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Eccezione di usucapione: termini e natura giuridica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4536/2025, ha chiarito la natura giuridica e i termini di proposizione dell’eccezione di usucapione. Nel caso di un’azione negatoria di servitù, la Corte ha stabilito che l’eccezione di usucapione non è una mera difesa, ma un’eccezione riconvenzionale soggetta a precisi termini di decadenza. La tardiva proposizione dell’eccezione ne comporta l’inammissibilità. Il ricorso è stato inoltre dichiarato inammissibile per non aver impugnato una delle autonome ‘rationes decidendi’ della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione di Usucapione: Termini e Natura Giuridica secondo la Cassazione

L’eccezione di usucapione, sollevata per difendersi in un giudizio volto a negare l’esistenza di una servitù, non è una mera difesa ma un’eccezione riconvenzionale che deve essere proposta entro termini processuali precisi. A stabilirlo è la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 4536/2025, che offre importanti chiarimenti sulla qualificazione giuridica di questa difesa e sulle conseguenze della sua tardiva formulazione. Analizziamo la vicenda e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La controversia nasce quando i nuovi proprietari di alcuni immobili ad uso abitativo e magazzino citano in giudizio il proprietario confinante e il precedente venditore. Essi lamentavano che il vicino transitava, a piedi e con veicoli, su un’area (resede) di loro esclusiva pertinenza. I nuovi proprietari chiedevano al tribunale di accertare l’inesistenza di qualsiasi servitù di passaggio e di condannare il venditore a risarcire il danno per la diminuzione di valore dell’immobile.

Il proprietario confinante, costituitosi in giudizio, si difendeva sostenendo di aver sempre goduto del diritto di passaggio e di sosta, avendolo di fatto acquisito per usucapione. Tuttavia, questa difesa veniva formulata in ritardo rispetto ai termini previsti dal codice di procedura civile.

Il Percorso Giudiziario

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione ai nuovi proprietari. Entrambi i giudici di merito ritenevano che l’eccezione di usucapione sollevata dal vicino fosse inammissibile perché tardiva. Secondo i giudici, tale difesa non poteva essere considerata una semplice contestazione, ma una vera e propria eccezione in senso stretto (nello specifico, riconvenzionale), che doveva essere proposta nella comparsa di costituzione e risposta depositata entro i termini di legge. Di conseguenza, veniva accertata l’inesistenza della servitù.

L’Eccezione di Usucapione e il Ricorso in Cassazione

Il proprietario confinante proponeva ricorso per cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione degli articoli 166 e 167 del codice di procedura civile. A suo avviso, l’eccezione di usucapione costituiva una mera difesa, volta unicamente a ottenere il rigetto della domanda avversaria. In quanto tale, poteva essere proposta in ogni stato e grado del giudizio, anche tardivamente. Il ricorrente richiamava una nota sentenza delle Sezioni Unite (n. 11377/2015) a sostegno della sua tesi.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato. Le motivazioni della decisione sono cruciali per comprendere la corretta gestione processuale di queste difese.

Qualificazione Giuridica: Mera Difesa o Eccezione Riconvenzionale?

La Corte chiarisce la distinzione fondamentale:
– Si ha una mera difesa quando ci si limita a contestare i fatti posti a fondamento della domanda avversaria.
– Si ha un’eccezione riconvenzionale quando il convenuto oppone un proprio diritto (un contro-diritto) che ha l’effetto di paralizzare la pretesa dell’attore.

Nel caso specifico, affermare di aver acquistato la servitù per usucapione significa opporre un fatto-diritto nuovo e autonomo, che, se provato, estingue il diritto dell’attore a veder dichiarata libera la sua proprietà. Pertanto, l’eccezione di usucapione rientra pienamente nella categoria delle eccezioni riconvenzionali.

La Decadenza per Tardività

Essendo un’eccezione riconvenzionale, la sua proposizione è soggetta ai termini di decadenza previsti dall’articolo 167 c.p.c. Deve essere formulata, a pena di inammissibilità, nella comparsa di risposta depositata tempestivamente. I giudici di merito, quindi, hanno correttamente applicato la legge dichiarando inammissibile l’eccezione sollevata tardivamente dal convenuto.

L’Inammissibilità per Omessa Impugnazione di una ‘Ratio Decidendi’

La Corte ha inoltre evidenziato un ulteriore e decisivo motivo di inammissibilità del ricorso. La sentenza della Corte d’Appello non si basava solo sulla tardività dell’eccezione, ma anche su una seconda, autonoma ragione: la mancata prova, da parte del convenuto, dei presupposti di fatto per l’usucapione (come la natura vicinale della strada e l’esercizio effettivo del passaggio). Il ricorrente, nel suo motivo di ricorso, non aveva contestato questa seconda ratio decidendi. Secondo un principio consolidato, quando una sentenza si fonda su più ragioni autonome e sufficienti a sorreggerla, il ricorrente ha l’onere di impugnarle tutte. In caso contrario, il ricorso è inammissibile per difetto di interesse, poiché anche accogliendo il motivo proposto, la sentenza resterebbe comunque valida sulla base della ragione non contestata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce due principi fondamentali. Primo, l’eccezione di usucapione è un’eccezione riconvenzionale che deve essere sollevata nel rispetto dei termini perentori di costituzione in giudizio. La sua tardiva proposizione ne causa l’inammissibilità, con conseguenze potenzialmente definitive sull’esito della causa. Secondo, in sede di impugnazione, è essenziale attaccare tutte le autonome ragioni giuridiche che fondano la decisione sfavorevole. Tralasciarne anche una sola può rendere l’intero gravame inammissibile, vanificando ogni sforzo difensivo. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza del rigore tecnico e della tempestività nell’impostazione delle strategie processuali in materia di diritti reali.

L’eccezione di usucapione è una mera difesa proponibile in qualsiasi momento del processo?
No, la Corte di Cassazione la qualifica come eccezione riconvenzionale. In quanto tale, deve essere proposta nei termini perentori previsti dal codice di procedura civile, ovvero con la comparsa di costituzione e risposta tempestivamente depositata, altrimenti è dichiarata inammissibile.

Cosa succede se un ricorso in appello o in cassazione non contesta tutte le ragioni su cui si fonda la sentenza impugnata?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per difetto di interesse. Se una sentenza si basa su più ragioni autonome (cd. ‘rationes decidendi’), e il ricorrente ne contesta solo una, l’eventuale accoglimento del motivo non cambierebbe l’esito finale, poiché la decisione resterebbe valida sulla base della ragione non impugnata.

Qual è la differenza tra eccezione riconvenzionale e domanda riconvenzionale secondo la Corte?
L’eccezione riconvenzionale, come quella di usucapione, è diretta a provocare il mero rigetto della domanda avversaria. La domanda riconvenzionale, invece, va oltre, chiedendo al giudice un provvedimento favorevole e autonomo, come l’accertamento formale dell’avvenuto acquisto del diritto di servitù per usucapione (una ‘actio confessoria servitutis’).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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