario a mantenere un trattamento economico specifico, precedentemente riconosciuto da una sentenza passata in giudicato. La Corte ha stabilito che l’efficacia del giudicato si estende ai periodi successivi del rapporto di lavoro, anche a seguito di una fusione per incorporazione dell’azienda datrice di lavoro, a meno che non intervengano modifiche sostanziali dei fatti o un nuovo accordo collettivo.

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L’Efficacia del Giudicato nel Lavoro: Stabilità dei Diritti Anche Dopo la Fusione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel diritto del lavoro: l’efficacia del giudicato. Quando un tribunale stabilisce con una sentenza definitiva un diritto del lavoratore, tale diritto si consolida e prosegue nel tempo, anche se l’azienda cambia assetto societario, come nel caso di una fusione per incorporazione. Vediamo come la Suprema Corte ha applicato questo principio a un caso concreto.

I Fatti del Caso

Una dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) aveva citato in giudizio la propria datrice di lavoro per ottenere il pagamento di spettanze economiche maturate tra il 2010 e il 2016. La lavoratrice faceva parte di un’équipe che svolgeva attività trasfusionali per conto di altre strutture sanitarie, sia pubbliche che private. Per questa attività, l’originaria Azienda Ospedaliera da cui dipendeva le riconosceva un trattamento economico specifico, basato su una percentuale del fatturato.

Il problema nasce quando, il 1° gennaio 2015, l’Azienda Ospedaliera autonoma viene soppressa e incorporata in una più grande ASL. La nuova azienda incorporante sosteneva che, a seguito della fusione, dovesse applicarsi il proprio regime economico, meno favorevole, anche alla lavoratrice proveniente dall’ente accorpato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice, ma l’ASL ha deciso di ricorrere in Cassazione.

Il Ricorso dell’Azienda e la Questione Giuridica

L’azienda ricorrente basava la sua difesa sull’articolo 2112 del Codice Civile, che disciplina il trasferimento d’azienda. Secondo la sua interpretazione, l’incorporazione avrebbe dovuto comportare l’applicazione uniforme del trattamento economico previsto per tutti i dipendenti della nuova entità, estendendo quindi anche alla lavoratrice il regime meno vantaggioso.

La questione giuridica centrale era quindi stabilire se la fusione aziendale potesse superare e annullare gli effetti di una precedente sentenza, passata in giudicato, che aveva già accertato il diritto della dipendente a quel determinato trattamento economico per un periodo precedente.

La Decisione della Cassazione e l’Importanza dell’Efficacia del Giudicato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le sentenze dei giudici di merito. Il punto focale della decisione è proprio l’efficacia del giudicato. La Corte ha evidenziato che una precedente sentenza definitiva aveva già riconosciuto il diritto della lavoratrice a quel trattamento retributivo. Tale giudicato, secondo i giudici, non si esaurisce con il periodo di tempo esaminato in quella causa, ma estende i suoi effetti anche ai periodi futuri del rapporto di lavoro, a condizione che i presupposti di fatto e di diritto rimangano invariati.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il principio del giudicato, sancito dall’art. 2909 c.c., ha una portata che va oltre il singolo processo. In un rapporto di durata come quello di lavoro, una volta accertato un diritto, questo si presume valido anche per il futuro, fino a quando non intervenga un cambiamento sostanziale. La semplice fusione per incorporazione non è stata considerata un cambiamento tale da annullare il diritto acquisito. L’azienda incorporante, in qualità di ‘avente causa’, è infatti vincolata dalle decisioni giudiziarie che riguardavano l’azienda originaria. Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che, nel pubblico impiego, qualsiasi modifica del trattamento retributivo può avvenire solo attraverso la contrattazione collettiva. L’azienda non è riuscita a dimostrare l’esistenza di un nuovo contratto collettivo che disciplinasse diversamente e specificamente la situazione della lavoratrice e dei suoi colleghi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, rafforza la stabilità dei diritti dei lavoratori: una volta che un diritto è accertato con sentenza definitiva, esso è protetto anche da successive operazioni societarie come fusioni o cessioni d’azienda. In secondo luogo, chiarisce che il datore di lavoro che acquisisce un’altra entità eredita non solo i contratti, ma anche gli obblighi derivanti da sentenze passate in giudicato. Infine, per il settore pubblico, viene ribadito che la retribuzione dei dipendenti è materia riservata alla contrattazione collettiva, e non può essere modificata unilateralmente dal datore di lavoro, neppure a seguito di una riorganizzazione aziendale.

Un precedente giudicato su un trattamento economico vale anche per i periodi futuri del rapporto di lavoro?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che l’efficacia di una sentenza definitiva (giudicato) su un rapporto di durata, come quello di lavoro, si estende anche ai periodi successivi, a condizione che i fatti e il quadro giuridico rimangano invariati.

Una fusione per incorporazione permette al nuovo datore di lavoro di cambiare lo stipendio dei dipendenti trasferiti se esiste un precedente giudicato a loro favore?
No, la fusione non è di per sé un fatto sufficiente a modificare un diritto già accertato da una sentenza definitiva. L’azienda incorporante è considerata ‘avente causa’ ed è quindi tenuta a rispettare il giudicato formatosi nei confronti dell’azienda originaria.

Nel pubblico impiego, come può essere modificato un trattamento retributivo?
Secondo la Corte, il trattamento retributivo nel pubblico impiego può essere determinato e modificato solo attraverso la contrattazione collettiva di livello nazionale o, nei limiti previsti, da quella aziendale. Non può essere alterato da decisioni unilaterali del datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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