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Eccezione incompetenza: come formularla correttamente

Una società subappaltatrice ottiene un decreto ingiuntivo contro una società costruttrice. Quest’ultima solleva un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il foro competente sia quello della propria sede legale. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando che l’eccezione di incompetenza è incompleta, e quindi considerata come non proposta, se la società convenuta non contesta specificamente, oltre alla sede legale, anche l’inesistenza di una sede secondaria o di uno stabilimento con rappresentante legale nel foro adito.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di incompetenza territoriale: la precisione è tutto

Nel processo civile, la forma è sostanza. Un’affermazione che trova piena conferma nella recente ordinanza della Corte di Cassazione, la quale ribadisce un principio fondamentale in materia di eccezione di incompetenza territoriale sollevata da una persona giuridica. La corretta formulazione di questa difesa processuale è cruciale: un’eccezione incompleta equivale a non averla mai proposta, con la conseguenza di radicare la causa presso un foro altrimenti non competente. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono gli oneri a carico del convenuto e le conseguenze di una contestazione non esaustiva.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Napoli Nord su richiesta di una società subappaltatrice (la creditrice) nei confronti di una società costruttrice (la debitrice) per il mancato pagamento di somme dovute in base a un contratto di subappalto. La società costruttrice si opponeva al decreto ingiuntivo, eccependo, tra le altre cose, l’incompetenza territoriale del giudice adito. Sosteneva, infatti, che il foro competente fosse quello di Torino, luogo della propria sede legale.

Dal canto suo, la società creditrice insisteva per la competenza del Tribunale di Napoli Nord, basandosi su una clausola del contratto di subappalto che designava tale foro come ‘esclusivo’ per ogni controversia.

L’onere della prova e l’incompletezza dell’eccezione di incompetenza

Il Tribunale di prima istanza rigettava l’eccezione di incompetenza, ritenendola ‘incompleta’. La società costruttrice, infatti, si era limitata ad affermare che la propria sede legale si trovasse a Torino, senza però contestare l’esistenza, nel circondario del Tribunale di Napoli Nord, di una sede secondaria o di uno stabilimento con un rappresentante autorizzato a stare in giudizio, come previsto dall’art. 19 del Codice di Procedura Civile. Questo articolo offre al creditore un’alternativa al foro della sede legale. Per contestare efficacemente la competenza, la società convenuta avrebbe dovuto negare la sussistenza di tutti i possibili criteri di collegamento territoriale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione tramite regolamento di competenza, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice di merito, rigettando il ricorso. Gli Ermellini hanno ribadito il loro orientamento consolidato in materia.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che, quando una persona giuridica solleva un’eccezione di incompetenza territoriale, ha l’onere di contestare in modo specifico e completo tutti i criteri di collegamento previsti dall’art. 19 c.p.c. Non è sufficiente indicare il giudice ritenuto competente (quello della sede legale) e affermare che la propria sede si trova altrove. È indispensabile anche allegare e negare l’esistenza, nel circondario del giudice adito, di uno stabilimento e di un rappresentante autorizzato a stare in giudizio in relazione all’oggetto della domanda.

La mancata contestazione di questo criterio alternativo rende l’eccezione incompleta. Un’eccezione così formulata, secondo la giurisprudenza costante, si considera come non proposta. Di conseguenza, la competenza del giudice inizialmente adito si radica definitivamente, senza che il giudice possa rilevarla d’ufficio.

Le Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una diligenza estrema nella redazione degli atti processuali. Per i legali che assistono società convenute in giudizio, è un monito a non limitarsi a una contestazione generica della competenza. L’eccezione deve essere articolata in modo da escludere ogni possibile foro alternativo previsto dalla legge. In caso contrario, il rischio è di vedere la propria eccezione rigettata per un vizio formale, con la conseguente e definitiva attribuzione della causa a un giudice che, in teoria, non avrebbe avuto la competenza a deciderla.

Quando un’eccezione di incompetenza territoriale sollevata da una società è considerata incompleta?
L’eccezione è incompleta se la società convenuta si limita a indicare che la propria sede legale si trova in un’altra circoscrizione, senza contestare anche l’inesistenza, nel foro del giudice adito, di uno stabilimento o di un rappresentante autorizzato a stare in giudizio per l’oggetto della domanda, come previsto dall’art. 19 del codice di procedura civile.

Qual è la conseguenza di un’eccezione di incompetenza formulata in modo incompleto?
Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, un’eccezione incompleta si considera come non proposta. Questo comporta il radicamento definitivo della competenza presso il giudice adito, anche se originariamente incompetente.

La società convenuta deve provare l’inesistenza di una sede secondaria o è sufficiente contestarla?
Dall’ordinanza emerge che la società convenuta ha l’onere di ‘contestazione’, ovvero di allegazione specifica nell’atto difensivo. L’eccezione deve negare l’esistenza di tutti i criteri di collegamento. La questione della prova (negativa) non è il punto centrale, quanto piuttosto la completezza della contestazione iniziale, la cui mancanza rende l’eccezione inefficace ab origine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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