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Eccezione non esaminata: come riproporla in appello

Un gruppo di professionisti del settore sanitario ha citato in giudizio la propria azienda ospedaliera per differenze retributive. L’azienda ha sollevato un’eccezione di prescrizione, ma il tribunale di primo grado ha rigettato la domanda nel merito senza analizzare tale eccezione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che un’eccezione non esaminata dal primo giudice può essere validamente riproposta in appello anche tramite un atto (come un appello incidentale) che sia proceduralmente nullo per altri motivi, purché depositato nei termini. La Corte ha quindi respinto il ricorso dei lavoratori.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione non esaminata: come riproporla validamente in appello

Nel complesso mondo del processo civile, le regole procedurali sono fondamentali per garantire il corretto svolgimento del giudizio. Una questione particolarmente delicata riguarda la sorte di una eccezione non esaminata dal giudice di primo grado. Come può la parte interessata assicurarsi che tale difesa venga valutata nel giudizio d’appello? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo che anche un atto proceduralmente nullo, come un appello incidentale non notificato, può valere come valida riproposizione dell’eccezione.

I Fatti del Caso

Un gruppo di medici e dirigenti sanitari aveva intentato una causa contro la propria azienda ospedaliera universitaria, chiedendo il pagamento di differenze retributive maturate in un arco temporale di quasi dieci anni (dal 2005 al 2013). L’azienda, costituendosi in giudizio, aveva sollevato, tra le altre difese, l’eccezione di prescrizione per una parte dei crediti richiesti.

Il Tribunale, in funzione di giudice del lavoro, aveva rigettato completamente la domanda dei sanitari, decidendo la causa nel merito. Tuttavia, la sentenza di primo grado non aveva minimamente analizzato o deciso sull’eccezione di prescrizione sollevata dall’azienda. I lavoratori, soccombenti, proponevano appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

I lavoratori, nel loro ricorso per Cassazione, lamentavano che la Corte d’Appello avesse erroneamente tenuto conto dell’eccezione di prescrizione. Essi sostenevano che l’appello incidentale con cui l’azienda aveva riproposto l’eccezione era improcedibile per mancata notifica e, quindi, invalido. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello e fornendo importanti chiarimenti procedurali.

L’Eccezione non esaminata e la sua riproposizione

Il cuore della decisione si basa sull’articolo 346 del codice di procedura civile. Secondo questo principio, la parte che è risultata vincitrice nel merito in primo grado, ma ha visto una sua domanda o eccezione non accolta o non esaminata, ha l’onere di riproporla espressamente in appello per evitare che si intenda rinunciata.

La Corte di Cassazione ha chiarito che questa “riproposizione” non richiede necessariamente la forma di un appello incidentale. È sufficiente che la volontà di insistere sull’eccezione sia manifestata in modo chiaro e inequivocabile nell’atto di costituzione in appello, depositato nei termini di legge.

Il principio di conversione dell’atto nullo

I giudici hanno applicato un principio di conservazione e conversione degli atti giuridici. Sebbene l’appello incidentale dell’azienda fosse stato dichiarato improcedibile per un vizio di notifica, il suo deposito tempestivo in cancelleria è stato considerato sufficiente a integrare i requisiti della memoria di costituzione. In altre parole, l’atto, pur nullo come “appello incidentale”, è stato ritenuto valido come “memoria contenente la riproposizione dell’eccezione”. Questo perché l’atto era stato depositato entro i termini previsti dall’art. 436 c.p.c. per la costituzione dell’appellato, manifestando chiaramente l’intenzione di non abbandonare l’eccezione di prescrizione.

Il Giudicato Implicito sulla Tardività dell’Eccezione

Un altro motivo di ricorso riguardava la presunta tardività con cui l’azienda aveva sollevato l’eccezione di prescrizione già in primo grado. La Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile. Poiché il giudice di primo grado non si era pronunciato sulla questione e i lavoratori non l’avevano specificamente contestata nel loro atto d’appello, sulla validità procedurale dell’eccezione si era formato un “giudicato implicito”. Di conseguenza, la Corte d’Appello non poteva rilevare d’ufficio tale tardività, e la questione era ormai preclusa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento consolidato, incluse sentenze delle Sezioni Unite. La logica è quella di evitare che questioni non esaminate, ma non abbandonate, si perdano nel passaggio tra i gradi di giudizio. La riproposizione ex art. 346 c.p.c. serve proprio a questo: a devolvere al giudice d’appello anche la cognizione di quelle difese che il primo giudice ha trascurato. La forma con cui ciò avviene è secondaria rispetto alla sostanza, purché sia garantito il rispetto dei termini per la costituzione e del diritto di difesa della controparte. La Corte d’Appello, quindi, si è legittimamente sentita investita della questione della prescrizione, poiché validamente riproposta dall’azienda sanitaria.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due lezioni pratiche fondamentali per gli avvocati:
1. Per la parte vittoriosa nel merito: È cruciale riproporre sempre in appello, in modo esplicito e tempestivo, tutte le domande o eccezioni che il primo giudice non ha esaminato. Affidarsi solo alla vittoria nel merito è rischioso, perché tali difese si considerano altrimenti rinunciate.
2. Per la parte appellante: È altrettanto importante contestare nell’atto di appello non solo il merito della decisione, ma anche tutti i vizi procedurali avvenuti in primo grado (come la tardiva proposizione di un’eccezione). Se non lo si fa, si rischia la formazione di un giudicato implicito che renderà impossibile sollevare la questione in futuro.

Come deve comportarsi la parte vittoriosa nel merito se il giudice non ha esaminato una sua eccezione?
Secondo la Corte, la parte deve riproporre espressamente l’eccezione non esaminata nel giudizio di appello, per esempio nella memoria di costituzione. In mancanza di questa riproposizione, l’eccezione si intende rinunciata, come previsto dall’art. 346 c.p.c.

Un atto processuale nullo può produrre qualche effetto?
Sì, in base al principio di conversione degli atti nulli. Nel caso specifico, un appello incidentale dichiarato improcedibile per mancata notifica è stato considerato valido come atto di costituzione e, quindi, idoneo a riproporre l’eccezione non esaminata, a condizione che sia stato depositato nei termini di legge.

Cosa succede se un vizio procedurale del primo grado, come la tardività di un’eccezione, non viene contestato nell’atto di appello?
Se la parte interessata non solleva uno specifico motivo di appello su quel vizio, si forma un cosiddetto “giudicato implicito”. Ciò significa che la questione si considera definitivamente chiusa e non potrà più essere sollevata né dalla parte né d’ufficio dal giudice nei gradi successivi del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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