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Edilizia convenzionata: validità cessione a terzi

Una società costruttrice acquista diritti edificatori da privati in cambio di futuri appartamenti. La Corte d’Appello dichiara nullo l’accordo, poiché i privati non possedevano i requisiti per l’edilizia pubblica. La Cassazione ribalta la decisione, chiarendo che nell’ambito dell’edilizia convenzionata la validità della cessione a terzi non dipende dai requisiti soggettivi dell’acquirente, data l’evoluzione normativa che ha liberalizzato tali trasferimenti. Il contratto, quindi, non era nullo.

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Edilizia convenzionata: la Cassazione conferma la validità della cessione a terzi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel settore immobiliare: la validità dei contratti di cessione di immobili in edilizia convenzionata a soggetti privi dei requisiti per l’assegnazione di alloggi pubblici. Con la decisione in commento, la Suprema Corte ha chiarito che, a seguito delle modifiche legislative, tali accordi non sono automaticamente nulli, fornendo un’interpretazione fondamentale per gli operatori del settore.

I Fatti del Caso: Un Accordo Complesso su Aree Edificabili

La vicenda trae origine da un accordo tra due proprietari terrieri e il Comune di Roma. Per evitare un esproprio, i proprietari avevano promesso di cedere un loro fondo in cambio del riconoscimento di diritti edificatori (cubatura) per la costruzione di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Tali diritti venivano destinati a una società di costruzioni.

Successivamente, la società costruttrice si accordava con i proprietari terrieri per acquisire tale cubatura, pattuendo come corrispettivo la permuta di sei appartamenti che sarebbero stati realizzati. A sua volta, la società costruttrice cedeva l’intera sua posizione contrattuale a una terza società.

Tuttavia, l’operazione non andava a buon fine: il Comune procedeva infine con l’esproprio del terreno, rendendo impossibile l’attuazione del progetto. Da qui nasceva un complesso contenzioso tra tutte le parti coinvolte.

La Decisione della Corte d’Appello: Nullità per Violazione delle Finalità Pubbliche

In secondo grado, la Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato la nullità del contratto originario tra i proprietari e la prima società costruttrice. La motivazione risiedeva nel fatto che l’accordo prevedeva l’assegnazione di sei alloggi di edilizia pubblica a soggetti (i proprietari terrieri) che non possedevano i requisiti soggettivi (come limiti di reddito) previsti dalla legge. Secondo i giudici d’appello, ciò contrastava con le finalità di interesse pubblico della normativa sull’edilizia residenziale, rendendo l’oggetto del contratto giuridicamente impossibile o illecito.

Edilizia convenzionata e Requisiti Soggettivi: L’Analisi della Cassazione

La società costruttrice ha impugnato la sentenza in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato la disciplina sull’edilizia convenzionata. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la censura e offrendo un’importante distinzione tra le diverse tipologie di edilizia pubblica.

La Corte ha specificato che l’edilizia convenzionata si distingue da quella agevolata (che prevede finanziamenti pubblici) e da quella sovvenzionata (che consiste nell’assegnazione di immobili pubblici). Nell’edilizia convenzionata, i requisiti degli acquirenti non sono stabiliti in via generale da una norma imperativa la cui violazione comporta la nullità, ma sono regolati dalla specifica convenzione stipulata tra il Comune e il costruttore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici di legittimità hanno evidenziato un aspetto decisivo: l’evoluzione normativa in materia. In particolare, la Legge n. 179/1992 (cosiddetta Legge Ferrarini-Botta) ha abrogato le norme dell’art. 35 della Legge n. 865/1971 che sancivano la nullità degli atti di cessione di alloggi P.E.E.P. (Piani di Edilizia Economica e Popolare) a soggetti privi dei requisiti. Questa abrogazione ha di fatto liberalizzato la circolazione di tali immobili, eliminando la sanzione della nullità per la mancanza di requisiti soggettivi dell’acquirente, salvo diverse e specifiche previsioni contenute nella convenzione stessa.

Pertanto, secondo la Cassazione, i giudici di merito hanno errato nel ritenere nullo l’accordo. La mancanza dei requisiti di reddito in capo ai proprietari terrieri, destinatari degli appartamenti, non poteva costituire un motivo di nullità del contratto, in assenza di una specifica previsione normativa in tal senso. La violazione di eventuali requisiti soggettivi, se previsti dalla convenzione, potrebbe al massimo configurare una responsabilità contrattuale, ma non incidere sulla validità dell’atto.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame. Il principio di diritto affermato è di grande rilevanza: in materia di edilizia convenzionata, la cessione di un immobile a un soggetto privo dei requisiti previsti per l’assegnazione di alloggi pubblici non determina la nullità del contratto, a meno che tale sanzione non sia espressamente prevista dalla legge o dalla convenzione urbanistica applicabile. Questa pronuncia offre maggiore certezza giuridica nelle transazioni immobiliari che coinvolgono beni di origine P.E.E.P., allineando l’interpretazione giurisprudenziale all’intento del legislatore di favorire la libera circolazione di tali beni dopo un certo periodo di tempo.

Un contratto di cessione di appartamenti in edilizia convenzionata è nullo se gli acquirenti non hanno i requisiti soggettivi per l’edilizia residenziale pubblica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, a seguito dell’abrogazione delle norme che prevedevano la nullità (in particolare l’art. 35 della L. 865/1971, come modificato dalla L. 179/1992), la mancanza di requisiti soggettivi in capo all’acquirente non rende il contratto nullo, a meno che la nullità non sia espressamente prevista da una norma o dalla specifica convenzione con il Comune.

Qual è la differenza tra edilizia convenzionata e altre forme di edilizia pubblica?
L’edilizia convenzionata si basa su un accordo tra Comune e un operatore privato, che costruisce su aree concesse dall’ente. Si distingue dall’edilizia agevolata, che presuppone un finanziamento pubblico per la costruzione, e dall’edilizia sovvenzionata, che riguarda l’assegnazione diretta di immobili di proprietà pubblica.

La normativa che prevedeva la nullità per la vendita di alloggi pubblici a soggetti senza requisiti è ancora in vigore?
No. La Corte chiarisce che i commi dell’art. 35 della Legge n. 865/1971 che prevedevano la nullità per i trasferimenti a soggetti privi dei requisiti sono stati abrogati dall’art. 23 della Legge n. 179 del 1992. Questo ha liberalizzato la vendita di tali beni, eliminando la sanzione della nullità per questa specifica ragione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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